Di Sandro Soglia

Per Midge Ure, gli Ultravox erano “una rock band che utilizza i sintetizzatori”.
La critica ha sempre perseguitato gli Ultravox in quanto fuorisciti dall’era post-punk per approdare negli anni Ottanta con un sound più facile e commerciale, il tanto vituperato “pop-romantic” portato in voga soprattutto da Spandau Ballet e Duran Duran.
Gli Ultravox riescono a catturare lo spirito dell’epoca, sintetizzandolo in una nuova formula musicale, creando un sound che farà dell’equilibrio tra sperimentazione elettronica e melodismo crepuscolare la sua chiave di volta.
Sontuosi sintetizzatori, ritmi ossessivi, virtuosismi di violino e tesi assoli di chitarra ne sono i principali ingredienti, come testimonia egregiamente “Vienna”, autentico capolavoro.
Manifesto culturale del disco è “New Europeans”, con una chitarra lacerante accompagnata dal battito ossessivo della batteria elettronica e dai ghirigori astratti delle tastiere, che lasciano spazio nel finale a un magnifico piano.
Meravigliosi i video degli Ultravox, all’insegna di un espressionismo cupo e di un glam decadente, nello stile di Bowie e Roxy Music; in Italia è stato Carlo Massarini, con il meraviglioso programma tv “Mister Fantasy”, a farli conoscere al pubblico.
Epici e decadenti, eleganti e malinconici, gli Ultravox hanno colorato la new wave grazie a un formidabile talento melodico e a composizioni tanto lambiccate quanto emozionanti.
Insieme ai Japan di David Sylvian gli Ultravox ci hanno portato sulle vette più alte del rock elettronico dei “nostri” anni…

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