pic by: the economist 1848 -2017

 

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di Manuela Latrofa

 

Gli anni ’80 vengono definiti come l’epoca dell’effimero, della fiducia nel futuro e della spensieratezza. Sono anni esagerati, di cattive abitudini relative all’essere e all’apparire, sono gli anni di American Psycho, in cui fanno da padrone “spalle iperboliche” che sovrastano abiti succinti, trucco estremo, colori fluo, tailleur, successo, potere, immagine e apparenza. Tutto è orientato al farsi notare e dunque ad una richiesta non verbale di riconoscimento di esistenza.

Nasce una nuova concezione del Look che attiva la dinamica dello sguardo, del guardare e dell’essere guardati. Non ci si veste e basta, ci si veste come espressione di sé, per distinguersi. In questi anni il look è profondamente legato “all’idea della continua trasformazione, incarnando così, e portando ad estreme conseguenze tratti fondamentali della moda moderna, tra cui la celebrazione delle differenze e la valorizzazione del nuovo”. Il look diventa una performance quotidiana dell’identità, il cui palcoscenico è il fuori, la strada, il lavoro, la vita sociale. è espressione di una condizione del vivere che consegna l’identità ad una pluralità di modi di apparire, di ruoli da impersonare e personaggi da diventare. Si fa strada la credenza che riconosce al look una funzionalità legata all’ottenimento di determinati scopi come il successo personale e il prestigio, un’estetica del more is more in cui il corpo diviene un capitale culturale.
L’esagerazione e l’ostentazione sono meccanismi psicologici e sociali volti ad una richiesta non verbale, implicita, di riconoscimento del proprio valore, del proprio esistere. Questi sono meccanismi comuni nelle personalità che presentano un ipertrofia dell’Io (narcisista), ossia un’esigenza di camuffare le proprie insicurezze al fine di proteggere il proprio Io, da possibili ferite, derivanti da un non riconoscimento da parte dell’altro, attraverso il mettersi in mostra, l’esibirsi, l’ostentare e l’esagerare parti di sé. Questo accade, per lo più, quando non si è cresciuti in un ambiente amorevole, incoraggiante ed accettante ma la contrario in un ambiente squalificante, svilente. Pertanto si sviluppa una personalità fragile che dovrà ricorrere a un IO di facciata, un falso sé, per nascondere le proprie zone d’ombra e allo stesso tempo chiedere in modo implicito al mondo esterno “dimmi che esisto, che valgo!”, non avendo sviluppato al proprio interno la credenza del proprio valore (bassa autostima). Allora l’Io si gonfia, si espande e le spalline, il trucco, il look ne sono l’estensione, sono grandi, tronfie ed esasperate.
E lo slogan anni ’80 when in doubt, overless in fondo comunica proprio questo, una richiesta di attenzioni, una richiesta di riconoscimento di valore e di esistenza, in cui tutto viene spostato sull’immagine, sul corpo. In cui si vuole sventare la paura di essere perdenti, di non avere successo e dunque di non esistere. Una società che comunica non posso cambiare il mondo ma posso rinnovarne il look!

2 thoughts on “Nel dubbio, esagera!

  1. Al giorno d’oggi anche il modo di esibirsi è cambiato, purtroppo in peggio. All’epoca anche l’esagerazione aveva un suo perché e la parola “pudore” significava ancora qualcosa.
    Articolo estremamente interessante e che genera nel lettore (almeno per me è stato così) un analisi interiore, non a caso del PROPRIO IO.

    1. Ciao Anthea, sono contenta che questo articolo abbia suscitato il tuo interesse.
      La storia che l’abito non fa il monaco non è sempre vera, il nostro vestire, come il nostro atteggiamento rappresentano il modo in cui ci presentiamo, ci muoviamo nel mondo e comunichiamo parti di noi. Gli anni ’80 hanno dato inizio all’era dell’immagine che oggi viviamo pienamente e per questo quella esasperazione era ancora GENUINA, così strumentale da risultare vera.
      Essere consapevoli di ciò che comunichiamo con il nostro MODO di essere significa scegliere cosa vogliamo tenere e cosa no, eliminando le ridondanze di atteggiamenti che non ci appartengo realmente e che ci rendono poco autentici.

      Grazie ancora!

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