di Canio Trione

Economista

 

Al contrario di quello che credono i “grandi economisti” delle Banche Centrali ogni inflazione è diversa dalle altre e quindi ognuna andrebbe trattata differentemente. Quella degli anni venti non ha nulla da spartire con quella della guerra 40-45 che a sua volta non ha nulla in comune con quella degli anni settanta; la quale a sua volta differisce dall’inflazione finanziaria degli anni novanta che a sua volta differisce da quella del primo decennio del nuovo secolo.

L’attuale è stata innescata dalla improvvida azione delle Banche Centrali che hanno creato base monetaria a gogo  nel secondo decennio dell’attuale secolo e ancor peggio l’hanno poi distribuita. L’attuale maldestra azione inversa di stretta monetaria, colpendo scientemente l’economia reale (quella stessa economia reale che NON è stata ricordata e beneficiata dall’espansione monetaria precedente) ha fornito alle imprese la previsione certa di contrazione della domanda e quindi le imprese -specie grandi ma anche quelle medie che hanno costi bancari accresciuti- hanno rallentato le produzioni per non rimanere con eccesso di invenduto. Anche per questa via, non essendoci aumento dell’offerta si getta benzina sul fuoco dell’inflazione.

Così abbiamo la crescita dei costi aziendali energia e credito in testa, nuovi listini prezzi accresciuti, riduzione della domanda e delle produzioni offerte…in una parola l’inflazione non certo da domanda ma anche da costi che quindi si autoalimenta!  

Cosa possono fare le Autorità monetarie? Nulla, perché il loro armamentario teorico e pratico è limitato al costo del danaro e sua quantità; cose che se le tocchi ti suicidi. E questo sta accadendo: cioè l’inflazione si è rivelata insensibile all’azione di contrasto delle Banche Centrali proprio perché queste ultime hanno accresciuto i tassi e ristretto la liquidità.

Negli Usa sembra che stia andando meglio che non da noi, ma il prezzo del petrolio che non accenna a ridursi ci dice che sotto la pochissima cenere il fuoco è pronto a riaccendersi. Possiamo dire che se per Natale l’inflazione non sarà domata vorrà dire che la medicina è sbagliata e quindi non lo sarà più almeno azionando la leva dei tassi.

Nel frattempo la finanza (che è la grande malata) sta perdendo quota. Il suo ammontare totale che è un multiplo dell’economia reale si sta ridimensionando in termini di potere reale di acquisto. Soffrono i piccoli e medi possessori di capitali liquidi e soffrono molto di più i grandissimi finanzieri. Ci si difende come si può ma le cose si stanno mettendo male. E questa non è una cattiva notizia: l’unico modo per fermare le grandi Corporations è farle implodere e questa inflazione è una strada sicura per creare un crack finanziario con i fiocchi!

Morale: serve tenere duro! Questa è una guerra inconsapevole per la supremazia culturale e reale nel mondo tra economia reale e finanza; vincerà la prima, ma tutto cambierà e qualcuno -specie i deboli- soffriranno; può però essere consolante dire che i grandissimi finanzieri e le grandi banche potrebbero uscirne polverizzati a beneficio di tutti e della democrazia.  

 

Pic: Uroboros, L’eterno ritorno dell’uguale, Varricchio & Verrastro 2019

 

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