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di Francesco Scorrano

Il mercato dell’arte in Francia sta vivendo una fase di notevole crescita, rappresentando il 7% del mercato globale. Tuttavia, l’evoluzione positiva è minacciata da un potenziale incremento dell’imposta sulle vendite, conosciuta come IVA europea. Questa minaccia deriva dalla recente direttiva (UE) 2022/542 del Consiglio, approvata nel mese di aprile, la quale ha ristrutturato e razionalizzato le diverse aliquote IVA adottate dai vari Stati membri, impattando anche il regime fiscale agevolato precedentemente applicato al mercato dell’arte.

L’impatto di questa direttiva è stato particolarmente significativo in Francia, data l’ampia portata del mercato dell’arte e delle attività connesse. Questa situazione ha spinto i professionisti del settore, tra cui il Comitato professionale delle gallerie d’arte francesi (CPGA), e gli stessi artisti, a prendere posizione contro la direttiva, considerandola un attacco pregiudizievole nei confronti del mercato dell’arte nazionale. Il CPGA ha addirittura richiesto l’intervento immediato del Ministro della Cultura per ottenere una moratoria a Bruxelles, al fine di preservare il mercato dell’arte francese, che da solo rappresenta il 50% del mercato europeo.

L’entrata in vigore della nuova normativa è prevista solamente nel 2025. Tuttavia, se implementata, potrebbe comportare l’applicazione di un’IVA del 20% sulle opere d’arte, un aumento significativo rispetto all’attuale aliquota agevolata del 5,5% tradizionalmente applicata al settore artistico. Questo cambiamento richiederà agli Stati membri dell’Unione Europea, inclusa la Francia, di adeguare i propri sistemi fiscali entro il 1° gennaio 2025.

Attualmente, in Francia, le opere d’arte godono di un trattamento fiscale privilegiato grazie alla considerazione di “eccezione culturale”, che esenta molte vendite dall’IVA. Tuttavia, l’eventuale aumento dell’IVA potrebbe riscrivere profondamente le dinamiche del mercato dell’arte nel paese, influenzando sia gli artisti che i professionisti del settore.

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