La copertina del libro "Sud atomico" di Marisa Ingrosso, ed. Radici Future Produzioni, 2018

 

di Enzo Varricchio

Il volume-inchiesta di Marisa Ingrosso, giornalista de “La Gazzetta del Mezzogiorno”, già vincitrice del premio “Alfiere del Sud” nel 2010 e del “Premio nazionale per la divulgazione scientifica” nel 2013, ha il pregio della concretezza e della semplicità, va dritto al cuore di un problema a dir poco scioccante.
Sin dal titolo: “Sud atomico”.
Il Sud Italia è seduto su una quantità imprecisata di scorie nucleari drammaticamente attive, orribile risultato di esperimenti di estrazione di plutonio puro (molto ricercato per le bombe), di incidenti e contaminazioni, di smaltimento illegale di rifiuti radioattivi, che hanno contrassegnato la storia della “filiera atomica” italiana.
Fin qui, forse qualcuno dirà: “Lo sapevamo”, salvo poi a mala pena ricordare il nome dell’Itrec di Rotondella, impianto nucleare italiano situato nel Centro di ricerca Enea-Trisaia di Rotondella in provincia di Matera, finito nell’inchiesta “Nucleare Connection”, archiviata nel 2010 dalla magistratura ordinaria (istruita anche da Francesco Basentini, magistrato e attuale capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria del ministero della giustizia), sulle connessioni tra i vertici Enea e la ‘ndrangheta nello smaltimento illecito di scorie e nella esportazione di materiale radioattivo in Paesi come l’Iraq di Saddam e il Pakistan.

 

PH da Sassilive.it Rotondella (Matera) Manifestazione davanti all’Enea (Tony Vece)

 

E Rotondella, con il suo incredibile patrimonio archeologico magno-greco e la sua bella marina affollata di bagnanti estivi, è al centro del dossier di Marisa Ingrosso, da ultimo con il terrificante monolite radioattivo il cui percolamento causato dall’incidente del 2014 avrebbe dovuto essere bonificato entro il 2018.
La faccenda riguarda purtroppo diverse altre zone come Pasquasia in provincia di Enna e Statte in provincia di Taranto.
Esistono aree tuttora nuclearizzate del nostro Paese apparentemente denuclearizzato per effetto del referendum del 1987, siti in cui si continua a lavorare le scorie, con probabili infiltrazioni criminali nei processi di “decommissioning” (smantellamento delle centrali) e smaltimento dei pericolosissimi rifiuti; ma quel che è peggio, la popolazione non viene informata, anzi è tenuta all’oscuro di tutto per effetto di un velo omertoso che coinvolge principalmente le Istituzioni e gli organi che dovrebbero sorvegliare e informare.
La giornalista invece investiga, riporta notizie dagli archivi storici degli Organismi internazionali e americani per il nucleare, spiega nei minimi particolari anche gli aspetti scientifici, fa dei nomi, parla di fatti e di luoghi, formula ipotesi e connessioni, dà un ordine alle cose.
Le conclusioni sono più preoccupanti delle premesse:
1) la stagione nucleare italiana è stata un pauroso disastro e le sue conseguenze rappresentano ancora oggi un pericoloso e costoso problema;
2) I servizi segreti, lo Stato italiano, l’alleato statunitense sono responsabili da decenni di un inquinamento radioattivo che minaccia le popolazioni e probabilmente le ha già colpite con immaginabili conseguenze nefaste;
3) la questione nucleare è tuttora attualissima, anzi emergenziale al Sud, e una vera soluzione tecnico scientifica allo smaltimento rapido dei rifiuti radioattivi – non ovviamente il trasferimento in Somalia – non è stata ancora praticata;
4) per smantellare definitivamente gli impianti occorrerebbero 7,2 miliardi di euro, a fronte dei 140 già spesi per “spegnere” definitivamente le filiera atomica.
Se a tutto questo aggiungiamo la debolezza politica italiana nell’affrontare la questione energetica con i partner europei (i francesi, lo sappiamo, hanno le loro centrali nucleari a un passo dall’Italia ma pagano l’energia molto meno di noi), il quadro è davvero desolante.
Marisa Ingrosso è stata coraggiosa a mettere mano a vicende che forse sono costate la vita a Ilaria Alpi e ad altri che avevano visto troppo; ella continua la sua campagna di informazione anche sui social.
Ma è una sola persona, scrive per un piccolo giornale.
Credo che l’argomento affrontato da Ingrosso tocchi i diritti e gli interessi immediati e concreti delle popolazioni  coinvolte, tanto che qualcuno potrebbe fondarci su un partito, il “partito della bonifica”, con lo scopo di indurre la politica a stanziare i fondi necessari per liberare una volta per tutte il Mezzogiorno italiano dalla scellerata eredità nucleare.
Pensare che, con molto meno, la Lega, ieri di Bossi, oggi di Salvini, si è inventata una “questione settentrionale”…

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