Vincenzo Migliaro, Al mercato

 

Flavio Andriani
scrittore

Gli umani, pochi o molti che hanno il potere reggono e decidono governi, finanze, giustizia, legislature, degenerando via via il concetto di potere in mignottocazia, furbocrazia, plus-poteri e via tacendo.

Potere al Sud potrebbe quindi sembrare un ossimoro perfetto. Se si escludono gli scarsi cinquant’anni del Regno delle due Sicilie in cui Napoli fu addirittura capitale della più grande industria metalmeccanica d’Europa, la “provvida sventura” meridionale ha sempre comunque dato dei fatti del Pensiero. E qui, e non altrove, i nomi di Giordano Bruno, Giambattista Vico, Tommaso Campanella, Croce, Gentile etc. etc. Ora dove questo Pensiero si spensiera scendendo fino a Capo Leuca, lì comincia la Magna Grecia. “A sud del Sud dei Santi”, come diceva un mio amico.

La Magna Grecia è il “depensamento” del pensiero del Sud. È il Sud in perdita. Ma anche il suo guadagno. A questo Sud storicamente azzoppato, non resta quindi che volare. Come Giuseppe Desa da Copertino, il Santo dei voli,” illetterato et idiota”. Un Sud fuor di sé.

Tutta la terra d’Otranto è fuor di sé. Se n’è andata chissà dove. È un rosso stupendo la terra d’Otranto. Più bello del rosso di Siena o di altre terre consimili. La usano molti pittori per la tempera. È una terra nomade. Gira su sé stessa. A vuoto. Che poi sono i giri migliori.

Un Sud allegramente condannato nel gioioso girone dei perdenti. Si tifa sempre per i perdenti, come nel cinema, da Fantozzi a Woddy Allen, passando dai “Basilischi” fino ai “Brutti sporchi e cattivi” e a “ Miseria e Nobiltà”.

Ecco, se mai ciò si potesse chiamare potere, il Sud sarebbe centro assoluto della produzione letteraria, visiva, culturale e umana, alla faccia dell’industria e del turismo facile.

In tempi in cui ognuno rivendica autonomie governative, proprie virtù e identità culturali, dagli Scozzesi ai Salentini, ciascuno di loro ignora tuttavia che il culto dell’Io e dell’identità dei popoli è solo un imbecille e inutile accanimento. Filosofico o no.

Che da Parmenide ad oggi, gira come una trottola. E tutte le trottole prima o poi si fermano. Ma ora nemmeno noi possiamo fermarci, abbiamo da celebrare Matera, nuova Capitale della Cultura. Riscattata, recuperata e apparecchiata per l’occasione, tra grotte rupestri museizzate (belle e mistiche quanto vogliamo, ma sempre quelle) e centinaia di nuovi “resort” e b&b.

Se Cultura vuol dire soprattutto creare un ponte tra passato, presente e futuro, quindi coniugazione tra antico e moderno, nella splendida Città dei Sassi, lì al momento, l’antico resta antico e il moderno…forse è in arrivo.

 

PICS: Vincenzo Migliaro (1858-1938), Al mercato

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