Peter Farrelly

Jim Burke, Brian Hayes Currie, Peter Farrelly, Nick Vallelonga, Charles B. Wessler, 2018, 130 minuti

IL REGISTA
Peter Farrelly è meglio conosciuto per il sodalizio artistico con il fratello Bobby, con il quale firma le sceneggiature e le regie di quasi tutte le produzioni realizzate. I fratelli Farrelly hanno raggiunto il successo grazie alla realizzazione di commedie brillanti e demenziali, dagli ottimi incassi; tra i lavori più popolari si ricordano Scemo & più Scemo, Osmosis Jones, e il film cult degli anni 90 Tutti pazzi per Mary.

IL FILM
Tratto da una storia vera, il film segue il tour del pianista afroamericano Don Shirley e di Tony “Lip”, autista e tuttofare di origini italiane. Dopo una prima rigidità dovuta al proprio carattere, il colto e raffinato musicista riuscirà a sbloccarsi e ad apprezzare la rusticità e l’autenticità del suo compagno di viaggio, che a sua volta rivaluterà le proprie convinzioni in termini di princìpi e pregiudizi.

CHE COSA CI È PIACIUTO
Considerato il campo di lavoro del regista e la sua inesperienza nel trattare tematiche importanti quali il razzismo e gli stereotipi sociali, il risultato ottenuto è un film dai toni leggeri, caratterizzato dagli elementi tipici della commedia, come ad esempio il reiterarsi di espressioni (Eyes on the road!), cliché e situazioni, che attenuano momenti più intensi posizionati strategicamente nelle varie fasi della storia.
La sceneggiatura non risulta improntata a sottolineare le differenze tra i due personaggi, diametralmente opposti come background culturale, bensì a esaltare i punti di contatto tra i due uomini. Attraverso il confronto su temi come la famiglia o semplicemente parlando del loro trascorso, Tony e Don si riscoprono a vicenda come esseri umani, ognuno con i suoi problemi e i suoi pensieri.
Lo scorrere degli eventi è sapientemente condotto dalla bravura dei due attori principali. Viggo Mortensen, smessi ormai i panni di Aragorn, ha dimostrato negli ultimi anni un eccezionale talento, che ha messo a totale disposizione del suo personaggio, regalandoci una delle interpretazioni migliori della sua carriera. Ciò che traspare sin dall’inizio, concerne la naturalezza e la veracità con cui un ‘italo-americano degli anni ‘60’ interagisce con le strutture e i dogmi imposti dalla società dell’epoca; l’evoluzione di Tony non è casuale ma è basata su diversi elementi, sparsi durante le circostanze e le conversazioni, che evidenziano la sua assoluta autenticità.
La visione del film è consigliata in lingua originale per apprezzare le diverse sfumature di linguaggio proposte dai personaggi e lo sforzo degli attori di parlare lingue diverse, tra cui l’italiano.

CHE COSA NON CI È PIACIUTO
La trama del film risulta banale, non tanto negli eventi quanto nelle dinamiche: dopo i primi trenta minuti appare chiaro che al termine degli eventi, i due protagonisti avranno superato le diffidenze iniziali e instaureranno un rapporto di amicizia. Ciò comunque non toglie spessore ai personaggi.
Nonostante il tema del razzismo sia ben trattato, il film strizza l’occhio ai canoni non scritti dettati dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences (aka la giuria degli Oscar) ai quali si adatta con interessanti espedienti ben mascherati nello sviluppo degli eventi, tra cui spicca il concerto finale improvvisato al pianoforte della tavola calda.

CITAZIONE
“Word’s full of lonely people afraid to make the first move”
(“Il mondo è pieno di gente sola che ha paura a fare il primo passo”)

VALUTAZIONE
75/100 

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