Ognuno sa ormai che i firmatari di Maastricht non erano ispirati e motivati da ideali più o meno nobili ma dai rispettivi interessi. I francesi di Mitterand volevano mantenere un significativo controllo della Germania; all’indomani della fine del muro che divideva i tedeschi, la presenza delle forze armate francesi e inglesi su suolo germanico perdeva il senso antisovietico che si sbandierava, specie in seguito al ritiro dell’armata rossa dalla Europa dell’est; quindi pensarono di allargare la competenza delle istituzioni comunitarie (allora limitate quasi solo all’agricoltura) anche al resto dell’economia creando una moneta unica che impedisse di distinguere l’interesse di una nazione rispetto a quello delle altre; un’unica moneta comporta un’unica economia sotto lo scettro di una banca unica e di un’unica Istituzione politica nelle quali ogni singola nazione non poteva prevalere.
I tedeschi, da canto loro, hanno accettato controvoglia di sottostare a questo sistema a patto di indicare prima (cioè a Maastricht) i parametri entro i quali operare e quindi imposero le regole (appunto i “parametri”) che avevano ispirato la banca centrale tedesca negli anni precedenti.
Gli inglesi imposero maggiore libertà economica interna ed esterna in modo che le varie economie fossero permeabili alle iniziative del capitale britannico come di ogni altra provenienza.
Sono tutte regole che tutti ritenevano essere importanti ma già all’epoca mostravano la propria insufficienza.
Gli italiani di Andreotti erano sull’orlo del fallimento come fossero in un film neorealista; tant’è che proprio in quei giorni vennero sciolte le Camere e anche il Presidente della Repubblica si dimetteva prima della scadenza naturale del mandato; qualche mese dopo la lira si sarebbe svalutata in maniera massiccia come solo durante le guerre mondiali aveva fatto.
Quindi l’interesse degli italiani democristiani era quello di beneficiare del tasso di interesse tedesco (si pensava che la moneta unica avrebbe avuto un tasso unico che sarebbe stato molto più basso di quello che si pagava sulla lira). Niente altro; il solito cappello in mano. Cioè si voleva utilizzare la credibilità tedesca per pagare di meno gli interessi sul debito italiano. Era un modo sottile per far pagare ad altri le dissennatezze dei democristiani e dell’apparato pubblico italico. I tedeschi -ob torto collo- accettarono l’entrata dell’Italia ma imposero che mai le istituzioni europee (cioè anche loro) avrebbero aiutato imprese o stati membri. Era il nazionalismo germanico che poi sarà chiamato “rigore” alla faccia dell’europeismo (!).
I fatti hanno dimostrato la incompetenza dei tecnici che avevano ispirato e scritto quelle regole.
La Gran Bretagna lo ha capito e se ne è andata. Il rigore tedesco ha fatto una ingloriosa fine non solo in Italia ma anche in patria; di esso non si salva ormai nulla neanche la regola del pareggio di bilancio a nessun livello senza che si sappia con quale principio sostituirlo.
I parametri non esistono più e la BCE fa quello che vuole, come anche tutti i governi europei; anche la mitica solidità del governo tedesco non esiste più.
La linea tedesca è totalmente disfatta! una vera e propria Caporetto. Cosa che favorisce la industria tedesca ma sul piano diplomatico rimane una vera Caporetto. È prevedibile che proveranno a reintrodurre i famigerati parametri ma l’impresa è fallita prima di iniziare. Anche la Francia che poggia il proprio ruolo e la propria prevalenza sulla tecno-burocrazia, non sa in che direzione muoversi, né nella gestione della unione, né della BCE. Al più riesce a tenere la Germania dentro l’Unione e far sopravvivere così quest’ultima; ma fino a quando?
L’unico che è riuscito nel proprio intento è stato Andreotti che oggi potrebbe dire di essere riuscito a farsi finanziare dalle Istituzioni europee in misura all’epoca inimmaginabile e contro ogni interesse dei partner europei. Fiumi di soldi che vanno verso Roma tutti i giorni quasi che la UE sia un ente italiano che impone agli altri il proprio volere. Anche il tasso di interesse è artificialmente ribassato anche per favorire l’Italia.
Chi pagherà questi debiti? Mistero. Per il momento il demerito viene premiato e l’accattonaggio vince!
Il meno che si può pensare è che l’Italia dei nostri figli sarà ostaggio del resto d’Europa per aver pagato per decenni i politici e l’intero apparato pubblico e parapubblico più di quanto questo abbia prodotto ..
Naturalmente nessuno potrà mai anche solo dire una elementare verità del genere; ad Andreotti che assieme ai democristiani va addebitato il malgoverno che ancora ispira la politica e le Istituzioni, va riconosciuto un successo in articulo mortis che permette ancora oggi alla politica italiana questuante ed ignorante di essere foraggiata e di continuare -come ai tempi democristiani- a premiare quei parassiti professionisti che condannano l’Italia alla arretratezza.
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