di Canio Trione
Se pensi di essere in una nazione unica è normale ed è generalmente accettato che uno di Milano venga ad estrarre il petrolio a Ferrandina o installi un impianto fotovoltaico a Candela perché le tasse poi verranno pagate da quel milanese all’Italia unica ed unita che provvederà a fare le strade a Ferrandina e a Candela. Se però ti accorgi che le infrastrutture non si realizzano mai, un po’ ti arrabbi. Si dice che ci sono “due Italie” ma la Pubblica Amministrazione è una è ha sempre preferito una parte e non l’altra. Lo stesso per il sistema del credito, ecc. ecc. ma la prassi di prendersi il petrolio o altro e portar via il profitto per pagare le tasse da un’altra parte, non è il sistema delle potenze coloniali?
I contadini di Rutigliano producono da sempre uva da tavola che pensano –ingenuamente- di avere il diritto di vendere. Invece no, la grande distribuzione (che non è di Rutigliano ma prevalentemente nordica o estera) ricorda ai contadini che di diritti non ne hanno neanche uno e quindi se vogliono vendere uva devono produrre quella che gli acquirenti vogliono commerciare, poi deve essere perfetta e deve essere e pronta il giorno che gli serve; ma sempre a prezzi da sopravvivenza stentata. Ma, di nuovo, il sistema di prendersi le materie prime da commerciare, portar via il profitto e pagare le tasse da un’altra parte non è il sistema delle potenze coloniali?
Il punto della economia italiana è questo: si arraffa da tutte le parti e non si retrocede nulla o pochissimo.
L’idea balzana della autonomia differenziata recentemente approdata in un provvedimento invero interlocutorio, ha il torto enorme di sollevare la questione che per i nordici sarebbe stato meglio rimandare sine die. I sostenitori di questa sortita con zelo degno di altre questioni ben più serie dicono che non cambia nulla e quindi dobbiamo stare zitti come sempre; ma se non cambia nulla non si capisce come mai ci tengono così tanto! i meridionali che non si sono mai sentiti trattati alla stessa stregua degli altri, si risvegliano dal secolare torpore e dicono: tutto quello che avevamo, dalle banche all’oro, dal petrolio al vento, dalle tasse spese altrove ai risparmi investiti al nord, dai nostri figli emigrati al nostro genio sfruttato dalle imprese del nord, e che adesso non abbiamo più, quando lo riavremo? e se non lo dobbiamo riavere più perché dobbiamo continuare a dissanguarci per voi? La questione settentrionale che i nordici accampano per chiedere ulteriore sforzo (a loro favore) al resto d’Italia non dimostra oltre ogni dubbio il fallimento del loro sistema inquinante, un po’ predatorio, ingiusto e quindi sostanzialmente stupido che il sud non intende copiare? Perché il sud deve continuare a foraggiare un nord che non si regge? Questo retropensiero meridionale è molto più diffuso e radicato di quanto non si creda e fino a che la questione nord-sud non viene sollevata rimane silente; si sa, il can che dorme è meglio non svegliarlo; ma adesso s’è svegliato. Il nord vuole l’Europa? vuole la guerra contro la Russia? non vuole usare il contante? vuole vivere di finanza? vuole inquinare e lagnarsi di farlo? vuol fare i debiti buoni? lo faccia liberamente vorrà dire che ce ne andremo da queste belle cose che hanno escogitato e che hanno prodotto la “questione settentrionale”. Noi il nostro aiuto al resto del paese lo abbiamo dato, per quasi due secoli, forse abbiamo sbagliato per eccesso di arrendevolezza; ma adesso basta!
In questa situazione i politicanti del sud riescono come sempre a complicare ulteriormente le cose: hanno fatto in modo da far sembrare che la sinistra -convertita ormai da molto al mondialismo più scriteriato- sia meridionalista, mentre la destra -accusata di sovranismo e identitarismo- sia anti meridionalista e quindi settentrionalista/mondialista. Ne esce la immagine del sud che vuole lasciare tutto com’è quasi sia soddisfatto della attuale situazione che invece è inaccettabile e di cui certamente la sinistra ha una grave responsabilità; sembra che ci riempiano di soldi e che quindi temiamo di perderli. In realtà sono loro, i politicanti del sud che evidentemente vogliono continuare ad essere i percettori di trasferimenti che temono di perdere.
Insomma come al solito si è creato un guazzabuglio infinito che quasi in automatico divide i meridionali e unisce il nord. Se poi ci metti il fatto che la politica non brilla per perspicacia e quindi non sa come creare ricchezza si capisce che il sud non ha ancora una sua identità politica su cui poggiare le politiche future…nonostante i mille partiti meridionalisti.

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