Dionigi il Piccolo, cronologo del Cristianesimo, colloca  la nascita di Gesù nell’anno 753mo dalla fondazione di Roma (6-7 avanti Cristo), nel periodo  astrale del solstizio d’inverno, facendola coincidere con la festa pagana del sole nascente, il Dies Natalis Solis invicti, introdotta dall’imperatore Aureliano (nota 1) nel III secolo (nota 2).

Nei Vangeli non v’è alcuna indicazione della data di nascita del Figlio di Dio. E’ cosa acquisita che una festa della natività di Gesù Cristo non era conosciuta dai Padri dei primi tre secoli e che nessuna tradizione autorevole fissa il giorno della nascita. Nel terzo secolo si collocava al 6 di gennaio o intorno all’equinozio primaverile (25 e poi 21 marzo). La festa odierna del Natale è di origine romana e veniva celebrata il 25 dicembre nel IV secolo sotto papa Liberio.

Dionigi il Piccolo (V-VI sec. d.C.), cronologo del Cristianesimo

 

I cristiani vollero così sovrapporre e sostituire alla festa pagana del sole vittorioso la festa della nascita del vero sole dell’umanità: il Cristo (nota 1).

Da sempre è in uso a Natale lo scambio di regali, oggi pallida memoria consumistica del primitivo dono apotropaico (nota 2).

L’immaginazione escatologica cristiana, nelle feste natalizie, recepisce simboli e tradizioni precedenti, in particolare della antica religiosità cosmica, che vengono sentite, nei loro aspetti compatibili, come fenomeni di preconizzazione di Gesù. Lo stesso albero di abete, presente nella festa, è l’equivalente dell’albero cosmico (nota 3), che in ogni tradizione rappresenta la manifestazione divina nell’universo. Esso individua lo stesso Cristo, il centro o asse dell’universo. In effetti, fin dall’antico testamento, Gesù era atteso dai profeti come Luce e Sole dell’umanità. Per cui, secondo la mentalità mitico-simbolica vigente nei primi secoli cristiani, la scelta del momento astrologico solstiziale dovette sembrare del tutto legittima. Nel secolo V, tuttavia, papa Leone Magno sentì il bisogno di ricordare che i cristiani non adoravano il Sole ma un dio immanente e trascendente allo stesso tempo. Il Figlio di Dio era egli stesso il Creatore e non doveva essere confuso con una creatura, per quanto straordinaria come il sole. Gesù è il dono più grande di Dio.

Sant’Agostino parlava del Natale come di uno scambio tra l’uomo e Dio, in virtù del quale Dio si è fatto uomo e l’uomo è diventato Dio.

Natale è un punto culminante nell’evoluzione di ogni persona e simboleggia qualcosa che non è ancora avvenuto ma che deve succedere. La parola inglese Christmas  è molto indicativa: significa “fare Cristo”. Natale deve essere l’occasione per far nascere Cristo nella nostra coscienza, ridestare la parte solare, il Sè spirituale. La nascita di Gesù rappresenta il risveglio del nostro centro psicospirituale, l’apertura del nostro cuore.

Per ottenere questa grande trasformazione, occorre che l’io materiale si eclissi e muoia con tutti i suoi vani egoismi, al fine di dar luce a un uomo nuovo, rigenerato dal calore dell’amore.

Il Presepio può essere interpretato secondo il medesimo approccio: è la rappresentazione di un evento che si attende nel nostro spirito, l’annuncio di qualcosa che sta per accadere nel micro e nel macrocosmo. La grotta è un simbolo antichissimo, è l’emblema dell’utero materno. Maria, vestita di blu, rappresenta la polarità femminile (la grazia divina che scende dall’alto); Giuseppe, vestito di rosso, è la polarità maschile (lo sforzo umano che sale dal basso). “Gesù avvolto in bianco e oro raffigura la coscienza spirituale che scaturisce dalle due polarità. L’asino simboleggia l’immagine e l’ego umano, mentre il bue, l’energia sessuale: queste forze non devono essere distrutte, ma impiegate per favorire la nascita e l’espressione della coscienza spirituale” (Peter Roche De Coppens).

 

 

 NOTE:

  1. L’imperatore fece costruire un tempio in onore del sole nel Campo Agrppae, l’attuale Piazza San Silvestro a Roma. Invero, il culto del Sole era arrivato a Roma ben prima di Aureliano. L’astro divino (in greco Helios), epifania del dio che crea e governa il cosmo,  si era già personificato in Apollo e nel dio di origine persiana Mitra. Per il neoplatonismo, il Sole era una delle ipostasi del Dio unico.
  2. E. Varricchio, Il mistero dei doni, Storia delle figure mitiche che portano doni ai fanciulli, ed. Barisera, 1998.
  3. L’albero cosmico viene chiamato Yggdrasil   nella mitologia protogermanica. E’ l’”Albero della vita” dell’Antico Testamento (piantato al centro dell’Eden), il Surat En Nur  descritto dal Corano.

 

 

PH: Hans Memling, L’Adorazione dei Magi, 1470 circa, olio su tavola, cm 95 x 145. Madrid, Museo del Prado

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