Pieno vuoto milanese

di Enzo Varricchio
Siamo qui, a casa di Alda Merini, la casa-museo della poetessa dei Navigli. C’è la sua porta scarnita con scarabocchiati gli ultimi numeri con la biro. Sembra un testamento.

ritratto di Alda Merini in Casa Museo della poetessa, Milano
Si presenta il CAM, il calendario dell’arte moderna Mondadori, la serata è organizzata in concomitanza con la consegna del Premio Fondazione Cea, una nuova realtà al servizio dell’arte contemporanea creata da due coniugi baresi trapiantati a Milano.
E’un ponte tra due mondi non così lontani come sembrano.
La mattina dopo siamo al MUDEC (Museo Delle Culture di Milano), a visitare la prima retrospettiva italiana su Banksi, il vecchio writer di Bristol che ha fatto fortuna; ormai è un’icona pop dell’arte contemporanea dopo la trovata del quadro autodistruttosi all’asta di Sotheby.
E’ il momento di battere il ferro finché è caldo e la macchina del marketing del ribelle più ricco del momento ha lanciato questa mostra che in Italia non poteva che approdare in primis a Milano.
Infatti, le sale del bellissimo museo straripano di visitatori paganti.

A Visual Protest, L’arte di Banksi, MUDEC, Milano
E’ Natale. Si va in giro per le fantastiche vetrine a Via della Spiga, vere e proprie opere d’arte. Prezzi a prova di shopping compulsivo e nemici di qualunque portafoglio.
I negozi sono tutti vuoti o quasi. Dentro bei giovanotti (rigorosamente maschi) che attendono in piedi l’arrivo di pochi clienti, reggendo ormai malinconicamente un vassoio con il finger food di benvenuto. Negroni di due metri in giacca e cravatta rigorosamente neri stazionano davanti a porte che non si aprono né chiudono più di tanto.

Negozi a Milano
Pomeriggio a Brera. C’è da sublimare il vuoto dell’effimero con il “Cristo morto” di Mantegna e con la puzza di antico degli ampi corridoi dell’Accademia.

Cristo Morto, Andrea Mantegna, 1475-1478 circa, Pinacoteca di Brera, Milano
Variazioni meneghine: flusso, sfarzo, luccichii, bellezza, desideri insoddisfatti, solitudine, malinconia.
A sera in Galleria, dal Duomo alla Scala e ritorno. Quanto seppe fare la borghesia ottocentesca.
C’è tanta gente da rimpiangere il vuoto, è una catarsi.