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“Paperina e la selezione scientifica”: intervista a Luisa Torsi, alias Louise Torduck

By Giulia Reina 8 Marzo 20209 Marzo 2020

 

di Giulia Reina

 

In occasione della Festa della Donna, 8 marzo 2020, la Fondazione Bracco, in collaborazione con Topolino, ha promosso una curiosa e originalissima iniziativa.

Sul numero 3354 di Topolino, è stata pubblicata la storia speciale dedicata ai talenti femminili, intitolata “Paperina e la selezione scientifica” che ha come protagoniste Luisa Torsi, Professoressa ordinaria di Chimica presso l’Università di Bari, e Barbara Caputo, Professoressa ordinaria di Ingegneria informatica al Politecnico di Torino, alias Louise Torduck e Barb Quackut.

Le due ricercatrici sono parte del progetto #100 esperte, una banca dati creata all’Osservatorio di Pavia con l’associazione G.I.U.L.I.A e sviluppata da Fondazione Bracco, con il supporto della Rappresentanza italiana della Commissione europea, che contiene i profili di oltre 200 esperte di STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics).

Incuriositi, abbiamo contattato la Prof.ssa Torsi per intervistarla.

G: Tu sei abituata a collaborare con i migliori scienziati del mondo. Com’è stato avere come collega Paperina?

L: “(ride) Beh, Paperina non è tecnicamente una collega nella storia, ma è, diciamo, una mia ospite. Io e Barbara Caputo – che è una professoressa di Ingegneria informatica del Politecnico di Torino – io e lei siamo, appunto, le due scienziate della Quack Foundation della Calisota Valley – chiaramente c’è un parallelismo bellissimo tra la Quack Foundation e la Fondazione Bracco – siamo invitate da Paperina e dal suo club per fare una relazione scientifica e parlare del nostro lavoro. Il primo equivoco – la storia si svolge intorno a una serie di equivoci – è che le amiche di Paperina sono molto prevenute nei nostri confronti, non capiscono cosa potremmo aver da dire in più rispetto alle esperte di moda invitate in precedenza. Ma poi chiaramente l’equivoco si chiarisce subito e tutto finisce in gloria, con incursioni di Paperoga e Archimede che ci conoscono tramite la lettura di riviste scientifiche e che vorrebbero incontrarci; ma il club è per sole donne quindi loro non possono entrare. Dunque siamo noi, alla fine, a creare il collegamento con loro e quindi diventa un club inclusivo… si convincono tutti che è molto più bello che ci sia una condivisione.

Che Topolino sia storicamente un po’ misogino si sa, le figure femminili sono tutte “fiocchi e crostate” … e in effetti hanno dovuto introdurre personaggi nuovi, come Louise Torduck e Barb Quackut, per poter introdurre tematiche nuove, perché i personaggi classici non possono che essere caratterizzati in una maniera rigida. Non si potevano attribuire caratteristiche nuove e diverse, per esempio, a Paperina.

Da qui, l’idea della Fondazione Bracco di collaborare con Topolino a questo progetto”.

Da sinistra: Barbara Caputo e Luisa Torsi

G: Quindi come nasce questa idea?

L.: “Fondazione Bracco con Diana Bracco – che è una specie di vulcano – nasce per portare avanti iniziative culturali e, da un certo momento in poi, Diana ha voluto che queste iniziative fossero largamente incentrate sul promuovere il ruolo della donna nella società civile. Una delle prime iniziative si chiama 100esperte, idea molto carina perché quando qualcuno – un giornalista, un evento televisivo etc. – deve chiamare un esperto, è sempre il famoso prof. Rossi dell’università di Canicattì; quando invece deve sentire il parere estemporaneo di qualcuno è sempre quello della signora Maria che compra le cicorie al mercato. Dunque, l’idea è quella di far fronte e scardinare questi stereotipi che sono lì da talmente tanto tempo che ti restano dentro. E c’è tutta una fascia di popolazione che affronta questi stereotipi o senza rendersene conto continuando in qualche modo a perpetrarli, oppure facendovi fronte con strategie sbagliate”.

G: Questa idea a me è piaciuta moltissimo perché, secondo me, è un modo per appianare questi pregiudizi insiti anche e soprattutto nelle donne stesse. Ed è un modo per appianarli già dalla tenera età, non solo nei confronti delle bambine ma anche dei bambini, perché tutto parte dall’educazione di base. Ci era piaciuto moltissimo il messaggio che, in maniera simpatica e diretta, poteva essere trasmesso ai bambini e ai loro genitori. Ma è vero che sono molto poche le ragazze che scelgono le materie scientifiche?

L: “Le statistiche dicono che se tu prendi tutta l’accademia di tutta l’Europa, in questo momento, le iscritte alle STEM sono il 31%. Il punto è che se noi consideriamo che il campione delle donne sia ugualmente capace e ugualmente attrezzato rispetto a quello degli uomini, non c’è un razionale che spieghi questa asimmetria. È veramente solo un fatto culturale, una distorsione che fa perdere i talenti delle donne. E questo si riporta, forse anche in maniera più tragica, al discorso delle donne nelle posizioni apicali. Fui invitata nel 2013 al Congresso che celebrava i 50 anni delle donne in magistratura e quella fu una cosa che mi scioccò. Esistono i documenti dei padri costituenti e dei giuristi che parlano del perché le donne non dovevano entrare in magistratura: perché siamo umorali, perché si perde la monoliticità della capacità di giudicare. Come se la diversità fosse una bestia da combattere piuttosto che una cosa da accogliere. E 60 anni sono niente! Gli ultimi documenti ufficiali del 1957, ancora nero su bianco, sostengono che la donna non è idonea a giudicare a frequentare il foro, perché è posto dove si litiga e questo non è consono alla figura femminile”.

G: Ho un’ultima domanda, un po’ particolare… Questo numero di Scripta Moment è dedicato alla religione ai nostri tempi, un argomento un po’ difficile… la domanda che mi sorge spontanea è, nel rapporto tra scienza e fede, da sempre un rapporto delicato, una scienziata come vive l’argomento? Cioè possono coesistere entrambe?

L: “Allora, la prima cosa da dire: sono due ambiti diversi. Non bisogna per nessun motivo mescolare scienza e fede. Nel senso che la scienza ha i suoi metodi. È iper razionale e funziona solo sulle realtà dimostrabili e incontrovertibili, nel senso che chiunque abbia le competenze, i mezzi e la voglia, può riprodurre un risultato scientifico comprovandone per l’ennesima volta la realtà, la sussistenza e veridicità. Anche se con il termine veridicità entriamo in un campo particolare, perché la scienza per qualche motivo tende asintoticamente verso la verità nel senso che osservare la realtà nella maniera più razionale possibile non necessariamente vuol dire misurarla e quantificarla facendo venir fuori la verità assoluta. Anche la scienza fa errori. Ti faccio un esempio. Una delle cose che mi scioccò di più il primo anno di università fu questa: se tu prendi un metro e misuri cento volte il lato della scrivania, per cento volte avrai un risultato differente. Si chiama errore. Qualunque misura ha un errore associato. Per cui il valore vero della misura è affetto da errore, tu puoi avvicinarti tantissimo ma non sarà mai “vero”. Da qui sorgono le polemiche sul “la scienza sbaglia”; no, non è che la scienza sbaglia… la scienza è l’unica maniera per oggettivizzare e scoprire – in maniera oggettiva – il più possibile le leggi della natura, ma non per questo le conosciamo tutte. Abbiamo ancora tantissimi ambiti che sono quasi completamente sconosciuti alla scienza e va bene così. La religione è l’ambito delle verità rivelate. La verità esiste, è quella, perché ci è stata rivelata. E ci si può credere, capisco che sia insita nella natura umana la necessità di avere dei punti fermi in un sistema in cui sappiamo che la terra si muove letteralmente sotto i nostri piedi, per cui abbiamo bisogno di certezze. È quindi insita nella natura umana la propensione verso qualcosa di trascendente”.

G: Ma quindi il dogma non è sempre qualcosa di negativo.

L: “Per uno scienziato il dogma non esiste. Esiste solo quello che io riesco a misurare. Poi lo misurerò male, un domani qualcuno potrebbe trovare una maniera migliore per misurare: la scienza è sempre in evoluzione.

Ma il dogma non esiste nella scienza. Il dogma esiste nella religione.

E quindi il punto qual è. Se io sono una persona che ha fede, posso anche essere una scienziata o uno scienziato di prim’ordine, ma le cose viaggiano su piani paralleli, non c’è possibilità di farli incrociare. E quelli più pericolosi secondo me sono quelli che cercano di dare una giustificazione scientifica a dei dogmi religiosi. Quello è un errore assoluto che non va fatto. Io sono una paladina della scienza laica, dello stato laico: sono due piani differenti. Nel momento in cui tu personalmente fai delle scelte religiose perché senti di farle perché pensi che quella sia la maniera migliore per esprimere la tua umanità, no, umanità non è il termine giusto, la tua persona, il tuo essere, io lo rispetto, ed è estremamente importante”.

G: Quindi avere una mente scientifica e razionale non contrasta con l’avere fede.

L: “No questo no. Ora ti dico la mia posizione personalissima. Io sono stata educata, come la stragrande maggioranza degli italiani, secondo la religione cattolica. Frequentavo tantissimo, nel periodo del liceo, i Comboniani… ma non era tanto il fatto di andare in Chiesa o di andare a messa, quanto l’aspetto sociale dell’impegno di questo tipo. La mia famiglia è tutt’ora religiosa; mia mamma è una persona estremamente devota, ci crede profondamente. A me rimane l’idea che molto probabilmente c’è qualcosa che va al di là di noi – altrimenti non mi spiegherei tante cose che accadono intorno a noi – ma non è qualcosa che interferisce con le nostre cose giornalmente. Per gli scienziati l’inizio del nostro universo è il Big Bang. Dal Big Bang in poi abbiamo delle prove sperimentali più o meno chiare che le cose sono andate in una certa maniera. Ma perché il Big Bang è avvenuto in quel momento, in quel modo… qualcuno può dire che è il Caso, qualcuno invece può dire che c’è stata la volontà di un’intelligenza superiore. Da questo punto di vista si può dire che la scienza è nata dopo qualcosa di sovrannaturale, questa è l’unica connessione che io riesco a vedere. Poi in realtà le due cose sono scisse. Se sei una persona di fede questa è una parte di te che non ha niente a che vedere con il tuo essere scienziato o persona razionale in ciò che fai tutti i giorni”.

 

Prima che la telefonata si concluda, non posso non confessarle che questa è la risposta migliore che mi sia mai stata data a questa domanda. E sono molto esigente.

Grazie Luisa!

0 Tags: donne, fede, fondazionebracco, religione, scienza, talenti, topolino
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