Fabio e Damiano D’innocenzo

Agostino Saccà, Giuseppe Saccà, 2020, 98 minuti

Disponibile dall’11 Maggio 2020 su SKY Primafila Premiere, Chili, TIMVISION, Google Play, Infinity, CG Digital e  Rakuten TV

I REGISTI

I gemelli D’innocenzo sono nati a Roma alla fine degli anni ’80 e sin dalla tenera età dimostrano uno spiccato interesse nelle arti figurative, soprattutto poesia e fotografia, che continuando a coltivare in età adulta, li porterà alla pubblicazione della raccolta di poesie Mia madre è un’arma (La nave di Teseo, 2019) e del libro fotografico Farmacia notturna (Contrasto, 2020).
È però la passione per il cinema che ha permesso loro di essere conosciuti al grande pubblico; già in adolescenza si cimentano nella scrittura di diverse sceneggiature (Favolacce è stato scritto quando avevano 19 anni) nelle quali riversano tutto quello che hanno assorbito durante la loro vita nella periferia di Roma fino a realizzare nel 2018 il loro primo lungometraggio “La terra dell’abbastanza”, presentato nella sezione Panorama della 68ª edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino. La loro opera prima riceve il plauso di critica e pubblico, affermandoli fin da subito come nuove promesse del cinema italiano ed europeo.
Ritornano a Berlino nel 2020, presentando Favolacce, loro opera seconda, nella sezione principale e trionfando nella serata finale con la vittoria dell’Orso d’argento per la miglior sceneggiatura.
L’uscita nelle sale, inizialmente prevista per il 16 aprile, viene sospesa a causa della Pandemia di COVID-19 per cui il film viene rilasciato direttamente sui maggiori servizi streaming (citati in alto)

IL FILM

-Sinossi presente su Chili-
“C’era una volta una favola nera, ambientata nella periferia sud di Roma, tra la malinconica litoranea brutalmente costruita ed una campagna che è stata palude. Una piccola comunità di famiglie, i loro figli adolescenti, la scuola. Un mondo apparentemente normale dove silente cova il sadismo sottile dei padri, impercettibile ma inesorabile, la passività delle madri, l’indifferenza colpevole degli adulti. Ma soprattutto è la disperazione dei figli, diligenti e crudeli, incapaci di farsi ascoltare, che esplode in una rabbia sopita e scorre veloce verso la sconfitta di tutti”.

CHE COSA CI È PIACIUTO

Più che davanti a un film, lo spettatore si trova di fronte ad un lungo racconto in cui a emergere immediatamente è la sensorialità: una precisa porzione di quasi tutte le scene si concentra  sullo spazio e sul luogo presso cui i vari personaggi interagiranno (o meno), sia attraverso le immagini sia attraverso i suoni. Quasi a ricordare i lavori di Terrence Malick, il cielo con le sue nuvole, il rumore dei tuoni in lontananza, le sterpaglie che si muovono con il vento, il respiro, lo scrosciare della pioggia come se l’acqua toccasse i nostri volti ci catapultano in un giardino durante una grigliata serale, in un salotto mentre un rasoio elettrico rade i capelli e le certezze di una bambina, nell’acqua di una piscina prefabbricata in cui sperare che il tempo si fermi, in una stazione di servizio in cui i calci di un padre affondano nello stomaco di un figlio e in quello dello spettatore.
Favolacce è una storia dura e schietta di genitori e figli, di adulti e bambini, di bambini adulti e di adulti bambini, messa a segno anche dall’estrema bravura di tutto il cast, sia i grandi ma soprattutto i piccoli, che ci buttano addosso il loro disagio e il loro malessere senza troppi complimenti.
Favolacce è un film che non lascia indifferenti. Non rileva che l’inquadratura sia affogata nei volti dei personaggi o se incornici i loro corpi da lontano comodamente seduti in giardino: prima ancora che parlino si può percepire il loro stato d’animo e partecipare a quello che accade, perché in un modo o nell’altro alcune sensazioni precise le abbiamo già percepite su noi stessi o sui nostri amici, da bambini o da adolescenti, da adulti o da presunti tali, ieri o dieci anni prima. Non importa.

Favolacce è un grosso vaso di Pandora nel quale siamo contenuti tutti, perché da certe paure non si può scappare.

I Fratelli d’Innocenzo, al pari di Michael Haneke, scavano nelle frustrazioni, nelle insicurezze, nei pensieri torbidi e nei fallimenti; siamo a Roma ma potremmo essere ovunque.
Nessuno si salva da solo, men che meno dei bambini.

CHE COSA NON CI È PIACIUTO

Lo schermo del computer sul quale abbiamo la fortuna/sfortuna di poterlo vedere.

CITAZIONE

“Ma tu sei proprio sicura di volere un figlio?”

VALUTAZIONE

88/100 

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