Quando l’intrattenimento si sostituisce al pensiero

 

di Francesco Cosimo Andriulo

Nella società moderna siamo sempre “intrattenuti” e demandiamo ai social network la maggior parte del nostro tempo.

Di recente è stata aggiunta un’opzione su molti smartphone per monitorare l’utilizzo di questi punti di incontro virtuali, nonché, il tempo passato a saltare da un post all’altro.

Il tutto per permettere agli utenti di diventare consapevoli del tempo sprecato.

Tendenzialmente, la critica del mondo mediatico tradizionale si concentra sul descrivere i giovani o i giovanissimi come individui schiavi dei propri dispositivi digitali, vittime di losche figure spesso indentificate con il termine “influencer”.

Tale neologismo è stato coniato per identificare coloro che posseggono profili online molto seguiti e in grado di influenzare masse di persone pari, a volte, a milioni.

Il vizio però sta nell’affermare, in mala fede, che il mondo mediatico tradizionale sia del tutto estraneo alla manipolazione dell’informazione.

I giornali e soprattutto la televisione hanno più volte avuto atteggiamenti ambigui nei confronti di internet, come se fossero gli ultimi garanti al mondo

di una professione che ormai si sta deviando: è un’ovvia menzogna.

Tuttavia, come esistono giornalisti e presentatori più o meno nobili, esistono personaggi sul web più o meno validi, in quanto ciò che accomuna tutte queste professioni è che sono svolte da uomini e gli uomini si comportano in modo diverso.

L’astio che le generazioni predigitali mostrano verso i giovani famosi merita di essere contestualizzato caso per caso, in quanto non tutti coloro che governano le vette della popolarità online sono persone vuote e insignificanti umanamente.

E’ probabile non condividere il contenuto che personaggi come Fabio Rovazzi o Chiara Ferragni pubblicano sui social, ma non vi è alcun dubbio che siano persone estremamente qualificate nello svolgere il proprio lavoro.

Fabio Rovazzi oltre che essere un “influencer” è un ottimo progettista di videoclip ad altissimo budget e ha grandi capacità, dimostrate con fatti concreti e numeri.

Chiara Ferragni, invece, è un’astuta imprenditrice di se stessa e ha creato un impero milionario in pochi anni, facendo quello che moltissime ragazze vorrebbero: indossare capi alla moda e permettere la vendita diretta degli stessi su instagram – in questo è stata una delle pioniere.

Non tutti i personaggi sono educativi, però esistono canali divulgativi su YouTube che svolgono un lavoro straordinario, informando migliaia di curiosi.

Criticare con furia distruttiva ogni giovane che porta contenuti online è sterile, perché impedire a qualcuno di esprimere un’idea, seppur apparentemente voluttuosa o poco educativa è una pericolosa forma di censura.

Il problema di internet non è l’offerta di voci poco educative, ma l’assenza di domanda di contenuti più elevati.

Il dibattito che ne può scaturire è piuttosto complesso, ma alla fine internet, per certi versi, ci permette di scegliere il contenuto che vogliamo vedere. Un libero arbitrio digitale.

In realtà, con un efficiente sistema di algoritmi, influenza le nostre scelte, senza, però, imporle ineluttabilmente.

Si può opporre resistenza, ma con fatica.

Un po’ come un pesce che deve vincere la corrente del fiume.

I social network sono pur sempre macchine da business, che lucrano sulla nostra permanenza e sui dati che forniamo, sicché, il loro scopo primario è quello di far permanere il più possibile e con maggior frequenza le persone sulle loro schermate virtuali.

Il pericolo reale è che spesso ci rifugiamo nella sicurezza che internet ci dona, contrastabile esclusivamente con l’antibiotico della nostra attenzione.

I social network sono apparentemente gratuiti, ma senza rendercene conto, li paghiamo continuamente col nostro tempo – l’unico bene realmente infungibile che possediamo –

Come Seneca afferma nella sua lettera a Lucilio “solo il tempo è nostro” e ogni forma di rinuncia ad esso è una privazione della nostra più intima libertà umana e intellettuale.

In conclusione, l’uomo non è più al passo col tempo perché ha scelto di subirlo anziché governarlo e riconoscere questa involuzione è il primo passo per evitare che l’intrattenimento si sostituisca al nostro pensiero, così da essere critici e non automi.

 

 

3 thoughts on “Quando l’intrattenimento si sostituisce al pensiero

  1. nel 2020 questa è la realtà, la stessa realtà che ci fa nascondere dietro uno schermo e ridurre sempre di più i contatti umani!

  2. Ciao intravedo le potenzialità per poter diventare un giornalista professionista. Hai una grande proprietà di linguaggio, senso critico verso la realtà che non subisci e che osservi acutamente senza omologarsi.Indubbiamente sai dissertare e ben argomentare le tue idee. Complimenti. Con grande stima. Letizia

  3. Ciao. Mi complimento per la grande capacita di dissertare e argomentare con grande senso critico verso la realtà che non subisci e non ti vede omologato ad essa. Hai una grande ricchezza dentro sicuramente frutto di introspezione e riflessione profonda. Puoi osare qualsiasi cosa nella vita perché hai gli strumenti giusti persaperla affrontare. Hai grandi potenzialità come giornalista professionista e anche in altri campi. Ti auguro di far crescere questi talenti e di farli fruttare.

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