di Giulia Romagnolo

Quante volte da piccoli abbiamo sentito le storie de la cicala e la formica, o della volpe e l’uva? Quanti di noi sono cresciuti guardando film di animazione con protagonisti un pesce pagliaccio, una cucciolata di dalmata o una volpe e un cane alle prese con mirabolanti avventure?

Dalle antiche favole greche di Esopo, al genio di Walt Disney, fino a Peppa Pig e Baby Shark, la scelta di personificare personaggi animali ha sempre riscosso un notevole successo tra i più piccoli.

Attraverso la semplicità e la stilizzazione è possibile cogliere l’essenza delle cose e comunicarla.

Fido o Kitty, con la loro spontaneità oltrepassano tutte le barriere culturali, temporali o geografiche e mostrano atteggiamenti umani come invidia, furbizia, pigrizia, fiducia o lealtà impartendo lezioni di vita in maniera semplice e immediata, anche senza necessariamente ricorrere a una spiegazione a parole, solo comunicando empaticamente sensazioni ed emozioni.

Tutto verte attorno ad un legame ancestrale

Quella degli animali è la categoria dei viventi dotati di anima, di soffio vitale. L’uomo tuttavia, pur facendone parte, è sempre intento a puntualizzare e perfezionare cos’è che lo distingue da questa categoria.

L’unica cosa che ci rende effettivamente unici è, quindi, la continua ricerca di un equilibrio tra emozioni e azioni, tra dipendenze e problemi, tra istinti e controllo.

E’ proprio su questa spasmodica ricerca dell’autoaffermazione che si basa la trama della serie Tv Netfix vincitrice del Critics’ Choice Television Awards come Miglior serie Bojack Horseman: la storia di cavallo antropomorfo da sempre vissuto sotto i riflettori che, nel momento in cui vengono spenti, deve capire chi è realmente.

Lisa Hanawalt disegna un mondo in cui animali e umani convivono, dove non è possibile distinguere gli uni dagli altri. Pets civilizzati vs. esseri umani fuori di senno… Una lady maiale sola e triste ad un tavolo di ristorante mentre accanto una coppia umana consuma quello che potrebbe essere il suo tanto atteso ospite.

Ancora una volta, attraverso la semplicità delle azioni degli animali vengono narrati i più complessi temi emotivi e tutte le loro conseguenze.

A colpi di ironia e riferimenti satirici il protagonista deve farsi spazio nel mondo della droga, dell’alcoolismo, delle relazioni tossiche e dell’incapacità di gestire quelle più importanti cercando di venirne a capo in ogni modo possibile, anche affrontando numerose sfide irrisolte del suo passato.

Animare personaggi antropomorfi è un modo per accedere alla parte più nascosta di noi stessi, la nostra interiorità, che sempre più spesso fa fatica ad emergere, (ri)portando alla luce tutti quegli aspetti di noi stessi che fatichiamo ad accettare.

Sembra proprio che i cartoni animati non smettano mai di insegnare qualcosa, anche agli adulti che li considerano, ormai, tanto superati.

 

 

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