In viaggio Esperienziale alla ricerca della Serendipità

di Agostino Arpino
Founder e CEO della Royal Guest
Responsabile Puglia di Progetto Borghi
Responsabile del Progetto Digitalizzazione del P.N.R.R. (missione 1 – Turismo e Cultura)
Il viaggiatore non è un turista, viaggiare significa scoprire e, per scoprire, bisogna semplicemente cercare e trovare ciò che è sempre esistito e che si trasforma ad ogni istante, anche durante le stagioni della vita dell’osservatore.
Viaggiare in profondità e non in superficie, rallentare e ascoltare, calarsi nel ritmo del respiro del territorio, del suo carattere, del suo spirito, del suo stato d’animo e di chi lo popola per non spegnere la memoria, per restituire spessore alla vita e dare valore all’istante, per un forte impatto personale a livello emotivo, fisico, spirituale, sociale ed intellettuale”
Diversamente, non catturare tutto ciò che è davanti i nostri occhi, vuol dire perdersi molto.
Nutrire il pensiero e fare esperienze durante il viaggio consente di “rientrare” alle proprie abitudini ma con una profonda consapevolezza di cambiamento interiore, cambiamento spesso determinato da una serie di felici e casuali scoperte.
Il viaggio Esperienziale alla “ricerca e scoperta della Serendipità” ha come punto di partenza l’appagamento delle proprie passioni, la soddisfazione di un desiderio o di un bisogno spirituale nella ricerca del “senso delle cose”; d’altro canto ha, come punto di arrivo, la metamorfosi nobilitata del proprio ego e la conoscenza del rizoma umano.
La cosa più pericolosa da fare è rimanere immobili”
William B.
Nel mezzo vi è l’azione e la relazione, l’essere attivo protagonista e non passivo spettatore, il calarsi completamente in stretto e forte legame con gli abitanti del prodotto turistico primario: il luogo autentico, unico ed irripetibile.
Il viaggio esperienziale è terreno fertile per la Serendipità.
Nonostante si dica e si possa sostenere che “nulla succede per caso” bisogna avere una certa apertura mentale costruttiva per creare le opportunità della scoperta ed alimentare il caso. Cristoforo Colombo si mise in viaggio per le Indie Orientali e scoprì l’America.
Quel qualcosa di felice ed inaspettato in un momento inatteso non nasce fortuitamente ma per mano di una volontà stimolata dai nostri cervelli che diventano magneti e che attirano i nostri pensieri dominanti creando interconnessioni grazie ad una forma di energia universale presente nell’etere.
Di conseguenza, ogni azione individuale ha sempre effetti sulla rete collettiva sia con il genius loci che attraverso le relazioni con i local.
Nascono, così, in modo inaspettato, le scoperte in campo medico, scientifico, enogastronomico, tecnologico, affettivo e creativo, anche senza aver minimamente avuto l’esplicita volontà presente e futura di scoprirli e metterli in relazione con la nostra conoscenza”
Tra le unità formative, più all’avanguardia, in materia turistica sono presenti due nuove figure nel panorama del marketing: il Destination Manager (DM) e l’Operatore di Turismo Esperienziale(OTE).
Il compito del DM è quello di raccontare, valorizzare e promuovere una destinazione dopo aver creato un inventario delle risorse presenti sul territorio, vale a dire, un fare marketing integrato mettendo in relazione, da un lato, le istituzioni con il proprio patrimonio paesaggistico, infrastrutturale, storico-culturale, dall’altro, i privati con le proprie attività sia ricettive che esperienziali.
Mentre il compito dell’OTE accreditato da Assotes e promosso da Artès è quello di porsi come una guida, che oltre a conoscere le peculiarità storiche, artistiche ed architettoniche dell’area in cui opera, progetta e costruisce esperienze irripetibili e memorabili perché erogate solo in quel luogo e con gli abitanti di quel borgo o villaggio basate sulle passioni del potenziale turista rendendolo protagonista del viaggio.
Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”
Confucio
Come ci ricorda Andrea Succi…
Nel corso dei prossimi dieci anni i rapporti umani saranno al centro di una nuova economia: l’Economia delle Relazioni che rappresenteranno una vera e propria moneta di scambio”
Stiamo assistendo, attraverso i social ed altri mezzi di comunicazione rivolti soprattutto alla generazione dei millenials, al marketing antropocentrico dove le persone sono al centro dell’interesse del consumatore.
Oggi non siamo più interessati al prodotto o servizio fine a se stesso ma al perché si produce (brandingreputation) e a chi lo produce (personal brand).
Perché dietro alle aziende ci sono gli uomini.
La scorsa estate, ad esempio, per incrementare l’occupazione delle camere, una struttura ricettiva ha proposto una serie di pacchetti di prodotti turistici di tre giorni basati sulle esperienze da vivere.
Quest’anno la stessa struttura ricettiva ha riproposto l’esperienza e le visite si sarebbero moltiplicate in maniera esponenziale se non avesse dovuto fare i conti con quella che si potrebbe definire “carenza di capitale umano”, ovvero di un numero congruo di local, pescatori, agricoltori, artigiani in grado di offrire il servizio promosso.
Ciò significa che questa particolare forma di turismo, considerata in tutte le sue declinazioni, funziona davvero ma che occorre anche incentivare il prodotto turistico tornando alle origini.
Ecco perché il turismo esperienziale, contrapposto all’Overtourism (turismo di massa) ed associato allo Slow Tourism, legato maggiormente alla salvaguardia dell’ambiente, della cultura e delle tradizioni, si presenta come una forma di conoscenza del territorio non solo densa di potenzialità ma anche più vicina al Turismo Sostenibile e Responsabile.
In questo senso le cinque fasi della scelta, “Dreaming, Planning, Booking, Living e Sharing” delineano un percorso che, a partire dal desiderio di vivere il viaggio come significativa esperienza con un forte impatto emotivo-personale, conduce ad una autentica interazione con le persone, la storia e la tradizione del luogo.
I soggetti coinvolti sognano (Dreaming) una destinazione sulla base di messaggi ed immagini attraverso post sponsorizzati sui social (ricordiamoci che il turismo viaggia in rete); pianificano (Planning) in virtù delle proprie possibilità economiche, di date certe per il tempo da dedicare e soprattutto in base alle recensioni/opinioni che hanno trovato in rete; prenotano (Booking) il biglietto aereo, la struttura ricettiva con le esperienze da vivere in relazioni alle proprie passioni (in questo caso quello del turismo enogastronomico); vivono (Living) l’esperienza in diretta con altri amici attraverso foto e video inviati dai propri smartphone ed infine condividono (Sharing) le esperienze postando sui social foto, video etesti.
In tal modo, consegnano ai potenziali fruitori ricordi indelebili che viaggeranno in rete innescando, così, un nuovo ciclo del viaggio in un circolo vizioso, come una reazione a catena per i posteri.
Serendipità? In abbondanza!
La scoperta delle materie prime e la loro trasformazione, l’amore, la passione, i suoni, le immagini, i colori, le emozioni, i profumi, la natura, la fatica, le storie popolari ed il carattere del luogo, i volti, i nomi, le case, le tradizioni, la devozione, il mistero, la superstizione, l’artigianato, la cultura, i paesaggi, i muretti a secco, gli ulivi secolari che combattono il maestrale, il mare, la terra rossa, una passeggiata tra i borghi, la musica popolare, la fortuna…
La Serendipità è sempre dietro l’angolo ma per innescarla è necessario vivere in modalità attiva”
Le felici e casuali scoperte, costellate di nuove opportunità, dettate da eventi fortuiti durante la totale immersione e la profondità del viaggio, sono proprio per tutti un invito a rallentare ed ascoltare…
Un ringraziamento speciale impegnati nel progetto per il P.N.R.R. a:
A&T Engineering, Samo Security, Profweb, Giuseppe Lippolis, Royal Guest e Progetto Borghi.