Il Sud paga i fasti del Nord

di Michele Ladisa
segretario del Movimento Duosiciliano
Secessione amministrativa del nord?
Mano mano che si avvicina la sua realizzazione concreta la questione della secessione amministrativa di due (o più?) regioni italiane si fa più calda. Anche da sud si levano voci preoccupate. Che fare ? verso cosa andiamo? Qualcuno, meridionale purtroppo, fa due conti e dice che se le regioni ricche si tengono tutti i loro soldi racimolati con le tasse, le regioni povere ne avranno di meno. Quindi è meglio lasciare le cose come stanno. Sono gli esponenti, usualmente vicini al PD, che preferiscono lamentarsi ma non cambiare nulla. Sono gli accattoni di sempre travestiti per l’occasione. Il sud sta bene come è, salvo qualche ulteriore afflusso di danari che loro stessi sanno come gestire. Come è sempre stato, incuranti di tutti gli altri che continuano a pagare tasse da capogiro. Quando una idea è sostenuta dal PD si deve stare molto attenti: quelli sono gli stessi dell’entrata entusiasta nell’euro, del sostegno incondizionato al rigorismo di Monti, delle banche fallite a grappoli, delle imprese italiane svendute a esotiche imprese,…non ne hanno indovinata una mai e quindi probabilmente non ne indovineranno nessuna.
Esiste poi anche una questione di metodo: non è serio che la trattativa avvenga tra vecchi amici al bar. Un leghista divenuto Ministro tratta con un suo amico di antica data divenuto presidente di regione accampando che siccome siedono su quelle poltrone sono divenuti garanti dell’interesse generale!!!! Neanche nel più sperduto paese della Luna potrebbe passare una tesi del genere. Il conflitto di interesse è chiarissimo e quindi la questione non si dovrebbe porre affatto; andrebbe demandata ad altri o in altri momenti.
Ancor peggio è da dire della profonda disonestà intellettuale che traspare nei rapporti con il loro elettorato: non si parla in nessun modo di ridurre le tasse ma solo di passarle da Roma a don Rodrigo locale di turno che per ciò stesso sarebbe più bravo nello spenderli!
Però a ben guardare la posizione dei nordici che vogliono tenersi i soldi loro, pur disonesta e fuori dal tempo, non è poi così campata in aria; si parla del frutto del lavoro che non si sa perché debba andare perennemente altrove. Quindi anche se il metodo è rustico ed inaccettabile sarà difficile dire che non hanno il diritto di tenersi il frutto del loro lavoro; nel merito prima o poi potrebbero spuntarla.
Se però guardiamo la questione meridionale con il loro stesso metro scopriamo che anche noi avremmo da dibattere qualcosa con i Ministeri romani: perché i lucani o molisani o i calabresi o i leccesi o i foggiani….devono avere gli stessi obblighi fiscali di un bolognese o di un milanese se nelle loro regioni non c’è una autostrada, un aeroporto, un porto, una ferrovia degne di questo nome? Senza parlare di Università, scuole,… Come si può pensare che il contribuente della Lombardia che detiene più aeroporti e autostrade e ferrovie e università di tutto il sud messo assieme debba avere lo stesso trattamento fiscale di Grottole o Acerenza? Quindi la risposta più ovvia alle richieste secessioniste delle regioni del nord è che noi dovremmo pagare per quanti sono i servizi erogati. Si calcola che così facendo l’iva al sud passerebbe al 15%, la tassazione diretta al 20%, l’imposta di registro dal 10 al 3%, .. cioè si creerebbero le condizioni per non emigrare più. Se poi facciamo altri due conti e ci accorgiamo che la nostra energia sia fossile (siamo i secondi produttori di petrolio d’Europa dopo la Norvegia) sia verde (siamo i primi produttori di eolico e solare d’Italia) dovrebbe essere tassata alla metà dell’attuale livello avremmo le condizioni per divenire il posto del mondo più promettente per insediare una qualunque impresa. Quindi abbiamo tutto l’interesse a essere anche noi secessionisti.
Tutto questo però significa anche che oggi non abbiamo sviluppo perché stiamo pagando tasse anche per altri che hanno dotazioni infrastrutturali multiple rispetto alle nostre. È una cosa di una gravità impressionante. Specie se si pone mente al fatto che nessuno dei politici meridionali sembra essersene accorto!
Quindi la conclusione è: si tengano i loro soldi e noi ci teniamo i nostri… e siamo pari. Non è questo il federalismo? Siamo più federalisti di loro senza dubbi! Ma non alle loro condizioni!
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