di Samanta Leila Macchiarola

In questo momento, particolarmente sentito, di emergenza climatica in cui  gli ambientalisti fanno sentire la loro voce sui temi della responsabilità, dell’impoverimento dell’ecosistema e della capacità dell’uomo di trovare delle soluzioni possibili, vorrei segnalare come una problematica dello stesso tipo, per quanto con risvolti completamente diversi, stia da tempo investendo la nostra lingua. Vi chiederete a cosa mi stia riferendo.

Ebbene, al save the world degli ecologisti fa eco il save the words dei linguisti e degli esperti che tentano, appunto, di salvare le parole che stanno scomparendo. Non è forse vero che esiste anche una biodiversità lessicale, senza la quale finiremmo per comunicare in modo sempre più banale, improprio, inefficace affidandoci a parole passepartout come carino, bello, brutto?

Invitate  un giovane ad esprimere un’emozione, un pensiero o soltanto, se siete un’insegnante, a parlarvi dell’ultimo argomento studiato. Non prediligo le generalizzazioni, ma penso che concorderete con chi scrive, che è sempre più frequente constatare una incapacità a trovare le parole giuste, difficoltà che aumenta se chiedi, appunto,  di parlare delle proprie emozioni, dei propri sogni o desideri.

Per quanto  l’italiano non sia a rischio di estinzione, ritengo sia giusto tutelarlo. Sta di fatto che la nostra lingua si sta impoverendo e che un lessico sempre meno vario, l’utilizzo diffuso di forme grammaticalmente errate, la scomparsa di modi e tempi verbali contribuiscono, ahimè, ad un appiattimento culturale e mentale di parlanti e scriventi progressivamente più numerosi e, per di più,  inconsapevoli.

Secondo i linguisti, il problema che gli italiani hanno con l’italiano riguarda, infatti,  un uso sempre più generico della lingua e questo problema lo si riscontra nelle nuove generazioni che non solo non usano più certe parole ma neppure ne conoscono il significato. E se ogni anno entrano nella nostra lingua termini stranieri in sostituzione di quelli “nostrani” ( senza contare i neologismi nati in funzione dei social network) , d’altro canto si assiste ad un uso sempre meno frequente di parole in passato note, usate e amate…parole che ad alcuni, oggi, appaiono paradossalmente nuove.

Sono sicura che ad ognuno dei lettori ne sia venuta in mente una…

Chi usa più, per fare solo qualche esempio, sostantivi come boria,  crogiuolo, ramanzina, crocicchio, garbo, verbi come obnubilare, brulicare, osteggiare, denigrare, aggettivi come ameno, beffardo, taccagno, solerte, insigne?

E che ne dite di oblio? Parola-chiave, guarda caso, del problema in questione…perché proprio l’oblio è il destino di tutte quelle parole che, per dirla con un libro piuttosto recente ( Il dimenticatoio. Dizionario delle parole perdute, Firenze, Franco Cesati editore,2016 ) sono finite, appunto, nel “dimenticatoio”.

E se è vero che ogni lingua parlata, in quanto viva, sia in costante evoluzione e , per questo, anche pronta ad accogliere, cambiare, rinnovarsi, è pur vero che le parole desuete, anche se invecchiano, non perdono il loro fascino.

Proprio per questo dobbiamo tutelarle. Come, mi chiederete?

Usiamole senza vergognarci, insegniamole senza timore, diffondiamole con coraggio, facciamole circolare, arricchiamo il nostro dizionario, cerchiamo sempre la parola più giusta, siamo “lessicalmente” esigenti, leggiamo, leggiamo, leggiamo…

Pensate che la nostra lingua annovera, (scusatemi il termine “annovera”!) circa 160.000 vocaboli, eppure, secondo alcune stime sembrerebbe che una persona madrelingua ne usi nella sua vita tra le 10.000 e le 30.000, oltre 30.000 se si tratta di persone più colte. Insomma, anche con poche parole si può sopravvivere, ma in che modo e con quali rischi non solo per sé ma anche per la lingua stessa?

Sicuramente il possesso di una lingua ricca e varia, oltre a preservare quella biodiversità da cui siamo partiti, è garanzia di una vita altrettanto ricca e piena: come potremmo comunicare e raggiungere ciò che desideriamo se non siamo in grado di trovare la giusta espressione per i nostri pensieri e per le nostre intenzioni? E come potremmo elaborare pensieri elevati ed organizzare ragionamenti convincenti o anche solo interessanti’?

La lingua che usiamo è strumento di realizzazione di noi stessi, è un potente mezzo di affermazione nel mondo. Ed il nostro vocabolario un vero  e proprio tesoro da arricchire, difendere e tutelare: non è un caso se fin dal Medioevo il dizionario sia stato chiamato anche thesaurus.

Un thesaurus con una prerogativa veramente speciale: possiamo spenderlo e condividerlo senza mai ridurlo!

Proprio in virtù di tale consapevolezza,  alcune case editrici sono scese in campo. Nel 2018 la Zanichelli, attraverso la campagna “didattica urbana”,  ha promosso la realizzazione di una serie di graffiti da Torino a Napoli con l’hashtag# laculturasifastrada. I graffiti sono stati realizzati con la tecnica green, una miscela naturale, innocua per l’ambiente, cancellabile con acqua : ad essi è stato affidato il compito di “corroborare il solerte e insigne impegno di chi si oppone alla boria di quanti, anche inconsapevolmente, contribuiscono a denigrare” la bellezza della nostra lingua. Mi scuso con i lettori per il voluto gioco di parole, nient’altro che un pretesto per segnalare le cinque parole a rischio di estinzione che la casa editrice ha voluto promuovere.

Un impegno che prosegue anche  quest’anno con un’altra interessante iniziativa per cui, nell’edizione 2020 del vocabolario Zingarelli, 3126 parole sempre meno usate verranno contrassegnate con un fiorellino. Queste parole, fino al prossimo 2 novembre, saranno portate in tour in alcune città italiane (nell’ordine Milano, Torino, Bologna, Firenze, Bari, Palermo) con l’hashtag #paroledasalvare. Nell’Area Z, “zona a lessico limitato”, a Bari dal 21 al 26 ottobre in piazza Diaz, un’istallazione a forma di un gigantesco Zingarelli aperto, attende i “salvatori” della parola…Ognuno, dopo averne scelta una, potrà condividerla sui social con il suo significato, in alternativa, potrà portarsi via  una cartolina in cui riporterà la parola adottata per poi inserirla in una delle immagini evocative e surreali che ogni giorno la casa editrice pubblica sul suo account di Instagram.

Cos’ altro aggiungere se non…

SAVE THE WORDS!

 

 

1 thought on “Save the words

  1. Riflessione acuta ed…esaltante! Tutti mobilitati alla ri..scoperta delle parole “desuete” , “snobbate ” e …maltrattate

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