Traditore: egoista cosciente
di LaSumma
Avrei tanto voluto scrivere un articolo su questo argomento dotandolo del mio imprescindibile sarcasmo, ma il passato non me lo permette.
Purtroppo la ferita che lascia stenta a rimarginarsi, anche dopo anni, poiché ciò che segue il tradimento, già ex se struggente, è la sua fida compagna: l’amara delusione e, caro lettore, la delusione la provi solo per tua colpa. Perché ti sei fidato.
Il tradimento in se colpisce sempre ciò che fa più male, ciò che uccide, ma non fisicamente.
Il tradimento è la ghigliottina della fiducia, della buona fede, dell’affidamento, dell’amore, della speranza, della gioia, del sorriso, della sincerità, della serenità, della quotidianità, dell’amicizia, dello sguardo, della complicità, del legame, esso decapita tutto dal tronco.
La sensazione che provi al momento della scoperta del tradimento è facilmente paragonabile alla sensazione che prova un uomo che precipita da un grattacielo e si schianta a terra ad altissima velocità e con indicibile violenza. BAAAM.
A rigor di logica dovresti essere morto ma, purtroppo, non lo sei.
Completamente stordito ed in modo del tutto irrazionale cerchi di capire il perchè.
Perchè sono stato tradito?
Perchè lo ha fatto?
Perchè lui?
Perchè lei?
Perchè con lui?
Perchè con lei?
Perchè per lui?
Perchè per lei?
Perchè per loro? Con loro?
Perchè A ME?
Inutili, tanti perchè inutili.
La risposta è solo una: egoismo cosciente.
Non è, infatti, discutibile che il traditore agisca ai fini di un – mero- tornaconto personale, sia esso fisico, economico o di convenienza sociale, ma ciò che risulta ben più grave è l’agire con la -terrorizzante- consapevolezza di far del male all’inerme tradito.
Il traditore è ben presente a se stesso, sbavazzante come chi sa che sta raggiungendo l’obiettivo, quello premeditato, quello che una volta raggiunto, peserà per sempre sulla vita del tradito(re).
Mi rendo conto che sussistano diversi tipi di tradimenti, quello sentimentale, quello dell’amico, quello del collega, quello verso te stesso… il problema è la sua conseguenza, come prima detto, ossia la delusione.
Ho necessità di riprendere le parole di una scrittrice che più di tutti, a parer mio, è riuscita a dare una definizione concreta a questo sentimento: “Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione. Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono”.
La colpa è la tua. Tu hai permesso a te stesso di affidarti, di affezionarti, di fidarti, di amare e di farti amare.
Dinnanzi ad un tradimento, chiediti Tu come ti saresti comportato, se la risposta è “io, no, mai” non abbandonarti alla delusione perché in ogni caso anche tu lo hai permesso legandoti al traditore, pertanto:
IMPARA.
ma se la tua risposta è “forse lo avrei fatto anche io” o “il fine giustifica i mezzi”, bhe… “chi di spada ferisce, di spada perisce”.