di Gaia Musaio Somma

 

Rosso, infuocato, ardente: la stella del mattino e della sera appare simile all’Inferno di Dante. Una madre adirata tutt’altro che accogliente, che nonostante le apparenze potrebbe ospitare vita nel suo abisso bruciante.

Quando gli occhi umani scalfirono il volto di Venere per la prima volta apparve un ambiente talmente ostile che sembrava inospitale alla vita: una superficie di 450 °C quasi interamente ricoperta dei depositi di lava di oltre 1000 vulcani, un’atmosfera composta per il 95% da anidride carbonica, dalla pressione pari a 90 volte quella della Terra e un cielo solcato da nubi perenni di acido solforico spesse 30-40 km.

La comunità scientifica smise presto di esserne attratta e si rivolse altrove, in luoghi più probabilmente simili alla nostra Terra e la domanda: “c’è vita su Venere?” non venne neanche presa in considerazione.  Eppure, mai giudicare un libro dalla copertina.

Persino il più torrido degli ecosistemi può rivelare segnali stupefacenti e allora si ribalta ogni certezza, tutto viene rimesso in discussione e si va alla ricerca di possibilità inaspettate.  È quello che ha fatto la scienziata Jane Greaves dell’Università di Cardiff, che, ostinata, non aveva mai abbandonato quel pianeta un po’ timido che l’aveva affascinata. Imperterrita continuò a studiare l’atmosfera venusiana, fino a quando si ritrovò tra le mani un dato sconcertante: la presenza di una particolare sostanza chimica chiamata fosfina. Incredibilmente, Venere sembrava possedere le tracce di quello che mai ci si sarebbe aspettati di trovare su di essa: la vita.

Nelle sue osservazioni compariva quello che è un gas biomarcatore, ossia indicante la presenza della vita, dal momento che sulla Terra può avere origine esclusivamente da organismi viventi.

Impossibile pare che quasi in totale assenza di ossigeno si possano sviluppare processi biologici del tutto simili a quelli terrestri, che in qualche modo hanno a che fare con una parte di noi, esseri umani.

E dove potrebbe mai aggrapparsi la vita in un luogo agli antipodi del nostro pianeta?

Gli studi che hanno esaminato da vicino l’ambiente estremo di Venere hanno trovato una zona franca, esattamente lì dove il caldo si fa meno intenso e le condizioni diventano meno letali e più “accoglienti”, all’interno delle gigantesche nubi di acido solforico che avvolgono la superficie. Questa potrebbe essere la casa di minuscole forme di vita. Esistono infatti sulla Terra un tipo di microrganismi aicidofili che non necessitano di ossigeno per vivere, ghiotti proprio di acido solforico e in questo caso avrebbero un ricco banchetto a disposizione.

Prima di festeggiare e iniziare a sognare, però, occorre attraversare un lungo percorso di studi che potrebbe portare l’uomo a conoscere realtà inimmaginabili in passato, ma che adesso sembrano sempre più plausibili. La vita nel frattempo, continua ad aggrapparsi con tutta la sua forza negli angoli più impervi e apparentemente incompatibili con l’esistenza, sovrastando ogni limite.

 

1 thought on “V per Vita

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