di Manuela Latrofa

Questa Pandemia è stata devastante, ha stravolto ogni cosa: la nostra quotidianità, il nostro lavoro, il nostro tempo libero, i nostri contatti sociali, la nostra libertà di azione e le nostre certezze. Ha costretto tutta l’Italia a fermarsi, niente più voli, niente viaggi e spostamenti, stop al commercio e alle vendite. Tutto si è fermato. Molti sono stati gli effetti negativi sull’uomo e sull’economia. Ma non sono gli esiti negativi il tema di questo articolo, bensì il rovescio della medaglia, le occasioni e le possibilità.

Si le occasioni! Perché se è vero che la nostra vita è stata stravolta, questa pandemia ci ha permesso di fermarci, di interrompere i nostri progetti, le nostre proiezioni future, i nostri impegni e ci ha regalato del tempo.

Ma non solo, ci ha costretto a eliminare il superfluo, le ridondanze, quelle difese eccessive che ci inibiscono e tutte quelle azioni, attività e atteggiamenti automatici e di poco valore che ci distoglievano da noi stessi, dalle nostre fragilità, dai nostri desideri più profondi.

Che vuol dire questo? Beh che spesso andiamo avanti con il pilota automatico, corriamo frenetici per lavoro, per riuscire a conciliare tutti gli impegni. Affannati nella ricerca di affermarci e realizzarci e spesso trascurando ciò che desideriamo davvero, ciò che conta veramente per noi. Ci abbuffiamo rispondendo alle richieste implicite di una società che ci vuole, veloci, rapidi, flessibili, aggiornati, pronti e, spesso e volentieri, fuggendo da noi stessi.

Questa pandemia ci ha sollevato dalla responsabilità di prenderci del tempo, eliminando un possibile senso di colpa che probabilmente ci avrebbe disincentivati a proseguire. E così abbiamo avuto l’occasione di riscoprirci, di riassaporare il desiderio di un contatto autentico con qualcun altro, di rispolverare una passione, di perderci nella noia per poi scegliere in che modo investire il nostro tempo, di godere della nostra famiglia, di stare da soli e farci delle domande intime e fondamentali per raddrizzare il tiro.

L’emergenza ci ha concesso l’occasione di riscoprire la nostra autenticità, senza fronzoli, senza sovrastrutture, eliminando il superfluo e lasciando l’essenziale.

 

Michelangelo affermava che il suo lavoro non era altro che togliere il superfluo, quello di troppo che imprigionava la statua. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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