Umberto Eco

Bompiani, 2014, 618 pagine. (Prima edizione 1980)

L’AUTORE

Il 19 febbraio 2016 un cancro ci ha privato di un illustre docente universitario, di un illuminato studioso, di un lungimirante sociologo, di un brillante scrittore e sopratutto di un grande, grandissimo uomo.

Il nefasto evento non ha avuto la giusta risonanza, tuttavia, non si tratta di irriconoscenza da parte dei posteri, bensì, di un preciso dictat testamentario: “Non autorizzate convegni su di me per i prossimi dieci anni” (https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/22/umberto-eco-la-richiesta-nel-testamento-non-autorizzate-convegni-su-di-me-per-i-prossimi-10-anni/2573197/).

Con “Il nome della Rosa” ha creato un nuovo filone letterario, sbaragliato ogni record di vendita (circa 50 milioni di copie nel mondo) e avvicinato tantissimi nuovi lettori al mondo dei romanzi.

IL ROMANZO

Un monastero benedettino si trasforma nel locus delicti di una serie di morti atroci quanto misteriose.

Un giovane novizio, guidato dal suo maestro Guglielmo da Baskerville, si ritroverà ad assistere a una indagine estremamente complessa che non può non tener conto di sospetti, complotti e intrighi relativi alla politica ecclesiastica tipica del XIV secolo.

Attraverso una caratterizzazione fenomenale dei diversi personaggi, il lettore è trasportato in un mondo affascinante, complesso e colmo di contraddizioni.

CHE COSA CI E’ PIACIUTO

La trama è travolgente, il finale geniale. Ci sono alcuni personaggi secondari che meriterebbero un romanzo da protagonisti.

CHE COSA NON CI E’ PIACIUTO 

Difficile. Quasi impossibile trovare un difetto a questo capolavoro. Forse, in qualche passo, la traslazione dell’uomo contemporaneo nel personaggio medievale è leggermente forzata.

CITAZIONE 

“Anche una guerra santa è una guerra. Per questo forse non dovrebbero esserci guerre sante.”

 

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