di Massimiliano Porro

 

“Con ordine, affronta il disordine; con calma, l’irruenza. Questo significa avere il controllo del cuore” (Sun Tzu)

 

Figlio dei tempi dell’era nucleare, partorito nella terra devastata pochi anni prima dall’atomica che seminò distruzione e morte. Un boato, un fungo, due funghi che s’alzavano verso il cielo.

Gigli olio su tela, 81 x 101 cm, 2009.

Fujio Nishida nasce a Kobe nel 1950. Da lì un percorso di studi artistici che lo porta dal Giappone all’Italia in un viaggio non solo di formazione ma di costruzione consapevole di coscienza e conoscenza artistica. Un tracciato di linee, colori, segni e disegni che si uniscono come un mantra sussurrando tacitamente parole di pace, calma e tranquillità. Un’arte che conduce il fruitore alle soglie dell’infinito. Un tuffo nel silenzio e nella quiete generatisi dopo la tragedia della guerra che, seppur non vissuta personalmente, alberga nel DNA del suo essere umano. Ed ecco che l’artista giapponese con l’acquerello e con l’olio non dipinge solamente ma racconta la poesia delle piccole cose raggiungendo l’intima essenza di ciò che raffigura. Dai paesaggi alla natura morta Fujio Nishida unisce la tradizione orientale a quella occidentale, un ponte lungo migliaia di chilometri per superare ogni barriera senza remore né ornamenti superflui. Si origina un dialogo tra l’occhio e il colore, tra ciò che è e ciò che appare. Un rapporto con Madre Natura che si sprigiona in frutti e fiori dipinti con delicatezza, sfiorandone la superficie quasi a non volerne rovinare la solenne bellezza.

Gomitoli nelle scatole, olio su tela, 74 x 92 cm, 2005.

Le stoffe, le scatole come scrigni di quotidianità casalinga, i gomitoli che uno accanto all’altro si adagiano esprimendo la soffice materia di cui sono fatti. Ogni elemento è collocato dall’abile mano sulla tela intrecciando trame fitte di evocazioni che dal passato si svelano nel presente.

Emerge la volontà di ricercare in ogni pennellata un gioco di sottili equilibri: attimi sospesi in una luce che ricopre come un velo i soggetti immortalati.

Foglie cadute, 2011, olio su tela, cm 98×393 trittico

Una pittura di rara sensibilità quella di Nishida: ogni suo quadro è un istante che si dischiude come una conchiglia per mostrare la perla rara contenuta e concedendole di entrare a far parte della nostra realtà giornaliera. L’ikigai (生き甲斐) è l’equivalente giapponese di espressioni italiane quali “ragione di vita”, “ragion d’essere”. E l’ikigai del pittore del Sol Levante è immerso in ciò che imprime nei suoi lavori. Una produzione vastissima da scoprire e riscoprire ogni volta accompagnati dall’invito di bussare tacitamente alla sua porta.

Fujio Nishida, nato a Kobe nel 1950, studia prima all’Università d’arte di Kanazawa e poi all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Numerosissime le sue mostre, sia personali che collettive, in Italia e in Giappone. Tra le ultime personali italiane ricordiamo quelle allo Studio F.22 di Palazzolo sull’Oglio (2007) e a Villa di Donato a Napoli (2007). Nel 2010 pubblica Fujio Nishida. Opere 1980-2010, un’importante monografia – accompagnata da un testo di Stefano Crespi – che riassume trent’anni della sua attività artistica. Oggi vive in Italia, in provincia di Como.

 

 

1 thought on “La quiete dopo la tempesta

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