di Luca Mastropasqua

Docente di filosofia e storia

Sono nato nel 2027, dopo la carestia di sciroppo di mais e la rivolta per la larghezza di banda.

Dopo che la gente ha smesso di risolvere i problemi e si limita a tirare avanti. I miei non hanno superato quel periodo, quindi vivo qui a Columbus in Ohio con mia zia. Nel 2045 Columbus è la città più in espansione della Terra. È dove Halliday e Morrow hanno avviato la Gregarious Game.

Di questi tempi la realtà è una fregatura! Tutti cercano un modo per evadere. Ed ecco perché Halliday era un vero eroe per noi. Ci ha mostrato un posto dove andare senza andare da nessuna parte. […] James Halliday vedeva il futuro, e lo ha costruito! Lui ci ha dato un posto dove andare!

Un posto chiamato OASIS.

Con queste poche ma significative parole si apre la pellicola di fantascienza Ready Player One che, per prima, affronta esplicitamente il tema del metaverso.

Uscito nelle sale nel 2018 e diretto da Steven Spielberg, il film – tratto dal romanzo Player One del 2010 scritto da Ernest Cline – si apre, come molti altri, con uno scenario distopico: una Terra ormai devastata dall’inquinamento e dalla sovrappopolazione.

Ridotto ad un insieme di immense baraccopoli come la città di Columbus, il pianeta non offre più ai suoi abitanti le bellezze e la joie de vivre del passato; e così rifugiarsi in una dimensione alternativa sembra essere l’unica soluzione a un’esistenza ormai priva di significato!

Dai toni più leggeri rispetto al serioso e cupo Matrix (1999), che pure analizza il metaverso anche se in modo decisamente diverso, Ready Player One è da molti punti di vista un’interessante simulazione dello scenario che questa nuova frontiera tecnologica potrebbe riservarci. Senza infatti voler scomodare l’IA (intelligenza artificiale), il risveglio della sua autoconsapevolezza e la sua ribellione al mondo degli uomini di cui ci parla Matrix, la pellicola di Spielberg tratteggia un mondo per certi aspetti meno inquietante ma anche più disarmante per il suo realismo.

La realtà virtuale di OASIS (acronimo di Ontologically Anthropocentric Sensory Immersive Simulation) è, per i personaggi del triste futuro del film, il luogo in cui rifugiarsi per fuggire da una realtà inaccettabile, frutto di guerre e disastri ambientali.

È un gioco che è diventato vita o, forse, è la vita vera!

Ricordando il “velo di Maya” di schopenhaueriana memoria, OASIS si presenta come la sola vita degna di essere vissuta …

Dopotutto provate a mettervi nei panni di Gunter, protagonista del film: se non aveste alcuna prospettiva per il futuro e non vi rimanesse altro che essere degli eroi nel virtuale, cosa scegliereste?

Potreste davvero dire con nonchalance che scegliereste il mondo reale perché è quello vero?

O non tendereste a considerare più reale un metaverso fatto di promesse di gloria e riscatto sociale?

Forse, con gli occhi disperati di un futuro distopico, l’alternativa della realtà virtuale potrebbe essere quantomeno allettante!

Certo, sembra facile rispondere da grandi filosofi, ora che il metaverso non è ancora realtà.

Come per lo schiavo che esce dal mondo fittizio dalla caverna e contempla la luce delle idee – cioè il mondo vero – di cui  Platone ci parla nella Repubblica, ognuno di noi tenderebbe a bollare il metaverso come un luogo in cui trascorrere al massimo qualche ora di relax.

Un buon sostituto della PlayStation e della Kinect!

Vien da chiedersi, però, se proprio l’istintivo quanto acritico rifiuto che ogni innovazione tecnologica suscita alla sua comparsa non sia di per sé un cattivo presagio.

Proprio come il famoso (forse mai esistito!) Ned Ludd, che rifiutò le innovazioni straordinarie della Prima rivoluzione industriale distruggendo un telaio automatico, oggi tanti adulti pensano che denigrare le nuove tecnologie li metta al riparo da potenziali e catastrofiche conseguenze … Se è vero che il luddismo fu un eroico quanto donchisciottesco movimento di rivolta contro il mondo meccanizzato delle macchine  è pur vero che, alla fine, vinse il motto del “the show must go on”.

Così non soltanto la rivoluzione industriale andò avanti, ma l’assenza di un autentico dialogo tra le parti in gioco fu un’occasione mancata!

Se c’è una cosa che la storia ci insegna è che lei  non torna mai sui suoi passi.

Lo aveva affermato anche Karl Marx quando, criticando i cosiddetti “socialisti utopisti”, ricordava loro che non è possibile «far girare all’indietro la ruota della storia».

Per farla breve, non si torna indietro!

Possiamo combattere contro i mulini a vento, ma sappiamo che don Chisciotte finì a gambe all’aria quando ci provò, e il suo improvvisato scudiero, il buon Sancho Panza, dovette ancora una volta aiutarlo a rialzarsi e fargli una ramanzina sull’assurdità dell’impresa.

Allo stesso modo del personaggio di Cervantes, oggi tenere la tecnologia fuori dal campo della riflessione significa quasi pensare o di poterne fare a meno o, peggio, di non esserne influenzati.

Come risolvere la questione, vi chiederete …

Senza una seria riflessione sui nuovi scenari lasceremo ad altri

scegliere cosa fare di questi nuovi e rivoluzionari strumenti;

e mentre ci sarà chi deciderà – e ci guadagnerà -,

la maggior parte ne subirà passivamente le conseguenze

Che ne dite di provare ad immaginare  alcuni di questi futuri scenari?

Chiunque potrà collegarsi a questa realtà virtuale aumentata, andare dal fruttivendolo (ovviamente virtuale!) e acquistare – rigorosamente con carta di credito reale – frutta e verdura che ci verranno puntualmente recapitate a casa; potrà andare in un teatro virtuale e assistere in tempo reale ad uno spettacolo che magari si sta svolgendo a diecimila chilometri di distanza; i teenager potranno avere una nuova generazione di videogame in cui sembrerà reale volare o fare magie (come negli anime giapponesi SwordArt Onlinee GunGale Online); o ancora potremo fare una passeggiata sugli Champs Elysee stando comodamente seduti sul divano di casa nostra.

Le possibilità sono infinite insomma!

Il metaverso sarà la nuova frontiera del cosiddetto onlife, ovvero la commistione ormai già in atto tra vita reale e vita virtuale online.

Esaltante, non vi pare?

Ma a pensarci meglio,  ci attendono, contemporaneamente, scenari di ben altra natura. Immaginate un bambino lasciato troppo tempo da solo in casa (i genitori sono, loro malgrado, lavoratori di un’affollata megalopoli) … ebbene, questo bambino imparerà che il mondo virtuale gli riserva più attenzioni della vita reale quando trascorrerà molte delle sue giornate nel più completo isolamento della propria stanza alla ricerca d’amore tra le allettanti delizie del metaverso!

È chiaro che, come tutti gli strumenti che la storia della tecnica ha prodotto, anche la realtà virtuale aumentata del metaverso richiede riflessione e responsabilità di utilizzo.

E poiché non possiamo bandirlo – e, forse, non dovremmo! -, la cosa migliore da fare  è riflettere sulle grandi possibilità che questa straordinaria tecnologia potrebbe riservarci.

Come spiega il filosofo Cosimo Accoto nel suo libro Il mondo in sintesi (2022) «… col tempo [la filosofia] si è ritirata dal mondo e si è concentrata troppo su di sé. Oggi è tempo di produrre nuovo senso e un nuovo agire perché il mondo è in profonda trasformazione».

Lungi dal tentare una lunga e complessa trattazione filosofica, proviamo ad immaginare rispetto a quali temi la questione del metaverso ci impegnerà  nel trovare soluzioni o risposte. 

L’uomo continuerà a percepire il proprio io allo stesso modo, oppure la possibilità di volare come Superman muterà il concetto di umanità?

L’intercambiabilità continua tra vita reale e virtuale per acquisti, studio, tempo libero e quant’altro stravolgerà il nostro stile di vita?

L’aumento del tempo in cui saremo collegati lederà la socialità o, al contrario, la migliorerà?

Le domande sono tantissime, una più scottante dell’altra.

Forse, riflettere sul metaverso significa in primis riflettere su noi stessi e

 sulla nostra umanità, inevitabilmente destinata a cambiare …

 

Suggerimenti bibliografici

  1. VV., The Onlife Manifesto. Being Human in a Hyperconnected Era, Spirnger Verlag, 2014
  2. Accoto, Mondo in sintesi. Cinque brevi lezioni di filosofia della simulazione, Egea, 2022
  3. Cline, Player One, traduzione di Laura Spini, DeA Planeta, 2017
  4. Platone, Repubblica, Laterza,1999
  5. Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, Newton Compton Editori, 2015

 

Suggerimenti filmografici

  1. Matrix (1999)
  2. SwordArt Online (2012)
  3. GunGale Online (2014)
  4. Ready Player One (2018)
  5. Upload (2020)

 

PH credit: God not good, 2020, Pino Verrastro-Enzo Varricchio

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