di Concetta Pienabarca

                                                    “Onora la faccia del vecchio”

                                                                               Levitico (19,32)

 

 

In una società dove la percentuale di anziani è in continuo aumento, è a loro, al mondo della terza età, che, sempre più, le industrie cosmetiche, la chirurgia estetica, le palestre, le agenzie di viaggio, i social, i media si rivolgono e, significativamente, anche    il cinema  contemporaneo.

“A farci caso, ci si rende conto che  il cinema ha dato voce ai “non più giovani” e ha messo in evidenza che  “esserlo” a 60, 70, 80 anni, ancora è possibile e che il bagaglio d’esperienza accumulato nel tempo è fatto sì di ricordi, nostalgia, saggezza, ma include anche il  dono straordinario dell’ “assoluta libertà” di essere finalmente se stessi”

Emerge quindi una nuova scuola di pensiero che guarda da vicino sia i problemi sia le nuove prospettive che la longevità oggi offre.

“Dal dopoguerra fino alla fine degli anni ‘60, nel mondo cinematografico  i film sulla terza età, tendono a rappresentare  questa fase della vita come un momento dell’esistenza che contempla, da un lato, il declino, il famoso “viale del tramonto” e, dall’altro, l’esigenza  di rinnovamento e di riscatto”

Nella fase di transizione tra il cinema autoriale italiano  e l’arrivo delle grandi produzioni  americane si colloca Umberto D., film di Vittorio De Sica  del 1952, capolavoro del Neorealismo italiano, movimento culturale nato a cavallo tra gli anni ’40 e ’50.

De Sica  racconta la vecchiaia triste e dignitosa di un modesto impiegato in pensione, che trova nella società del dopoguerra l’assenza di ogni motivazione che lo possa spingere alla vita.

Il film affronta il problema dell’abbandono da parte della società, dello Stato, vissuto sulla pelle di chi ha ormai esaurito il ciclo della vita ed è considerato inutile, inadeguato.

Tra gli anni ‘70 e ‘80  la cinematografia italiana è più leggera, il genere è la commedia, specchio di una società aperta, moderna,  sessualmente emancipata; da Mario Monicelli ai fratelli Vanzina, nasce quel genere di film goliardico,  spensierato, vacanziero, in cui l’attore di una certa età è quasi sempre la spalla del giovane protagonista, marpione, un po’ “fricchettone”…è il conte Raffaello Mascetti di  Amici Miei , è il  “Cumenda”  Donatone Braghetti di Vacanze di Natale

Oltre oceano, invece, il regista Ron Haward gira un film Cult degli anni ‘80: Coocon-L’energia dell’universo (1985) favola  delicata e amara sulla vecchiaia.

Tre vecchietti di una casa di riposo della Florida, facendo il bagno nella piscina di un vicino, ritrovano l’energia della giovinezza ormai dimenticata. Senza saperlo, sono entrati in contatto con alcuni bozzoli di origine aliena, ripescati in mare dai loro compagni e depositati sul fondo della piscina.

Il film pone l’accento sul desiderio di prolungare la giovinezza oltre i limiti del corpo che invecchia, anche a costo di abbandonare tutto, migrando su un pianeta lontano…

Film che pose già in quegli anni, quesiti morali di straordinaria attualità.

Nelle produzioni cinematografiche degli ultimi anni, i film sulla terza età raccontano storie di relazioni familiari, di coppia e di gruppo; protagonisti, quasi sempre, il tempo e la memoria, la malattia, la morte e, soprattutto,  l’amore .

E’ l’amore consolidato di una coppia che ha condiviso una vita insieme il leit-motiv del film  Ella e John (2017) di Paolo Virzì.

La malattia  di entrambi, diventa occasione di un viaggio bellissimo verso la Florida, su di un camper, per non dimenticare e non dimenticarsi .

La memoria, sorretta dal cuore,  unisce  anche quando il cervello non ricorda più e il corpo cede…

L’amore delicato  riscoperto in età avanzata, che salva dalla solitudine e permette di vivere un desiderio rinnovato dalla saggezza ritorna in un film del 2017 Le nostre anime di notte interpretato da  due attori straordinari come Robert Redford e Jane Fonda.

Entrambi anziani  e vedovi da qualche tempo Addie e Louis vivono in una tranquilla città del Colorado. Anche se sono vicini di casa da molto tempo, la loro conoscenza è poco più che casuale, finché un giorno Addie propone a Louis di dormire insieme, solo per farsi compagnia, per avere qualcuno con cui parlare al buio, per sentire la presenza di un’altra anima accanto a sé, per favorire il sonno. Louis acconsente. Nella penombra della notte  si raccontano a vicenda riuscendo a superare il devastante effetto che la mancanza d’amore può avere sulla vita fino a  riscoprirne gli effetti benefici anche in età avanzata.

Divertente e scanzonato, Pranzo di Ferragosto (2008), di Gianni Di Gregorio, è l’esempio di commedia di gruppo  riuscita e  premiata: Gianni si occupa dell’anziana madre, nobildonna decaduta, stravagante e capricciosa…nel bel mezzo dell’afa estiva, per alterne vicende, si ritrova in casa, in attesa del Ferragosto, quattro  arzille vecchiette, che raccontano desideri, vizi e virtù  della loro vita trascorsa, tra gag divertenti e momenti di genuino realismo in quanto le protagoniste del film, ad eccezione di Alfonso Santagata e Gianni di Gregorio (interprete oltre che regista), sono attrici non professioniste!

Nel film   Youth-La giovinezza (2015)  di Paolo Sorrentino, (vincitore dell’Oscar con il film La grande bellezza), la giovinezza  è  lo specchio deformante  delle passioni e della fragilità  dei due protagonisti ottantenni   che, durante un soggiorno  in un hotel con Spa sulle Alpi svizzere, riflettono sul loro futuro e sulla giovinezza,  idea che ossessiona i due amici: Fred (Michael Caine), famoso direttore d’orchestra, triste apatico, Mick (Harvey Keitel) regista famoso, entusiasta della vita.

Giungono alla conclusione sull’impossibilità di sottrarsi al tempo che passa…

Mick sceglie la morte e “salva” Fred che si riconcilierà con se stesso e con la vita.

Un film che descrive il disagio e la difficoltà che comporta il dover accettare che la giovinezza è  tutto ciò che si desidera e che si esaurisce  in un breve arco di tempo…

Questo è quello che si vede da giovani: si vede tutto vicinissimo, quello è il futuro.

 E questo è quello che si vede da vecchi: si vede tutto lontanissimo, quello è il passato

Mick Boyle

L’ironia è,  invece, l’arma vincente della sit-com in onda su  Netflix  Grace&Franckie, in cui due settantenni, le attrici Jane Fonda e Martin Sheen, lasciate dai rispettivi mariti, decidono di reinventarsi, affrontando e condividendo insieme casa e vita.

“La serie racconta la terza età come qualcosa che non si può evitare, con cui bisogna fare i conti, senza rinunciare alla voglia di continuare a vivere come quando si era giovani”

Tra una risata e l’altra Grace e Frankie ci mostrano, con naturalezza, quello che prima o poi tutti affronteremo: la malattia, la gelosia, gli scontri generazionali…

Ecco, dunque, come il cinema e la tv dell’ultimo ventennio, hanno  forgiato un nuova immagine  della terza età:  puoi essere ancora in forma, puoi riempire le rughe, cambiare faccia, gonfiare parti del corpo, colmare i vuoti affettivi, vivere l’amore apertamente, potenziarlo chimicamente,  coltivarlo virtualmente…

Nonostante tutto, gli interrogativi restano…: “Ad una certa età, apparire è più importante che essere? Quanto il volto e le fattezze oggi contano e perché?”.

“Una questione aperta, che prima o poi  pone  ad ogni individuo domande e chiede risposte, soluzioni, azioni… alla ricerca di un senso più profondo”

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