di Filomena Montella

Docente di Storia

 

Dal 7 ottobre i media bombardano i nostri cervelli sul conflitto in Medio Oriente ed io, come insegnante, mi sento in prima linea per capire se i miei
studenti e le mie studentesse si sanno orientare.
La questione è sempre quella di capire come il presente sia comprensibile, soprattutto quando si tratta di un momento storico così cogente come
quello che caratterizza la guerra.
La stessa riflessione è stata svolta da me nel febbraio del 2022 quando è iniziato il conflitto russo-ucraino.

A tal proposito, mi torna in mente un ricordo di quando io ero studentessa: era il 1991 e il mio papà mi svegliò per andare a scuola con la frase «Ehi,
siamo in guerra». Era la Guerra del Golfo; e appena arrivai a scuola, la prof. di Lettere era pronta a farci capire…
Allora. Premesso che io credo che i nostri e le nostre alunni/e siano abbastanza rapidi/e nel trovare sul web tutte le informazioni disponibili, penso
fortemente che il docente debba sistemare metodologicamente i fatti e le riflessioni per far comprendere meglio l’evento da analizzare.
L’insegnante di scuola sente il bisogno di mettere ordine nel mare magnum delle informazioni, spesso scollegate fra loro, che hanno bisogno di una
sistematica organizzazione metodologica.

Punto primo. È necessario iniziare dalla questione terminologica per identificare il conflitto. Sono utilizzati vari sintagmi “conflitto arabo-
israeliano”, “questione palestinese”, “conflitto Israele contro Hamas”, “conflitto in Medio Oriente”. Ogni sintagma rimanda ad un punto di vista
specifico, che, a sua volta, rimanda ad una precisa presa di posizione. Tuttavia, è proprio a questo punto che subito intervengo, affermando con
vigore che non è necessario prendere una posizione, ma da storici è opportuno analizzare in maniera asettica i fatti.
La questione è molto complicata e delicata e prendere parte non giova all’analisi oggettiva.

Seconda questione da analizzare: Cosa e dove sono la Palestina e Israele? Cos’è la Striscia di Gaza? Cos’è la Cisgiordania? E il termine Medio
Oriente cosa indica geograficamente e politicamente?
Ecco, la geografia e i luoghi del conflitto: hanno idea i nostri alunni e le nostre alunne di dove si collocano i fatti nello spazio. La geo-storia diventa
importante. Si parte, naturalmente, dal 1948, data di istituzione dello Stato di Israele, e si va indietro per capire cosa voglia dire il termine
“Palestina” e cosa ci fosse prima dello Stato di Israele, intrecciando la questione con la storia degli ebrei (da prima di Abramo, passando per Mosè e
l’Egitto, dai regni di Saul, David e Salomone alla dominazione romana, dalla diaspora in età romana alla vita in Europa degli ebrei nel medioevo e
in età moderna, dagli ebrei durante l’impero napoleonico all’antisemitismo di fine ottocento, con un cenno al “caso Dreyfus” e a “Protocolli dei Savi
di Sion”, dalle leggi razziali in Germania e in Italia per giungere alla Shoah). Contemporaneamente a livello sincronico è necessario analizzare la
storia della Palestina da Maometto alla conquista ottomana, passando dalle Crociate, fino alla fine della prima guerra mondiale e al “colonialismo”
britannico. Per il dopo 1948 si deve analizzare il “conflitto arabo-israeliano”/ “questione palestinese” fra guerre, intifada e tentativi internazionali di
accordi di pace. Ed è ovvio che il prima e il dopo il 1948 si intrecciano in un percorso storico a livello diacronico e sincronico in una visione globale
della storia a livello mondiale.

Terza questione: Chi sono i protagonisti della guerra? Israeliani, ebrei, palestinesi, musulmani, arabi. E poi terroristi e militari. E ONU, UE. E
ancora, vittime e carnefici, pacifisti, organizzazioni umanitarie. Bisogna mettere ordine a seconda dell’analisi da effettuare.
Altri dati da analizzare: Cos’è un campo profughi palestinese? Cosa vuol dire OLP? E Autorità nazionale palestinese? Qual è il ruolo di
Gerusalemme, la città santa per le tre religioni monoteiste?

A questo punto si può passare all’attualità, alla cronaca. Perché l’operazione militare di Hamas è stata chiamata “Tempesta di al-Aqsa”?
Chi è Hamas? Chi è Hezbollah? Chi è Mahmud Abbas? Chi è Netanyahu? Cos’è successo nella prima settimana di guerra dal 7 ottobre 2023? Quali
sono le ultime novità?

La questione poi travalica i confini di Israele e si può parlare di genocidio, crimini di guerra, antisemitismo e islamofobia.
E ancora l’analisi dei fatti rimanda alla consapevolezza del concetto di “popolo” e di “Stato”.
Se poi riflettiamo sulle fonti di studio, si apre un altro capitolo importante, utile per non prendere posizioni prestabilite, come si diceva all’inizio.
Quali fonti utilizzare? Chi parla di Israele? Chi parla della Palestina?

Naturalmente in questa riflessione non desidero dare risposte alle domande, ma è mia premura fornire una sorta di vademecum che io stessa ho
utilizzato in classe per poter costruire un’analisi oggettiva e critica dei fatti. L’analisi è in fieri e così la storia si intreccia con la cronaca, che va oltre
il “manuale” di storia.
“Onnivori, ma non acritici” era il motto di Italo Calvino. Ergo, cerchiamo di capire i fatti in maniera scientifica.

 

PIC: No fear girl, Banksy

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