di Sonia Costa

titolare di ELIANTO editore

 

Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato.

È lecito, dunque, e per nulla paradossale il fatto che, in un momento storico come questo, con il tempo in stand-by e gli occhi puntati alla lancetta delle ore, ci si interroghi con accanimento sul domani e sul proprio senso, sulla direzione da imboccare e non semplicemente sul posto occupato nel mondo.

Figli di una quotidianità imprudente e assuefatti alla ricerca della gratificazione immediata, ci siamo visti costretti a fronteggiare proiezioni e prospettive, a fare i conti con una pianificazione dei giorni che ci ha sconvolti dal di dentro, mutando il nostro modo di agire e di pensare.

Dall’impegno all’attesa, dalla tracotanza alla paura. Dalla vita alla futurologia.

In quanto editrice, mi chiedo spesso se la traiettoria pensata per la mia attività sia la più adeguata ai tempi attuali o soltanto la migliore per le mie personali inclinazioni.

Di contro alla tendenza alla digitalizzazione nonché all’abuso della celebrità, infatti, ho preferito un ritorno al libro “fisico”, allo scouting di talenti ancora in ombra e al contatto diretto con le librerie per una distribuzione quanto più possibilmente autonoma.

“Un recupero dell’editoria tradizionalmente intesa, insomma, della vecchia maniera, per provare a (r)esistere nonostante la crisi che grava sul settore”

Certo, investire sullo scouting è un azzardo, così come puntare sulla carta e un paratesto curato nell’era del “digital first”, degli ebook pirati e romanzi in podcast.

Eppure, talvolta recuperare pratiche in disuso non significa fare accumulo di ceneri ma mantenere viva una fiamma.

In tempi come questi, poi, reputo più che mai necessario avvicinarci alla lettura riscoprendone la dimensione sensoriale: un libro non è soltanto, o semplicemente, una trama di parole che va intrecciandosi in storia, ma anche un oggetto a cui approcciare, da custodire, da sfogliare godendo della consistenza materica pagina dopo pagina. Un rito. Un medium che ti porta nel mondo attraverso ingressi d’eccezione, in altre esistenze su cui modellare le nostre.

“Una vita sola non ci basta, e l’arte tutta ne è la prova”

Non ci è mai bastata per natura e meno che mai ci basta ora, costretti in un tempo bloccato e a vivere soltanto con gli occhi. Abbiamo bisogno di fiducia nel contatto, di fisicità, di avere una presa forte sul nostro immaginario, di creare proiezioni e rapporti empatici. Di un qualcosa che persista oltre i bit di un computer, che sia materia e memoria consultabile.

Settimana dopo settimana, abbiamo costruito una routine fondata su abitudini ossessive come i rintocchi di un pendolo. Ci siamo alienati, smarrendo ciò che è proprio dell’uomo in quanto uomo, ossia il vivere in società.

“La scrittura lega le parole alle cose,

le cose tramite le parole,

il lettore all’autore e i lettori tra loro”

Crea sinergie. E con un futuro così opaco come quello attuale, se di certo non è salvezza, può però essere faro verso una nuova umanità che dia la giusta importanza ai contatti, alla prossimità e alla presenza…

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