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CLASSICI (mattoni da riscoprire), Numero 17

Intrattenimenti simposiali

By admin 20 Febbraio 202022 Marzo 2020

 

 

di Samanta Leila Macchiarola

 

Tra i geni dell’intrattenimento è innegabile che un posto d’onore spetti ai Greci.

Per aver ideato le Olimpiadi ? Direbbe qualcuno dei lettori…

Sicuramente anche per quello, ma non solo. Non sembri azzardato, ma penso che i Greci lo abbiano inventato loro, l’intrattenimento.

In questo ambito sono stati “poeti” , nel senso etimologico del termine ( da “ποιέω /poièo”, creare, dare vita, dare origine ), perché prima di loro c’era ben poco o quasi nulla. C’era Omero, direte.

Non avete tutti i torti : perché in Omero risiedeva, per gli antichi,  quel patrimonio di conoscenze e di “topoi”, ovvero immagini e situazioni letterarie (e non solo), che hanno resistito alla prova del tempo che passa.

“Classici , appunto, per dirla con Calvino”

Omero, al di là di tutte le questioni riguardanti la sua identità, rappresenta lo spirito della grecità.

Giacomo Leopardi lo definì  “…il padre e il perpetuo principe di tutti i poeti del mondo”.

Niente, in effetti, esiste prima di lui, considerato già dagli antichi, poeta per antonomasia: la sua opera rappresentò per quel mondo una vera e propria enciclopedia da cui attingere ogni forma di sapere e di  esperienza.

Ebbene, in Omero c’era già tutto o, quanto meno, c’è il seme di tutto: la guerra, la pace, l’amicizia, l’amore in tutte la sue declinazioni, l’ospitalità, la natura, la tecnica, la peste, l’astronomia, la geografia, la religione, la storia, il mito e, per arrivare a noi, c’è anche l’intrattenimento.

L’aedo ( il poeta cantore-intrattenitore) nei banchetti delle corti regali la fa da leone. Inoltre è proprio lui in persona, l’aedo,  a narrare, nell’Iliade, la guerra di Troia e nell’Odissea il ritorno di Odisseo ad Itaca. Tutti lo ascoltano: la sua voce, un mix di parole e musica,  evoca vicende, allieta i commensali, commuove e azzittisce. Il contesto di esecuzione è, appunto il banchetto che, nella Grecia storica ( a partire dall’VII sec. a. C.), sarà sostituito da quel  momento specifico della commensalità antica chiamato simposio.

Il simposio (συμπόσιον, da συμπίνω, “bere insieme”) corrisponde, nel convito greco, alla bevuta comune che segue il pasto e  precede quel momento della gioia e del piacere, esclusivamente condivisibile tra individui uniti da una comune appartenenza familiare, sociale e politica.

Si tratta di una vera e propria istituzione che, per quanto riservata  ad una “eteria” (ἑταιρεία, ovvero un insieme di ἑταῖροι,  “compagni “, tutti indiscutibilmente maschi e, in genere , di estrazione sociale elevata), si diffonderà ovunque nel mondo greco, lasciandoci innumerevoli testimonianze letterarie ed artistiche che ne celebrano non solo la funzione ma anche il valore.

Il simposio è precluso alle donne libere ma spesso la riunione è allietata da schiave , flautiste , danzatrici che rendono l’atmosfera più accattivante, così come, tra gli intrattenitori ci sono anche saltimbanchi, suonatori, ballerini e buffoni…

Un momento di evasione dalla vita quotidiana, dunque, ( non è forse questo l’intrattenimento?) che contemplando il piacere in tutti i suoi aspetti, filosofico,  puramente conviviale, erotico, artistico, ludico (famoso il gioco del còttabo nelle sue varianti), rappresenta l’occasione per i suoi partecipanti di “ cementare” i legami interpersonali, grazie alla possibilità di confrontarsi con i propri compagni.

 

“Lavoro vs evasione, necessario vs superfluo, vita pubblica vs vita privata,

fatica e impegno vs benessere e riposo”

 

“Immaginate una sera in una città greca, Atene, per esempio. Immaginate un piccolo gruppo di compagni. Si è appena svolta una festa religiosa  e tutti vi hanno partecipato. Adesso che la festa è finita, in privato, celebreranno il loro simposio. Immaginate che si accingono a preparare tutto quanto è necessario perché esso abbia inizio. Pregustano il momento in cui, in un’atmosfera solidale, potranno discutere, avranno occasione di cantare, di parlare dei comuni progetti politici e della situazione in cui la loro città si trova. C’è grande attesa per questo momento: potranno condividere la gioia dell’amicizia, del vino, dei discorsi e potranno anche sfidarsi ad improvvisare canti sui temi dell’amore e del vino…della vita e della morte”.

 

“ Pulito il pavimento, e le mani di tutti,

e le tazze, Uno ci incorona di ghirlande,

un altro ci porge le fiale di balsamo profumato;

il cratere è pronto, colmo di beatitudine.

Altro vino ci aspetta- che non ci tradirà-,

dolce nei boccali, profumato di fiori.

C’è nell’aria aroma puro di incenso,

e c’è l’acqua, fresca , dolce, lucente;

e biondo pane e la tavola sontuosa

carica di formaggio e miele denso.

In mezzo c’è l’altare coperto di fiori,

e la musica e la festa invadono la casa…”

 (Senofane, fr. 1 W., vv.1-12; trad. M. Cavalli)

 

 

Il simposio ha inizio: tra le mura domestiche, in un clima di profonda armonia che esige il rispetto di   regole ben precise, si intratterranno a lungo, anche fino a notte fonda. Del resto sono in buona compagnia  e  niente impedisce che la conversazione si protragga piacevolmente.

 

“…non mettere alla porta chi (dei convitati) non intende andarsene. E se qualcuno, ubriaco fradicio, è stato vinto da un dolce sonno, tu non lo svegliare…”

(Silloge teognidea, 468-470; trad. F. Ferrari)

 

Qualcuno ha infranto la regola del bere, nonostante il vino sia stato diluito con l’acqua , in proporzioni ben precise, e sia stato bevuto dopo aver consumato il pasto: per fortuna, tutti gli altri hanno rispettato i limiti e bevuto con moderazione, quel tanto che basta a lenire la tristezza e favorire la giusta complicità tra i compagni…

 

“ Due per i miseri mortali sono i guai del bere: la

sete che scioglie le membra e la gravosa ebrietà.

Cercherò di seguire la via di mezzo, né potrai

persuadermi a non bere o a bere troppo”

 (Teognide, Silloge teognidea, 837-840 W.)

 

Insomma mai perdere l’autocontrollo se si vuole partecipare consapevolmente ad ogni momento della celebrazione.

Solo così sarà garantita la gioia di tutti, la tranquillità del convito che predispone all’ascolto e al piacere, l’equilibrio tra i vari momenti ( perché la serata è lunga…); solo così sarà possibile l’uguaglianza tra i partecipanti, pari tra loro, non solo per estrazione sociale, ma per atteggiamento mentale, lucidità e capacità di iniziativa nel prendere la parola.

 

“A ben vedere non siamo poi tanto diversi dagli antichi Greci…”

 

Luogo di intrattenimento per eccellenza, il simposio assume nella società greca arcaica un ruolo ed una funzione non molto differente, anzi, del tutto simile a quella che noi , ancora oggi, gli attribuiamo, nonostante le tante distrazioni della post-modernità.

E se le forme sono probabilmente cambiate, e neppure del tutto, la sostanza resta

In questo particolare frangente storico di emergenza e pericolo  indistintamente e unanimemente condiviso ci manca proprio quello che, per i Greci, il simposio rappresentava : la possibilità di ritrovarci con i nostri amici e familiari, con coloro che più ci piacciono, ci interessano, ci migliorano, ci “intrigano”… Aneliamo quel luogo materiale ed ideale in  cui amicizia, affetti , relazione , cibo e intrattenimento rendono possibile una condizione privilegiata di benessere e di armonia.

Ricordiamo con nostalgia le nostre belle serate, quella speciale atmosfera, le cene indovinate, sappiamo bene cosa significa stare in buona compagnia: ricordiamo e forse rimpiangiamo i “nostri simposi”.

In quella dicotomia tra necessario e superfluo, privilegio delle società opulente, ci manca il superfluo, l’intrattenimento, appunto.

Ci ritroviamo, allora, pensando al futuro,  a chiederci quando potremo serenamente uscire e ritrovare i nostri familiari e amici… e , se in casa non siamo soli,  organizziamo simposi più ristretti   per i  nostri cari ( figli, compagni, fidanzati, genitori, sorelle …) e se invece lo siamo, ne organizziamo di virtuali, condividiamo le foto di pietanze preparate con cura, insomma, cerchiamo, per quanto possibile, di non perdere l’abitudine della convivialità, come piacevole occasione di evasione dalla vita quotidiana.

E poiché i Greci avevano naso, ci sembrerà  ben riuscito quel simposio, in cui apprezzeremo  lo stare insieme a tavola, il conversare ora serio ora scherzoso, il gioire, la cura dedicata alla sua preparazione, il condividere  cibo, vino e tempo ( proprio adesso che il tempo si è dilatato e molti  ne  hanno tanto) , notizie e interessi, gusti e opinioni, e perché no, anche un bel film o una buona musica.

Con l’augurio che anche sulle nostre mense regni quella sacralità, quella ideale e armoniosa atmosfera  in nome della quale gli antichi Greci si impegnavano ad evitare tensioni e inutili controversie, cercando di preservare e, nel contempo rafforzare, la relazione e i legami interpersonali.

Come loro ricerchiamo l’armonia del simposio.

 

PIC: Scena di Simposio: musica e conversazione. Dalla Tomba del tuffatore. Museo Archeologico Nazionale di Paestum.

 

1 Tags: #Classici, #Intrattenimenti simposiali, #Omero, platone
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1 Comment

  1. Reply
    Annamaria Pistoia
    22 Marzo 2020 20:40

    Scoprire che la convivialità appartiene ad ogni epoca e ad ogni stagione della vita fa sentire più vicini e capire che l’umanità, a qualsiasi epoca appartenga, ha bisogno di relazione. Siamo stati “programmati” per vivere in relazione gli uni con gli altri. Grazie sempre per questi utili spunti di riflessione e conoscenza.

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