Gli Eighties, retrotopia postmoderna

Il futuro è finito, evviva il passato!
Saverio Regano, conduttore radiofonico maniaco di quei tempi, non ha dubbi: “Un decennio evolutivo! Un cambio di “casacca” audace ed epocale al tempo stesso”.
Maria Federica Dimantova ed Ezio Cirone ci introducono per diverse vie nei meandri della musica e dei costumi di quegli anni. Per loro gli anni 80 sono il tutto e sono il nulla al contempo: “Era una decade in cui non esisteva lo stress. Tutto era semplice, innocuo”.
Eppure accadevano “Stranger Things” – ci ricorda la stessa Dimantova – come da omonima serie televisiva di straordinario successo. Le nuove generazioni sono facilitate. Non c’è più mistero, non si gioca più per strada, per questo i Millenials rimangono affascinati nel vedere quattro ragazzini avventurarsi di notte nel bosco vicino alla propria città.
Poi giù a narrare l’epopea con lo scrittore Flavio Andriani e gli (s)truggenti ricordi della sua Bari da bere, con l’Italia di Bearzot e i viaggi in “Inter rail” nei pezzi di Tiberio Valente e Giulia Reina. Giovanna Francesconi ci racconta gli oggetti dell’epoca visti attraverso gli occhi di un collezionista.
Enzo Mazzilli, filosofo del buon bere e boss dello SpeakEasy, ammette che fu Tom Cruise, nel film “Cocktail” del 1988, a far capire che si poteva acchiappare alla grande le ragazze servendo loro da bere.
Sabrina Spallini, docente universitaria di economia aziendale, è una voce controcorrente. Per lei quegli anni furono stupidi e ci hanno rovinati. Tra i socialisti di Craxi e le TV private di Berlusconi, fu l’annullamento totale dei valori, la prima assunzione esplicita del binomio potere/danaro quale unico valore, il primato dell’apparire rispetto all’essere.
Signore, dacci una cover quotidiana sotto cui mimetizzarci, visto che non siamo più capaci di essere originali.