di Samanta Leila Macchiarola

 

Nello spicchio di mare che si estende da Capo Miseno a Pozzuoli, compreso in quella che Plinio il Vecchio chiamava Campania felix, per ricordarne la  fertilità ma anche per  distinguere la Campania antica, quella greca, dalla Campania nuova (che includeva  una parte dell’attuale Lazio), si nasconde, ormai sommersa dalle acque del Tirreno, parte di una località che è stata definita la “Las Vegas dell’Impero romano”.

Si  tratta di Baia, in latino Baiae, diminutivo di balinae (bagni termali), uno dei fiori all’occhiello dei Campi Flegrei (”terre ardenti” dal greco φλεγραῖος , che significa “ardente”)  vasta area situata nel golfo di Pozzuoli e nota, sin dall’antichità, per la sua vivace attività vulcanica. Proprio la natura vulcanica del luogo e il fenomeno del bradisismo ( un innalzamento o abbassamento del suolo), hanno fatto sì che questa zona subisse, nel corso dei secoli, uno sprofondamento della fascia costiera. E’ incredibile pensare, attraversandola, che qui si nascondono, sotto varie forme, numerosi crateri e almeno ventiquattro edifici vulcanici…

Lungo questa costa, in epoca romana, sorgevano Pozzuoli, celebre città commerciale, Miseno, sede della flotta militare e, tra le due, Baia, oggi frazione del comune di Bacoli, in passato una delle più rinomate sedi di villeggiatura di nobili patrizi, dalle benefiche acque termali e sulfuree , paradiso dell’ozio, del divertimento più sfrenato, delle fughe amorose ma anche luogo di cultura in virtù dei letterati e filosofi che qui risiedevano.

Non a caso il poeta Orazio (Epistolae, I,1, 83) più di duemila anni fa, cosi recitava…

“NULLUS IN ORBE SINUS BAIS PRAELUCET AMOENIS”

Nessun golfo al mondo supera in splendore l’amena Baia

A confronto, la costa romagnola e Ibiza, sarebbero state mete per tranquilli e attempati turisti desiderosi di solo relax…L’aristocrazia romana aveva qui le sue ville e rese Baia  città  nevralgica del “peccato” e dello svago: non è, pertanto, un’iperbole dire che sia stata la prima Las Vegas della storia.

Per Ovidio si trattava di uno dei luoghi prediletti dai dongiovanni dell’epoca che con la “scusa delle cure termali” finivano per ritornarsene comunque ammalati, ma d’amore! E che dire di Marziale che ebbe l’ardire di riferire proprio a Baia una delle sue irriverenti immagini scrivendo che qui “…una donna arriva come una Penelope e ne riparte come un’Elena”?

Fondata, secondo la leggenda, da Βαῖος ( Baios),  nocchiero di Odisseo che, si riteneva fosse qui sepolto, Baia, considerata la “piccola Roma” in età imperiale, visse fino all’VIII sec. la sua lunga festa, interrotta dall’arrivo dei saraceni che la saccheggiarono, riducendola ad  una Ghost city del Medioevo.

Nei secoli successivi fino ad oggi il fenomeno del bradisismo ha fatto il resto, determinando l’innalzamento del livello dell’acqua che ha praticamente sommerso parte della città e dei suoi splendidi monumenti, tra cui il Ninfeo di Punta Epitaffio, ovvero la sala per banchetti, il così detto triclinium, dell’imperatore Claudio ( 41-54 d.C.), con il suo ricco corredo di mosaici, colonne e sculture.

Fortunatamente di quell’antica urbe è possibile ancora oggi ammirare in superficie alcuni edifici di non minore importanza e bellezza come le terme cittadine, famose nell’antichità per le acque prodigiose, e tracce di alcuni templi come quello di Diana e quello di Mercurio la cui cupola, con il lumen (“apertura”) in alto al centro, si suppone sia il prototipo precedente del Pantheon a Roma.

Qui  i più illustri personaggi della storia romana ebbero le loro ville, da Licinio Crasso e Caio Mario a Cesare, Pompeo, Varrone e Cicerone, senza contare gli imperatori che qui risiedettero: non solo Claudio ma anche Nerone, Adriano , che proprio a Baia morì nel 138 d.C. e Alessandro Severo.

Le meraviglie del paesaggio e il golfo ameno sono ben visibili dal Castello Aragonese che domina dall’alto e accoglie, in quanto sede    del Museo Archeologico dei Campi Flegrei, i numerosi e splendidi reperti affiorati dalla terra e dal mare, testimoni dell’incredibile livello culturale, artistico e di civiltà raggiunto nel territorio.

Tuttavia il fascino della città sommersa, di questa piccola Atlantide romana è assolutamente spettacolare e singolare è la vicenda che l’ha riportata in vita, determinandone la  scoperta.

Alla fine degli anni 60’, in seguito ad un ingrossamento del mare e al forte vento, alcune navi e infrastrutture portuali vennero irreparabilmente danneggiate. Quando la mareggiata si placò un pescatore segnalò alla Soprintendenza Archeologica la presenza di due statue nei pressi di Punta Epitaffio.

Fu la conferma della presenza di un inestimabile repertorio di mosaici, pavimenti intatti, affreschi, strade tracciate, botteghe, impianti termali, vasche  e lussuose domus patrizie che precedenti ritrovamenti, operazioni di dragaggio e indagini topografiche  sul complesso subacqueo avevano evidenziato

“In quella mezzaluna che è il golfo di Baia il mare appariva quanto mai generoso

di arte e di storia” 

A dispetto del disastro naturale del bradisismo e di secolari saccheggi, preservate dal mare e sepolte da sabbia e detriti, furono riportate alla luce , dopo tanti secoli, ancora al loro posto , in un’abside, tecnicamente in situ, due statue di eccezionale fattura: una raffigurante Odisseo, l’altra un compagno dell’eroe, recante con sé un otre,  a cui fu attribuito il nome del famoso nocchiero Baios. Del resto, il geografo greco Strabone (63 a.C.-23 d.C.) afferma, nel libro V della Geografia, che nei pressi del porto di Baia si trovava una statua del compagno/timoniere dell’eroe greco.

Negli anni 80’, grazie a successivi ritrovamenti archeologici sottomarini è stato possibile individuare più chiaramente l’antica città sprofondata.

La scoperta di altre sculture, tra cui due statue di Dioniso, una splendida e delicata statua di una bambina dell’età di 6-8 anni, con una farfalla in mano, a indicarne la prematura morte e, infine,  la definitiva identificazione, ad una profondità di circa 7 metri sotto il livello del mare, della struttura del Ninfeo dell’imperatore Claudio, una splendida sala rettangolare absidata (lunga ben 18 metri e largo 9,50) , mostravano tutta la bellezza di questa Pompei subacquea i cui echi risuonano ancora nelle pagine della letteratura latina da Lucrezio a Virgilio, da Orazio e Marziale  a Properzio ( cfr. S. Cerasuolo, I Campi Flegrei nella cultura di età augustea, in Atene e Roma, Rassegna dell’Associazione Italiana di Cultura Classica,2017).

Proprio il “ninfeo triclinio” doveva essere, tra tutti gli edifici della città, quello che più incantava per sontuosità, giochi d’acqua nonché per l’incredibile scenografia che faceva da cornice ai banchetti dell’imperatore. La sala, abbellita da marmi e mosaici, riproduceva, infatti, un “ninfeo”, ovvero una grotta marina dove il mito collocava la dimora delle ninfe: dalle cronache dell’epoca e dai lavori di scavo si ha la conferma che esso presentava una vasca centrale in cui, riempita di acqua, navigavano piccole “barchette” e  piatti galleggianti colmi di cibi e vivande che i commensali, distesi sui triclini, gustavano a loro piacimento. L’acqua costeggiava anche le otto  nicchie delle statue poste ai lati, da cui zampillavano fontane, mentre, sullo sfondo, nell’abside a forma di grotta (ricoperta, come le nicchie, con pezzi di calcare naturale e conchiglie) vi era posto Baios, scolpito nell’atto di riempire con l’otre la coppa ad Odisseo perché potesse offrirla al Ciclope…insomma la scena dell’ubriacatura di Polifemo, forse un invito o un monito per i numerosi ospiti che culminava con le sculture di Dioniso, personificazione dell’inebriamentoLascio all’immaginazione dei lettori questo gioiello del passato con l’invito, non appena sarà possibile, a fare un salto a Baia, nella Campania felix

Lì, se il mare lo consente e le correnti marine non sollevano la sabbia, potrete fare l’esperienza della visita di Baia sommersa. Se siete coraggiosi ed esperti potrete effettuare un’immersione affidandovi ad una guida subacquea. Diversamente, il fondo di vetro di un battello dal fondale trasparente  consentirà, con imbarco dal porto di Baia, di navigare osservando  stupefatti, quasi come in un sottomarino, un tesoro di profonda bellezza e inestimabile valore.

Ammirerete i resti delle ville, il Ninfeo, le statue in copia collocate ove furono ritrovate, i mosaici e i reperti sommersi, i cui originali sono conservati nel Castello di Baia e nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

“La ‘piccola Roma’ vi attende: una bellezza inaspettata, nascosta, ben conservata,

felice e incredibile ‘conseguenza’ di un dissesto geologico  ,

non accessibile a prima vista e, per questo,

collaterale…”

 

 

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