La forza dei deboli, la debolezza dei forti
di Canio Trione
economista, console onorario della Repubblica di Lettonia
Tanti anni fa il prezzo di mercato era quel prezzo concretamente praticato che suggellava la soddisfazione del compratore e del venditore. Per mercato si intendeva un luogo grande anche quanto tutto il pianeta nel quale nessuno era tanto forte da poter influenzare il prezzo; cioè nessuno poteva influenzare il comportamento di altri. Un sistema democratico che permise alla società di crescere con piena soddisfazione di tutti.
Come i bambini aspirano a crescere (creandosi dei problemi che oggi non hanno) così anche le imprese mirano a crescere creandosi dei problemi che oggi non hanno. Il vantaggio di essere grandi sta nel fatto che si possono spostare i propri problemi sugli altri.
Se sei più grande puoi avere prezzi diversi, credito diverso, clienti diversi da quelli che hai quando sei piccolo e tutti più vantaggiosi. Così con il passare degli anni si sono formate imprese grandi e grandissime in grado di pagare le merci acquistate quanto vogliono loro e non quanto vuole il mercato inficiando alla radice il concetto detto di prezzo di mercato.
A ben guardare queste imprese riescono a determinare il prezzo della forza lavoro, ad influenzare gli acquirenti con pubblicità invasiva, a scaricare sul prezzo del prodotto in vendita le tasse… in una parola cara agli studiosi a traslare su altri i propri costi ed inefficienze… anche qualche vizietto del capo va a finire nei conti dell’impresa e viene così traslato sulle docili spalle degli ignari azionisti o consumatori. Se sei forte puoi traslare molto, se sei monopolista puoi traslare tutto; più il tu potere è concentrato più puoi traslare. Questa è la regola. Inoltre puoi comperare i favori delle Istituzioni occupate da politici che non attendono altro.
Qualcuno dirà che non è giusto ma quel che più conta sono i fatti: e cioè che si è formato un mondo di forti, un enorme oligopolio nel quale tutti hanno la forza di traslare i propri problemi ad altri i quali o hanno a loro volta tale stessa forza oppure pagano di tasca loro. Alla fine pagano quelli che non possono traslare e cioè i deboli che così si trovano a pagare per tutti.
Chi sono questi sfigati? I consumatori e le piccole imprese. Pochi che pagano per tutti e lo fanno nei modi più imprevedibili: rincaro dei prodotti, riduzione del valore dell’acquistato, manipolazione del consenso, imposizione di condizioni, sotterfugi di tutti tipi…
Politicamente questo significa:
Se i potenti vogliono continuare ad esserlo è necessario che i diseredati siano ricchi;
Nessun indicatore (prezzi di beni e servizi mobili ed immobili, valore delle azioni, obbligazioni, Pil, inflazione,…) risponde a verità;
La maggior parte degli utili delle grandi imprese è estorto e quindi non è dipeso dalla efficienza ma dalla capacità traslativa;
La creazione di ricchezza maggiore è data dalle piccole imprese;
La grande impresa traslatrice è alleata della politica e della burocrazia;
La contrapposizione destra/sinistra deve cedere il passo a quella pagatori/percettori di tasse o, meglio, piccoli/grandi.
È di assoluta evidenza che se le piccole imprese sono concentrate in un posto come accade in Italia (ma anche in molte parti del mondo) questa contrapposizione diviene contrapposizione identitaria.
È altresì evidente che nulla può fermare questo fenomeno che quindi è opportuno che venga gestito con garbo e saggezza consapevoli che sono in gioco i destini di milioni di persone. È infine necessario capire che le politiche monetarie come quelle fiscali non rimangano sorde a questa nuova maniera di interpretare la fisiologia dell’economia.