Un mondo al contrario: l’Atelier di Peppino Campanella
di Giulia Romagnolo
Polignano a Mare è il luogo dei grandi spettacoli, dove scogliere imponenti a picco su un immenso e cangiante mare sostengono case in tufo bianco da cui puoi toccare il cielo con un dito.
Eppure, continuando la passeggiata dal ponte borbonico, lasciando correre lo sguardo tra le lussuose terrazze e le azzurre tinte di Lama Monachile, esiste un altro spettacolo… piccolo, ma più grande di quanto ci si aspetti.
Luminose scaglie di vetro catturano il luccichio del mare e l’ unione sperimentale di diversi materiali dà vita a giochi di luce che rubano dai pensieri di chi guarda un curioso WOW.
Tutto ciò ha vita nell’Atelier di Peppino Campanella, dove entrando ci si può sentire come un bambino che scopre il mondo per la prima volta.
Ognuna delle opere esposte, richieste in tutto il mondo, ha una storia nascosta, come la goccia tagliente nata dal puro fascino della pericolosità del vetro o il prototipo di un lampadario che mira a sprigionare tutta la forza e la bellezza del mare.
E poi c’è la storia di Peppino, gremita di coincidenze, di costante lavoro per migliorarsi, di ricerca del taglio perfetto, del vetro migliore, ma anche di libertà, creatività e passione.
Nato a Polignano, si forma come architetto a Firenze ma la sua scelta artistica ha poco a che fare con il percorso di studi. Anziché seguire i grandi progetti, si lascia guidare dalla sua attrazione per i piccoli dettagli. Sente, inoltre, viva in sé l’anima di Polignano, intrisa di salsedine e sole, tanto che nelle sue creazioni è impossibile non percepire il richiamo di quei colori luminosi e allo stesso tempo soffusi, sprigionati da effetti ottici ricercati per emulare il luccichio dell’acqua marina.
Un lavoro certosino, dove ogni millimetro conta.
Così, quando un po’ per caso e un po’ per destino si presenta l’occasione di creare qualcosa di unico e solo suo, non perde tempo e inizia a lavorare alle sue lampade, fedeli riproduzioni dell’ amato mare.
“Il segreto” dice “sta nel togliere il superfluo e lasciare che l’idea prenda forma da sè”.
“Nella mia vita ho avuto dei momenti quasi epifanici. Delle frasi che, per quanto possa sembrare banale, hanno guidato il mio percorso, a partire da quella che mi ripeteva mia nonna: “Avere gli occhi dove sta la mente”.
“Quando punti a qualcosa mira sempre al centro” si è detto quando, ancora all’ inizio della sua carriera, decise di partire con valigie cariche di vetro e piombo per Parigi e Milano e non di accontentarsi del redditizio, ma ristretto pubblico che avrebbe trovato nei dintorni.
La storia di Peppino è rischio, intuizione, furbizia e soprattutto tenacia.
“Non serve prendersela con la società o con la crisi, sono tutte scuse che ci raccontiamo.
Per quanto i tempi possano essere difficili, chi davvero ha voglia ed energia le opportunità le costruisce. Basta solo partire e iniziare SUBITO, non dopo, non domani. Scegliere cosa vuoi e cosa non vuoi DAVVERO fare”
E così, dai miliardari danesi e americani, ai turisti spaventati e non dal Covid-19, ai giornalisti avidi di racconti, tutti coloro che passano dall’Atelier, dopo essersi rifatti gli occhi, esclamano:
“Costui è un artista, l’artista di Polignano!”
Ma Peppino, dal canto suo, non perde tempo e mette in chiaro le cose:
“Non sono né un artista, né un tecnico… Io sono un artigiano”
Per lui l’importante non è piacere, non è sbalordire con machiavelliche invenzioni o accontentare assurde richieste dei clienti- anche se da buon commerciante sa come muoversi nel mercato artistico. Ciò che conta è creare, sperimentare, immergersi nella sua personalissima arte e produrre bellezza, raffinatezza, atmosfera.
Un esempio tutto pugliese del self made man… è ciò che ho trovato dopo aver trascorso un pomeriggio in compagnia di Peppino. Una persona che, camminando tra sogno e realtà, è riuscito a creare nel corso della sua vita un’attività pura, passionale e personale, ma anche competitiva nell’economia di oggi che, invece, è alla ricerca della perfezione di serie e della facile vendita.
Peppino, nel suo piccolo, ha ribaltato un mondo dogmatico e spietato, realizzando se stesso semplicemente mettendo al centro il suo bisogno di creare.
“Peppino e il futuro?” ho chiesto a un certo punto.
“Il futuro non mi piace, sembra non arrivare mai e invece è già qui. E poi non ne ho bisogno, ho tutto nel mio laboratorio. Si sente, no, la magia di questo posto.”
Provare per credere.