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E’ difficile trattare la tematica dell’uomo e dell’ambiente, che impera tra le testate giornalistiche negli ultimi giorni, senza imbattersi in sermoni moralistici sul senso di responsabilità sociale ed individuale.

Lampante è però tutt’oggi la sensazione di un fallimento. Si, un fallimento relazionale tra l’uomo e la natura. L’uomo rispondendo ai propri bisogni di comfort, mobilità, divertimento e potere ha alterato la natura e ha tralasciato, cieco del proprio egocentrismo, la fondamentale posizione di dipendenza che lo lega ad essa. Dunque se è vero che la natura grida all’emergenza dovuta all’errore antropocentrico, anche l’uomo deve ricorrere ai ripari, per salvaguardare la propria qualità di vita che si riduce drasticamente, in quanto strettamente collegata alla qualità dell’ambiente e, attraverso di essa, alla qualità dello sviluppo economico.

Il fallimento relazionale tra l’uomo e la natura può essere un’occasione per descrivere il meccanismo in cui dall’egocentrismo e  da un narcisismo funzionale, l’uomo sia trasceso in un narcisismo patologico che l’ha condotto al fallimento.

L’egocentrismo consiste in un processo cognitivo attraverso cui vediamo il mondo dall’interno, ossia dal nostro punto di vista. E’ un processo naturale ed ogni individuo tende ad essere più o meno egocentrico nella propria modalità di ragionamento. E’ quello che in psicologia viene definito bias cognitivo, un errore che conduce l’uomo a una restrizione del proprio campo percettivo in quanto influenzato dal proprio punto di vista. Una certa dose di egocentrismo come pure di un tratto narcisista sono dunque necessari e funzionali ad uno sviluppo del sé e alla autorealizzazione poiché permettono agli individui , un contatto con la parte autentica di se stessi:di riconoscere e esprimere i propri bisogni,  di imporsi per soddisfarli,  di essere assertivi e fluidi nel rapporto con l’altro senza sottomissioni e senza rancori. Nell’egocentrismo e nel narcisismo fluido esiste la capacità dell’individuo,  attraverso una sforzo, di allenare il pensiero a considerare altri punti di vista, altre esigenze ed altre modalità espressive, pertanto esiste la capacità di considerare ciò che è altro da sé e di rispettarne le differenti necessità.

Cosa è accaduto all’uomo del nostro tempo? Nonostante i movimenti ambientalisti degli anni ’70 avevano, già, messo in luce la necessità di attivare comportamenti volti a rispettare, salvaguardare e tutelare l’ambiente, ossia hanno dato voce a quell’altro da sé con diverse esigenze, l’individuo ha ritenuto tali esigenze non importanti rispetto alle proprie, svalutando e sottovalutando il problema.

In questo modo si potrebbe individuare l’atteggiamento narcisistico disfunzionale che si esplica nel decidere deliberatamente e per di più nello strumentalizzare l’ambiente per assecondare sempre più il proprio bisogno di attenzione, di sviluppo, etc, manifestando la propria onnipotenza. Un’onnipotenza che si rivela una trappola in cui l’uomo è esso stesso attore della propria rovina.

Se dovessimo abbracciare pienamente tale concezione, ciò che risulta grottesco è che solo ora, che ad essere minacciata è l’esistenza stessa, gli individui hanno deciso di riconoscere il problema e di fare qualcosa, forse…ma ancora una volta per se stessi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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