di Dunia Elfarouk

 

Ivana Galli nasce libera, affabile e selvatica, erede di un corredo genetico predisposto all’arte, che in famiglia regna in-contraddetta.

Ivana, però, superba non lo è affatto. Ci incontriamo in una caffetteria del centro, noi due  che dal centro scopriamo essere, entrambe, propense a scivolare lontano, per coltivare quella solitudine che aneddoticamente, ma non soltanto, fa bene a chi crea.

Un copricapo morbido e vistoso quanto basta, una figura longilinea e sottile, gli occhi grandi che si muovono veloci. Segno distintivo degli spiriti liberi (di cui all’incipit) che li posseggono.

Ivana per molti anni si dedica alla musica, quella ruggente, quella melodica, quella che mescola esperienze di viaggio e tante vite contenute in una.

Ma il suo secondo parto apre un varco irresistibile nel suo stesso percorso artistico: abbraccia la macchina fotografica e scopre che essa non è che il prolungamento della sua pupilla. Del suo sentire. Materno. Cosmico, Universale. 

Parte da una ricerca di vivisezione dell’anima, a cominciare dagli spiriti che le sono più vicini: compagno e figlioletto. Se stessa. 

Commuove smuovendole con un cesello certosino nell’incisione e nel taglio tutte le essenze che appartengono a ciascun essere umano.

Ella si riconosce in quelle moltitudine e ne diventa madre. Sarà per questo che il suo tracciato inizia a dislocarsi ed ampliarsi proprio da questa seconda maternità.

Le foto che seguiranno saranno esperimenti artistici sempre più affilati, ma più rapidi e più vivaci e, lo crede chi scrive, ancor più maturi.

Nel suo studio veneziano, nelle sue passeggiate lungo la laguna, Ivana non smette di scoprirsi e da quella terra che poggia sull’acqua viene alla luce il suo ultimo progetto: Fondamenta 187. Come i 187 cm di acqua che il 12 novembre 2019 hanno sommerso Venezia, turbandone anima e istanza vitale. Così Ivana ha eretto il suo “monumento all’arte e alla cultura”: sei colonne di libri (le librerie della città sono state tra i locali commerciali maggiormente colpite dall’inondazione dovuta alle prolungate battenti piogge) divengono installazioni artistiche a tutti gli effetti. 

Poiché le radici, la cultura, l’identità sono le basi su cui si innalza la creazione, la costruzione e la ri-costruzione. Di una città che non deve morire, della sua storia che merita essere riscoperta. Del mistero dei luoghi fisici e letterari che ospita. E di ciascun essere umano che vi respira.

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