di Dunia Elfarouk

 

La poesia non è defunta, forse nemmeno la politica, questo il sentore e l’auspicio per un mondo più democratico e libero. Per un reale inizio di nuovo anno.

Amanda Gorman, studentessa ventiduennne ha, da sempre, avuto una passione travolgente per la letteratura e la poesia.

Ha partecipato a numerosi concorsi ed, allo stesso tempo, non ha mai trascurato le tematiche sociali, sino a divenire Poeta Laureato.

E, allora, mi richiamo inevitabilmente ad un mio breve trafiletto di qualche mese fa, in cui auspicavo che la falsa forzata cesura tra realtà e poesia, che pare comandamento inviolabile, venisse finalmente meno.

Amanda e Jill Biden l’hanno reso possibile. La giovanissima poetessa è stata convocata per l’insediamento del nuovo presidente, quindi per trasmettere a suon di sensibilissimi versi i suoi nuovi e antichi ideali agli animi degli uditori. La coppia Obama, i Bush, le grandi celebrità e i grandi nomi dello spettacolo, quali Lady Gaga a cantare l’inno degli States, e tanti altri.

Allora, ripenso ad una mia sconsolata passeggiata per le vie di Parigi, un paio di anni fa, in cui qualche sconosciuto che mi aveva letto nella mente e nel cuore, in un vicolo poco illuminato della capitale francese, con un pennello indelebile di colore verde acido aveva scritto a caratteri corsivi-corrosivi “Où sont les poètes?”. Mi sono sentita così vicina a quel quesito quasi disperato che avrei voluto essere stata io a chiederlo ai muri delle città e del mondo. Ma l’ho fatto dentro di me, rivolgendo uno sguardo supplichevole al cielo immobile invernale sulla Senna.

Ecco la risposta in Amanda. I poeti non sono morti. E, chissà, spero non sia il mio spirito naïf  con smisurata fiducia nell’animo umano: questo torpore e l’orrore che hanno anticipato l’insediamento di Biden, o meglio, questa nostra epoca frastornata da pandemie e disillusioni mi piacerebbe la prendessero a cuore i Poeti. Quelli veri, che colgono l’essenza dell’umanità e la decantano in mondovisione con la pregnanza e la forza del più intenso discorso politico.

Amanda, bellissima, con la sua pelle d’ebano e il suo abito giallo firmato Prada, incarna il
Poeta dei miei sogni: illuminato, progressista, esteta della vita e dell’armonia di vivere. 

Interpretare con lo studio della storia e le viscere dell’animo è forse una delle poche vie per rivoluzionare con la delicatezza dei grandi Maestri la deriva di un mondo tragico ma non definitivamente perduto. Che ancora può aggrapparsi alla luce, parafrasando la stessa Amanda. Il pantheon dell’arte, della letteratura, della poesia altro non è che una lettura degli accadimenti di un’epoca. Il più sincero tentativo di comprensione. Per il miglioramento. 

Con parole vivide, attraversando i secoli delle disuguaglianze, Amanda ha inneggiato ad una Vera democrazia. Che sia definitiva. Risolutiva della rabbia e dell’odio che non desideriamo portarci nel futuro.

Lo ha detto, lo so bene, non redarguitemi, Gadamer molto prima di me. Ma forse è bene che ne facciamo memoria, che abbracciamo virtualmente i paladini e le paladine del cambiamento sano, pacifico, autentico, quale è Amanda, che, nel suo personale processo ermeneutico-poetico, ha innalzato le nostre coscienze al suo fulgore. Per una rivolta poetica, che, come un bacio in fronte, al mattino, alle consapevolezze dormienti, ha offerto risveglio al senso d’umanità che ci era parso defunto.

Che siano i Poeti ad insegnarci a credere, ben venga, coloro che hanno coltivato il loro senso critico a partire dall’esperienza dell’intimo.

Che siano gli spiriti di donne giovani libere e meravigliose ad indicarci nuovi orizzonti possibili.

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