Quando la scuola faceva paura…
di Samanta Leila Macchiarola
docente di greco e latino
Chi non possiede nell’album dei ricordi la foto di un genitore, una nonna o molto più probabilmente un nonno, che li immortala in grembiule insieme ai loro compagni di classe e alla loro maestra o al maestro?
Grembiule nero, tutti (o quasi) col fiocco, sguardi seri, per non parlare, il più delle volte, di quello dell’insegnante. Arcigno o al massimo impostato ad una serietà senza scampo…
“Così è stato, almeno, nella maggior parte dei casi, ad eccezione di qualche straordinario educatore al pari di Don Bosco…”
Eh sì, diranno alcuni, a quei tempi la scuola era una cosa seria! Non vi era scampo alla bocciatura, le cose o le sapevi o no…le bacchettate e le punizioni non mancavano. Allora sì, che le cose si facevano per bene e gli studenti rigavano dritti…
Qualcun altro aggiungerà: “In fondo, nessuno ha subito traumi e siamo diventate brave persone… Non si vedono i risultati?”
Ad altri, tuttavia, quelle foto faranno un altro effetto. Possiamo esserne certi.
Può un percorso di crescita basarsi sulla paura? Può l’apprendimento essere la conseguenza di una minaccia, il tentativo di evitare una punizione, se non addirittura un’umiliazione?
Che senso ha una scuola basata sulla paura?
Sicuramente quando tutto ciò accadeva nella più totale normalità, lo scenario sociale, culturale e politico era ben diverso….
Oggi, che ci piaccia o no, le cose sono cambiate.
Oggi, la scuola, al modello elitario e classista, autoritario e sovente impietoso del passato, risponde proponendosi come luogo di relazione, di cura, di inclusione, consapevole che, per l’epoca in cui viviamo, è da lì che occorre partire per un apprendimento efficace e di senso.
Ogni scuola è specchio della propria epoca e verrebbe da chiedersi in quanti sarebbero veramente disposti a ritornare ad una scuola vecchio stampo.
Questa profonda distanza, tra vecchio e nuovo, passato e presente, è segno del progresso che, a dispetto dei suoi detrattori, fa sempre più bene che male.
O, per lo meno, contiene in sé nuove opportunità e non solo pecche e limiti (come molti nostalgici lamentano!).
Sta a noi dosare…
Trovare in questo nuovo scenario un equilibrio che contempli serietà e leggerezza, svago e impegno, autorevolezza e rispetto. Il mondo è cambiato e con esso anche la scuola e gli studenti. Ragazzi sicuramente più fragili (è questo, sicuramente, il prezzo delle comodità e del benessere), ma pronti e inclini ad apprendere se coinvolti dalla passione di un docente, dal suo entusiasmo, dal suo carisma…
“È vero l’insegnamento è un “intervento a rischio”, dai risultati non matematici, ma vale sempre la pena di rischiare, quando in gioco vi è la crescita umana, la formazione dell’uomo”
È questo che semmai fa paura… Fa paura la responsabilità di cui un docente può sentirsi oggi investito.
Una paura diversa, che non disarma o paralizza, come leggiamo, curiosando nel nostro passato, nei volti in bianco e nero degli studenti di una volta…
Una paura che, invece, può diventare garanzia di attenzione, sensibilità, impegno, cura.
Una paura di cui non aver paura…