di Samanta Leila Macchiarola

Di informazioni  inventate, ingannevoli o distorte la storia non solo attuale ma anche passata si è spesso nutrita. Approfittando del limitato senso critico o, molto più semplicemente dell’ignoranza umana, false notizie circolano ed hanno circolato  con il deliberato intento di creare scandalo o di disinformare. Se tradizionalmente è spettato ai grandi media, ovvero televisioni e testate giornalistiche veicolare le fake news, l’avvento di Internet e la democrazia digitale, hanno amplificato in maniera esponenziale questa possibilità.

Eppure contenuti falsi, volutamente manipolati per scopi ben precisi, di propaganda, profitto o influenza politica, hanno spesso avuto la meglio anche in epoche lontane…

È stato solo grazie al rifiuto di accettare senza verificare, di accogliere senza discutere che alcune menti critiche, inclini alla ricerca e alla verifica personale, hanno saputo mettere in discussione e smentire notizie la cui attendibilità era ritenuta sicura e indubitabile.

Audacia intellettuale e indipendenza di pensiero sono state le risorse di chi, a differenza dell’Ulisse dantesco, destinato ad un’inevitabile sconfitta per aver osato sfidare “…l’alto mare aperto…”, ha scelto di andare al di là dei confini segnati dalle conoscenze del proprio tempo.

Solo qualche esempio per chiarirci il concetto.

Tutta la civiltà medievale aveva creduto alla così detta “Donazione di Costantino”, un documento in cui l’imperatore, dopo aver dichiarato il cristianesimo religione di stato,  lasciava Roma a Papa Silvestro I, legittimando giuridicamente il potere temporale della Chiesa. Ebbene, fu Lorenzo Valla, umanista e filologo, a smentire clamorosamente la veridicità di ciò che era stato considerato per secoli un dato storico. Nel 1440, mettendo a frutto gli studi di retorica e di filologia grazie ai quali aveva approfondito il metodo dell’analisi accurata  e minuta del singolo vocabolo, osò sfidare la tradizione secolare e l’autorità della Chiesa, pur di ristabilire la verità. In sintesi, nell’opuscolo De falso credita et emendita Constantini donatione (Il discorso sulla falsa e menzognera donazione di Costantino), l’insigne studioso dimostrò che quel documento non poteva essere stato redatto nel IV sec. d.C.  e che, pertanto, si trattava di un falso medievale.

E che dire di Leonardo, uno dei più acuti interpreti dello spirito critico, che preferì trarre le sue conclusioni  più “dalla sperienza, che da’altrui parola”?

Mettendo in discussione, grazie al metodo scientifico, quanto la pseudo scienza medievale, basata sui libri e sulla tradizione, aveva sancito, cominciò a verificare personalmente e a studiare l’anatomia del corpo umano, i fenomeni naturali e le leggi fisiche, alla ricerca di spiegazioni e della verità.

 

Tuttavia la donazione di Costantino non è la bufala più antica della storia. Ce lo ricorda Luciano Canfora ne “La storia falsa” ( Rizzoli, 2008) a proposito di una lettera falsamente attribuita al reggente spartano Pausania. Costui, che nel 479 a. C. aveva sgominato nei pressi di Platea i Persiani inviati da Serse, avrebbe tradito, inviando la lettera in questione, la Grecia e il suo popolo. Rivolgendosi a Serse in persona gli furono attribuite queste parole…

Ti restituisco questi prigionieri catturati in battaglia e ti propongo, se piace anche a te, di sposare tua figlia e di sottomettere al tuo potere Sparta e tutta la Grecia

La lettera non finisce qui. Lascio ai più curiosi e agli appassionati di storia antica la possibilità di approfondire l’argomento: sta di fatto che Pausania fu accusato di   tradimento, condannato a morte e murato vivo nel tempio in cui aveva trovato rifugio, in quanto luogo sacro.

Senza essere toccato, di lì a poco, morì di fame e di sete.

Per un messaggio probabilmente falso scritto da altri.

E se già  Erodoto scrive riguardo alla vicenda “…Sempre che sia vero ciò che si dice”, lo stesso Canfora ci fa riflettere su quanto la lettera sia “…in qualunque epoca il genere falsificabile per eccellenza”. A tal proposito, oltre ad indagare su altri esempi di  “storia falsa” ( spaziando dall’antichità fino ai nostri giorni, dalla Cina alla Russia), racconta di una lettera erratamente attribuita a Bruto e smascherata da Cicerone a testimoniare che la fabbrica del falso non conosce soste, sebbene anche il più abile dei falsari possa essere smentito.

Insomma il panorama storico è costellato di “antiche bufale” e, a ben riflettere, queste benedette fake news non sono proprio nate ieri…

Dall’episodio di  Muzio Scevola che lo storico Tito Livio ci descrive nell’atto di mettere la mano destra in un braciere dove ardeva il fuoco dei sacrifici, senza alcun lamento e sopportando le ferite dell’ustione (non era questa una “balla” per glorificare la forza di Roma?), al falso annuncio della morte di Napoleone nel 1814 per meri interessi economici fino alla falsa notizia che legittimò l’invasione della Polonia nel 1939 ( venne, allora, costruita a tavolino la notizia di “atrocità polacche” che sarebbero culminate con l’attacco ad una stazione radio tedesca, mentre, in realtà, l’attacco era stato fatto da SS tedesche che indossavano divise polacche!!!), di verità distorte la storia è piena…

Come in un passato più o meno lontano, anche nel nostro mondo globale, caratterizzato da una continua e incessante rivoluzione tecnologica,  sta a ciascuno di noi, districarsi tra le maglie di Internet, con un atteggiamento sostanzialmente etico e critico .

Costantemente investiti da una rete sempre più fitta di notizie, video, immagini e informazioni, pur riconoscendo l’ eccezionale possibilità di comunicazione e circolazione delle notizie, siamo chiamati a consultare e confrontare più fonti di informazione, a non condividere senza verificare (a partire da questo articolo!), a cercare di correggere velocemente nel caso di diffusione di notizie false, appellandoci sempre al principio della verificabilità.

Nella attuale realtà iperconnessa è questo l’unico atteggiamento mentale con cui possiamo, per il bene nostro e collettivo, evitare la diffusione di false informazioni che, se nella migliore delle ipotesi sono create per guadagnare attenzione, profitto e consenso, possono, non dimentichiamolo, causare panico, ansia e paure.

“La paura alimenta voci infondate. Più l’ansia diventa collettiva, più aumenta la probabilità di voci incontrollate”

1 thought on “Fake News dal passato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Abilita le notifiche per non perderti nessun articolo! Abilita Non abilitare