Viaggiatrici in solitaria Biografie a ritroso di donne senza confini

di Maria Federica Dimantova

Retrotopia baumaniana nell’universo femminile. Non possiamo che partire, in questa prima edizione, dallo studio di un altro fenomeno, in realtà fisico, che ben caratterizza il gentil sesso.
L’entropia. Il grado di disordine in un sistema.

L’universo femminile è stato descritto da Pablo Picasso come la più bella forma di caos.
In effetti… cosa c’è di più disordinato e caotico della mente femminile? Cosa c’è di più complesso ma allo stesso tempo sofisticato ed appassionante? Domarla più che ordinarla è quasi impossibile.
Eppure, alcuni studi antropologici dimostrano che un modo c’è.
Lasciare che la donna, la sua mente, possa spaziare, conoscere, sperimentare, vagare.
In una sola parola, viaggiare.
Viaggiare come visione prospettica del futuro
L’ancestrale sacralità della donna viaggiatrice – come definita da Degas- più banalmente chiamata spirito libero, si tramuta, nell’epoca contemporanea, in due recenti fenomeni mediatici: il travel coaching e
l’inexpensiveness on woman business travel.
Nel primo caso, il viaggio femminile diviene impresa. Nell’era delle fashion blogger c’è anche chi si reinventa, con non scarsi risultati, offrendo formazione e spirito motivazionale alle donzelle che credono impensabile intraprendere un’avventura lavorativa o di puro vagar, in solitaria.
La seconda leva è il woman business travel. E già, a quanto pare le donne in carriera riducono almeno del 2% rispetto agli uomini, le spese complessive delle trasferte lavorative.
Donna e valigia binomio perfetto, insomma.
Il fenomeno non è poi così recente.
Viaggiare in retrotopia, fidatevi, può essere altrettanto affascinante e ispirante!
Le tre più famose e appassionate viaggiatrici della storia
XVIII secolo. Jeanne Baré, viaggiatrice in incognita

Con in dosso un paio di pantaloni, la francese Jeanne è stata la prima donna a circumnavigare la Terra.
La sua missione cominciò nel 1766. Il travestimento nei panni di un uomo, le consentì di imbarcarsi come assistente di viaggio del marito, il botanico e naturalista Philibert Commison.
Jeanne, divenuta poi Jean, fu smascherata a Tahiti e trasferita forzatamente alle isole Mauritius. Penserete che sia stata condannata ad una fine misera, ad una vita di prigionia. E invece il suo operato e soprattutto il contributo alle ricerche in botanica, fu apprezzato niente po’ po’ di meno che da Luigi XVI. Grazie alla pensione concessa dal re, infatti, Jeanne riuscì ad ultimare il suo sogno. Concluse il giro del mondo in solitaria nel 1775.
XIX secolo. Il giornalismo d’inchiesta femminile di Nelly Blie

E’ stata definita la reporter coraggiosa. Elizabeth Jane Cochrane, chiamata Nelly Blie, ha davvero lasciato il segno. Condusse una sconvolgente inchiesta del giornalismo americano sui manicomi. Pensate, si fece rinchiudere nel Women’s Lunatic Asilum fingendosi pazza, per poi pubblicare e denunciare condizioni sconcertanti con cui donne non necessariamente affette da malattie mentali, ma semplicemente “stravaganti”- come le defivia Nelly, venivano trattate.
Ma tutto ciò cosa centra con il viaggio? Questa esperienza di “chiusura” rinsaldò in Nelly la voglia di spaziare. Decise di mettere in pratica quella lettura che tanto l’aveva ispirata del“ Il Giro del mondo in Ottanta Giorni” di Verne. Nelly Blie è stata la prima donna a compiere il giro del mondo in solitaria in soli 72 giorni. Cochrane ha dedicato un libro a questa magnifica avventura.
La Blie fece tappa anche a Brindisi!
XX secolo. La donna aviatrice, Amelia Earhart

Forse più conosciuta rispetto alle precedenti, l’esperienza di questa pilota, esploratrice e scrittrice statunitense ha fatto il giro del mondo, nel senso cinematografico del termine, perché la sua fama è stata celebrata con un film del 2009- che prende il suo nome, “Amelia”- interamente dedicato alle sue imprese.
Si sposò solo a patto che la sua indipendenza non fosse limitata, indossava abiti inconsueti, tanto che creò una propria linea di abbigliamento. La Earhart fu la prima donna ad attraversare da sola con un velivolo prima l’oceano atlantico e poi quello pacifico. La sua impresa più spericolata ha segnato anche la sua fine. Si imbarcò per effettuare il giro del mondo, ma non fece più ritorno. Beniamina del suo popolo, non è mai stata dimenticata. Ancora oggi si indaga sulla sua sorte. Nonostante il ritrovamento di ossa che parrebbero sue su di una isola del pacifico, il destino di Amelia è senza sosta. C’è chi sostiene che sia stata prigioniera dei giapponesi dopo il bombardamento di Pearl Horbor e chi invece pensa o spera che sia ancora viva, sotto una diversa identità.
Le viaggiatrici in solitaria del passato affascinano, insomma, forse anche più di quelle del presente. La vera battaglia, non fu per loro il superamento di confini territoriali, sebbene le precarietà dei mezzi.
La vera battaglia fu la conquista della libertà sociale.

Di Maria Federica Dimantova

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