di Tiziana Ragno

ricercatrice di Lingua e Letteratura Latina

dell’Università di Foggia

  

«I miti hanno sempre un significato che va oltre il racconto»

 

Dobbiamo questa definizione di mito (e di mito classico, in particolare) a Eugenio Scalfari interessato, da un lato, all’aspetto più evidente – ma anche più superficiale –  dei miti, cioè il loro farsi ‘racconti’, dall’altro, alla loro più profonda capacità di assumere altri significati, cioè la loro cifra simbolica.

“Pur descrivendo eventi e personaggi di un passato lontanissimo, il mito rappresenta modelli di comportamento e concetti in modo emblematico riuscendo, quindi, a farsi sempre ‘attuale’ e a dialogare con lo spirito dei tempi”

Va incontro a questa idea di mito la bella e utile collana I grandi miti greci diretta da Giulio Guidorizzi, insigne grecista e studioso di mitologia classica. La collana, in edicola ogni martedì a corredo del Corriere della Sera, fino a novembre 2021, si compone di trenta agili volumetti di facile lettura, ciascuno dedicato a un personaggio del mito (ad esempio, Ulisse, Edipo, Orfeo, Medea, Circe, Eracle, Sisifo).

Ogni volume contiene: un sintetico inquadramento del racconto mitico oggetto del volume; una sezione dedicata alle ‘variazioni sul mito’ ossia agli adattamenti che, nei vari linguaggi (letteratura, arti figurative, musica) e fino alla contemporaneità, testimoniano la continua vitalità del mito; una breve antologia di passi e citazioni; una bibliografia tanto snella quanto ragionata e aggiornata.

Si tratta, insomma, di un caso di ottima divulgazione della cultura classica.

Una lettura piacevole ma anche formativa, capace di assecondare curiosità e rivelare al contempo aspetti inediti di racconti e personaggi che fanno parte della nostra memoria culturale.

Il mito, e il mito classico in particolare, è parola.

Una parola che, dapprima ‘alata’, poi fissata dalla tradizione della letteratura, diventa racconto destinato a riplasmarsi e modificarsi: veicolando contenuti che trascendono dal loro significato letterale («un significato che va oltre il racconto»), i miti cambiano, ‘impersonando’ valori individuali e collettivi sempre nuovi.

Se, insomma, il mito è la prima, pre-filosofica risposta dell’uomo «al fatto di vedersi vivere, occorre aggiungere che la risposta non è mai risolutiva o definitiva: differisce da persona a persona e muta col passare del tempo» (di nuovo, Scalfari).

La rete del mito è insomma una trama che, continuamente infittita nei secoli col contributo di poeti, pittori, scultori e compositori, si apre tuttora a dipanare le maglie (apparentemente intricate e confuse) dell’oggi e a prepararci – perché no – ad affrontare anche il nostro incerto domani.

 

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