Il castello errante di Howl: libro & film nello stesso giorno!

 

di Alex Romano
Scrittore

Il castello errante di Howl
Autore: Diana Wynne Jones
Pagine: 245
Prezzo: € 15,00

Vi sarà senz’altro capitato di sentir parlare di un libro, di una serie TV o di un film talmente famosi da lasciar supporre che tutti li conoscano, mentre voi invece ne sapete poco o niente. Di solito, almeno a me capita così, in questi casi si sorride all’interlocutore, si annuisce e poi si cerca di spostare il discorso su qualche altro argomento.

Ebbene, vi confesso che fino a qualche giorno fa io sapevo poco o niente de Il Castello errante di Howl. Certo, lo avevo sentito nominare. Certo, ero a conoscenza del fatto che fosse uno dei migliori film d’animazione dello Studio Ghibli, diretto dal leggendario Hayao Miyazaki. E, certo, immaginavo anche che c’entrasse un castello capace di, ehm, errare in maniera semi-autonoma. Ma poi finiva lì.

Tanto per dire, non sapevo se Howl fosse una persona o un luogo. Non sapevo se il castello in questione errasse per i fatti suoi o se invece seguisse il volere di qualcuno. Non sapevo, soprattutto, che l’opera cinematografica del 2004 riprendesse un libro del 1986.

E che libro! L’ho scoperto per caso, errando anche io, come il castello, tra i suggerimenti di acquisto di Amazon. Inutile dire che non ho resistito, non fosse altro per capire il motivo di tanto clamore. E l’ho capito subito, altroché se l’ho capito.

Il romanzo è una meraviglia. Ne esistono molti di mondi magici, ma pochi hanno le suggestioni, la creatività e il fascino partoriti dalla mente di Diana Wynne Jones. Ho letto Il castello errante di Howl, come si suol dire, tutto d’un fiato, errando (ehm…) di pagina in pagina in cerca di risposte a una storia che si sviluppa in maniera delicata, ma al tempo stesso incalzante.

È davvero difficile non lasciarsi trascinare nel chiasso festante del Calendimaggio, o nei meandri del castello semovente, prodigio della magia più che della tecnica. Ed è altrettanto difficile non affezionarsi a personaggi tanto ben scritti quanto umani, anche se talvolta umani non lo sono affatto (un nome su tutti, il demone del fuoco Calcifer).

Finito con grande soddisfazione il romanzo, mi sono subito fiondato su Netflix per guardare l’adattamento anime dello Studio Ghibli. Nell’opera audiovisiva resta il tema centrale, il misterioso castello, all’interno del quale si producono magie artigianali, fatte in casa, con l’obiettivo di risolvere i patimenti delle persone: un tema che calza a pennello a Miyazaki, che già in I sospiri del mio cuore aveva voluto esaltare l’importanza dell’artigianato, modificando a tal fine il mestiere di uno dei protagonisti presi dal manga a cui si era ispirato.

Fresco di lettura, ho comunque notato senza sforzo le importanti differenze di trama apportate da Studio Ghibli in Il Castello errante di Howl, i passaggi completamente eliminati, le significative addizioni. Ma, attenzione, questa non è una critica al film. Disegni, ambientazioni, dialoghi: è (quasi) tutto molto bello. È solo che il libro, come spesso accade, è ancora meglio. Vive in una dimensione più ingenua, meno drammatica. Ma, al tempo stesso, vive di situazioni più articolate, meno mono-direzionali.

È soprattutto l’ironia dell’autrice – chiave delle peripezie che vedono la giovane Sophie Hatter subire il maleficio di una strega e ritrovarsi, invecchiata, a bordo del castello del mago Howl – a fare da collante a un contesto narrativo in cui quasi nulla è solo ciò che appare.

La magia del libro è una magia fiabesca, onirica, divertente, che poco ha a che fare con la guerra introdotta dal film. È un tipo di magia che ben si adatta, invece, a un personaggio rocambolesco e teatrale come il mago Howl. Sì, anche qui ci sono i cattivi e anche qui c’è un conflitto di fondo. Ma rispetto al film e ai tormenti della guerra di cui Miyazaki vuole parlarci, nel libro emerge una dimensione più quieta, che lascia spazio e intimità alla costruzione dei rapporti tra i personaggi, trovatisi quasi per caso ad abbracciare un destino comune e ad opporsi alla Strega delle Terre Desolate.

I viaggi tra mondi e realtà diverse, nel libro, sono meno angoscianti e più scanzonati. Il fardello della guerra lascia il posto alla scoperta del fantastico e, soprattutto, del mistero che Howl sembra voler celare agli altri, il quale giungerà lentamente a inattese rivelazioni.

L’insieme di questi elementi, al netto di un ritmo che potrebbe talvolta scoraggiare i lettori meno pazienti, rende Il castello errante di Howl un libro piacevole: un’ottima lettura sia per chi ha amato il film, sia per chi vuole lasciarsi sorprendere da un nuovo universo magico.

La cosa migliore? Che è il primo di una trilogia. E sì, questo significa che avrete molto di cui parlare, la prossima volta che vi nomineranno Il castello errante di Howl.

 

COSA CI È PIACIUTO:

  • (Libro) Personaggi intriganti e una narrazione ricca di inventiva e mistero
  • (Film) Disegni eccezionali e magia Ghibli

 

COSA NON CI È PIACIUTO:

  • (Libro) Alcuni passaggi un po’ “lenti”
  • (Film) Snatura il personaggio di Howl

 

CITAZIONE

“Cadde in un sonno profondo, col vago sospetto di essere stata ammaliata, ma non le importava: presto sarebbe tornata libera dal maleficio”

 

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