CARMINA VIRI

di Fulcanelli

 

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Nesso causale

Qualunque fatto doloso o colposo, che cagiona ad altri un danno ingiusto, obbliga colui che ha commesso il fatto a risarcire il danno.

Articolo 2043 del codice civile italiano.

 

Mi chiamo Sam e ho 36 anni.

La mia vita era meravigliosa.

24 anni Laurea in Medicina, 27 dottorato, 30 specializzato e 33, gli anni di Cristo, dopo ampi e discutibili sforzi, ricercatore a tempo determinato presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.

Il mio papà è un notaio, mammà è ricca di famiglia e io non sono bello ma piaccio, anzi, piacevo.

Ricco, medico e pure intelligente; perciò mi ero fidanzato con una ragazza meravigliosa.

Soubrette con tanto di culo di marmo e tette rifatte da zio Carlo, il fratello di mammà; sicché le avevo chiesto di sposarmi.

Solo che alla soubrette non bastava il primo scalino della catena dei cervelli fumanti; pertanto un bel giorno mi ha mollato e si è messa, niente di meno, con un ordinario del mio dipartimento.

Meno ricco ma più medico e più intelligente. Non è bello, ma piace assai più di me.

È successo che sta cosa mi ha un pochino fatto innervosire; per cui l’artrite temporo-mandibolare che da sempre mi perseguita, a causa di una malformazione genetica per assenza della parte terminale di condilo, ha iniziato a dare un pochino di matto; ergo ho iniziato ad avere le convulsioni, a non vedere più bene e ad ampliare un’aura neurologica niente male.

Però per placare le convulsioni bastano dei calmanti e il tocilizumab che mi blocca l’artrite; perciò li tengo sempre nella tasca interna del mio capotto di cachemire.

Poi ho scoperto che l’artrite non è aumentata per il nervoso ma perché tengo dei problemi neurologici belli grossi; cosicché mi sono innervosito ancora di più e ho iniziato a studiare, studiare e studiare; pertanto sono diventato ancora più bravo.

Ma i sintomi neurologici dell’aura aumentavano sempre di più e io non sono abituato a stare male; per cui ero sempre di cattivo umore.

A un certo punto è arrivato sto cornuto di virus e mi sono dedicato ai pazienti.

Al Pascale di Napoli, però, stava il bordello e stavano un sacco di pazienti che stavano male; ergo mi sono incazzato perché i medici erano pochi.

I pazienti però non sono tanto pazienti e quando mi venivano le convulsioni mi guardavano male; sicché mi sono incazzato proprio perché sono un medico e saprò se posso starti vicino o no.

L’altro giorno un paziente positivo al Covid – 19 aveva le convulsioni forti per la tosse e la febbre e io capisco bene di farmacologia; per cui gli ho dato il tocilizumab e un pochino gocce di calmante preso dal mio capotto di cachemire.

Il paziente è stato molto meglio; perciò sono scappato in studio da papà dove tengo il mio pc e le mie cose più preziose e ho studiato tutta la notte.

Durante la notte tenevo le convulsioni, però mi stavo avvicinando sempre di più alla scoperta; ciononostante cercavo di concentrarmi lo stesso con sforzi enormi.

Alla fine c’è l’ho fatta. Ho scoperto che il tocilizumab ha dei principi che possono interagire con l’organismo ed essere letali per il virus; sicché ho buttato giù due righe da portare in laboratorio e le ho messe nel mio cappotto di cachemire.

Quando sono sceso dallo studio di papà, però, in via Partenope c’erano solo poche persone con la mascherina ma un sacco di vento; ergo mi è venuta una convulsione fortissima, come mai era successo prima.

Mi sono accasciato a terra e ho iniziato a tremare come un ossesso. Non riuscivo a prendere i farmaci dal cappotto di cachemire; per cui gridavo per avere aiuto.

Stava il portiere dello stabile di papà che gli ho curato le emorroidi, però pensava che c’avevo il virus; sicché non si è avvicinato manco per il cazzo.

Io gridavo, gridavo: Aiuto! Aiuto!

Ma tutti pensavano che tenevo il virus e nessuno si è avvicinato ad aiutarmi; cosicché mi stavo proprio incazzando assai.

In quel momento è passato il ragazzo del bar che tutti i giorni parliamo del Napoli e di quel gran cornuto di juventino del negozio di scarpe accanto. Manco lui mi ha aiutato. Nonostante la solidarietà calcistica; perciò mi sono proprio incazzato come mai mi era successo.

A un certo punto, sentendomi gridare è uscita dal negozio di alimentari la cassiera che mi fa sempre gli occhi dolci. Le ho implorato aiuto gridando ma Lei mi ha risposto:

“Ngul Dottò! Io tengo due figli non posso rischiare di beccarmi il Coronavairùs!”

A causa di ciò ho capito che questo mondo non merita di sopravvivere.

Dopo quasi quattro minuti che mi contorcevo è passato il cinese che vende quelle cose molli che le sbatti per terra e riprendono forma. Lui mi ha aiutato a rialzarmi; pertanto ho preso i farmaci dal cappotto di cachemire e mi sono passate le convulsioni.

Ho regalato al ragazzo cinese il capotto. Dentro ci stavano le informazioni sulla scoperta.

Ora. La parte di condilo mandibolare che non mi è stata data dal Signore è grande poco più di un millimetro.

Se questo problema non ci fosse stato, non avrei avuto l’artrite, non mi sarebbero venute le convulsioni, non mi sarei incazzato, non mi avrebbe ignorato la gente di via Partenope, non mi sarei incazzato e avrei dato la cura all’umanità.

Quindi, la mia malformazione di poco più di un millimetro ha impedito all’umanità di salvarsi

Questo però non è vero. Per quanto il mondo mi è sembrato cattivo ho avuto tanto dalla vita. Sono ricco, medico e pure intelligente.

Pertanto, sono semplicemente uno stronzo.

 

 

Il quinto racconto

https://www.scriptamoment.it/2020/03/16/carmina-viri-s1-e5-italia-anima-mia/

 

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