mela

 

di Enrico Messina

attore e narratore, autore e regista

enrico messina

 

Che cosa lega un gioco ad uno spettacolo teatrale?

Beh, ci sono un sacco di fili che li legano in una trama fittissima, a cominciare proprio dalla parola gioco

In francese, come in inglese, fare uno spettacolo si dice giocare: jouèr, to play.

In Italiano, ahinoi, entra in campo la finzione e il gioco dell’attore diventa ‘recitare’.

Noi però, più seriamente, preferiamo giocare. Ogni volta che prepariamo uno spettacolo ci mettiamo in gioco, rischiando, esponendoci, andando a fondo nella ricerca del senso e del perché lo stiamo facendo, mettendo a nudo le nostre fragilità, la nostra umanità.

Completamente … in gioco

Proprio come i bambini che, serissimi, quando giocano, lo fanno fino in fondo, credendoci, rischiando, esponendosi, dimenticando il mondo intero. E così accade che giocando diventi difficile, e forse anche non necessario, distinguere la realtà dal gioco; proprio come accade a teatro, quando i confini della realtà vacillano, per fare spazio all’immaginazione.

taraxè

Accade, poi, che quando si finisce uno spettacolo, si abbia subito desiderio di rifarlo.E ancora, ancora … perché quello che prevale è il desiderio di giocare di nuovo.Proprio come avviene con i giochi, quando ci rapiscono e non vorremmo smettere mai!

È da questa intuizione che è nata la proposta a “Progetti per Comunicare” di lavorare insieme ad un progetto editoriale intorno ad Esterina Centovestiti : li abbiamo invitati a vedere lo spettacolo, loro ci hanno chiesto di poter ritornare a vederlo, di rifarlo, e ancora e ancora … e da ‘quell’ancora e ancora’ è nato Taraxè!

Lo spettacolo racconta la storia di una bambina di V elementare alle prese con l’arrivo in classe di Esterina, una nuova compagna che viene emarginata dal gruppo perché è un po’ goffa, parla in modo strano, ha le mani rovinate, e indossa sempre lo stesso vestito

Una storia che tutti conosciamo in qualche modo, perché tutti abbiamo attraversato quell’età fragile e tumultuosa in cui ci si affaccia al mondo e le emozioni si accavallano repentine, e sempre nuovi, improvvisi e incomprensibili perché si affacciano al cuore e alla mente.

tarakè gameUno spettacolo in cui i linguaggi del teatro, corpo, movimento e parola, si fondono completamente, e in cui la storia vive delle immagini e delle emozioni che attraversano l’interprete, delle sue parole, dei suoi movimenti, dei suoni e della musica, della condivisione dello spazio e del tempo della narrazione tra spettatori e attrice: disposti i primi ad ascoltare e accogliere; la seconda a dire e donare.

Entrambi pronti a riconoscersi, in un reciproco movimento emotivo che altro non è se non un jouèr ensemble, un meraviglioso giocare insieme.

 

Per quello si ride e si piange nello spettacolo, perché attrice e spettatori giocano insieme. Tutti indistintamente, grandi e piccoli

Ed ecco allora, proprio da qui, l’intuizione di creare un gioco che, affrontasse il racconto delle emozioni, ma spostando il fuoco dai giocatori agli oggetti che si incontrano nei luoghi del quotidiano, e che, animandosi sulla suggestione di un suono, di una musica o di un’immagine, diventano protagonisti di brevi narrazioni attraverso cui i giocatori devono riuscire a far indovinare agli altri quale emozione l’oggetto sta provando.

Taraxé, in greco vuol dire scompiglio, tumulto … un invito a grandi e piccoli a farsi narratori e ad affidarsi al casuale tirar di dadi per spostarsi da un lato all’altro di un campo da gioco che in fondo altro non è che la vita stessa, in cui un oggetto, un luogo, un suono e un’emozione combinati insieme creano, sempre, una storia: la nostra.

 

Enrico Messina (Armamaxa teatro)
Foggiano dal 1969, è attore e narratore, autore e regista. Dal 2008 è direttore artistico della Residenza teatrale di Armamaxa – Teatro Comunale di Ceglie Messapica e dal 2018 direttore artistico, insieme a Daria Paoletta, di Teatro Madre Festival ad Ostuni e di Terra Rossa Festival di Narrazione della Valle d’Itria. Animatore culturale e creatore di connessioni, ha contribuito a ‘provocare’ la nascita di Teatri Abitati, un progetto rivoluzionario che ha profondamente modificato il tessuto connettivo del teatro nella nostra Regione. Il fuoco del suo lavoro artistico è sempre stato centrato sulla narrazione e su come la narrazione si rapporti al teatro in una costante ricerca di possibile fusione tra la scrittura, il movimento, i linguaggi e gli elementi della messa in scena. Ha avuto la fortuna di viaggiare molto e incontrare compagni di viaggio che nell’accompagnarlo, chi per un tratto più breve, chi per uno più lungo, gli hanno insegnato molto. Gli spettacoli che ha scritto e diretto sono sempre stati mossi da un’urgenza profonda: perché non basta avere una buona storia, ci vuole un buon motivo per raccontarla. Tra i suoi lavori in scena quelli che ha amato di più sono stati Orlando furiosamente Solo Rotolando e Braccianti La Memoria che Resta. Negli ultimi anni ha preferito da un lato ‘prendersi cura’ del Teatro di Ceglie, e dei Festival Teatro Madre e Terra Rossa, e dall’altrostare ‘fuori’ dal palco per dedicarsi alla regia. Sono nati così lavori preziosi come Icaro Caduto con Gaetano Colella (2018), MetamorfosiIndistinto Racconto (con Daria e Gaetano oltre a lui in scena, 2019), Armando lettere (R)esistenti con Enrico Vezzelli (2020), Esterina Centovestiti con Daria Paoletta (2021), e La Felicità di Emma con Rita Pelusio (2022).

 

 

 

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