Caso Tercas: chi rimborsa gli azionisti della popolare di Bari?

di Canio Trione
La Commissione europea ha torto nell’aver danneggiato la Banca di Bari
Nel caso Tercas -da cui è originata la tragedia della Banca Popolare di Bari- il comportamento della banca in questione e della Banca d’Italia è stato corretto. Questa è stata, inoltre, la parola finale sulla vicenda scritta dalla Corte di Giustizia della Unione Europea.
Tutta la questione, quindi, originata dalla decisione della Commissione europea contro il prestito del “Fondo Interbancario per la tutela dei depositi” (FITD) di 295 milioni è stato riconosciuto essere un “errore” della Commissione.
A parte il fatto che un errore così, effettuato da una Istituzione così, sembra impossibile se vogliamo credere e far credere che l’Europa sia fatta da persone competenti e probe.
A parte la considerazione per la quale, se mai è possibile anche per il futuro uno svarione di questa portata, qualcuno dei sovranisti nostrani potrebbe avere ragione nel dire che se si stratta di sbagliare possiamo fare anche da soli; ma a parte tutto ciò, la concretezza di noi pugliesi ci impone una domanda: chi paga?
Noi siamo avvezzi a processi finiti nel nulla dopo aver rovinato imprenditori e lavoratori e quindi ci chiediamo come gli azionisti, dopo aver perso tutti i propri risparmi, potranno adesso essere indennizzati dalla Commissione Europea.
Non vogliamo credere che la Commissione non si prodighi nel restituire agli azionisti e non all’attuale banca quanto loro hanno perso. Non è credibile che l’attuale compagine societaria si veda riconoscere il risarcimento di un danno che ha prodotto l’azzeramento del valore del risparmio di altri e cioè dei vecchi soci.
Ma questi ultimi da chi vengono rappresentati?
Le Associazioni dei consumatori sono troppo piccole e prive di mezzi di fronte ad una questione di questa portata.
I partiti si limitano a gran giri di parole vittime di una incompetenza abissale.
Ancor peggio è da dire dei politici comodamente assisi sulle poltrone delle Istituzioni locali -che sono gli unici che possono veramente qualcosa- ma che sembrano più vicini agli scippatori che agli scippati o, al più, silenti.
Non v’è futuro per la nostra economia in mano a questa gente.

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