di Canio Trione

La guerra è contro il Diritto, cioè contro la stessa Umanità

La tragedia di Gaza ha ormai coinvolto il mondo intero. Anche gli stessi protagonisti del conflitto si sono accorti che stanno esagerando e quindi si rimpallano miserevolmente le responsabilità. Gli uni (gli armati palestinesi) dicono che gli occupanti sparano sugli affamati per non permettere ai loro avversari di apparire ed essere caritatevoli verso i palestinesi affamati, gli altri invece dicono che in realtà sono loro in qualità di occupanti che permettono l’arrivo di aiuti (cioè sono loro quelli “buoni e caritatevoli”) e quindi sono i terroristi ad essere i cattivi che terrorizzano i palestinesi per poter addossare la responsabilità ai nemici. Non serve continuare a elencare le numerose verità/menzogne che si propinano alla opinione pubblica internazionale; forse si riuscirà a salvare il salvabile; certo è che questa barbarie peraltro in rapida diffusione in tutto il mondo, non può non insegnarci qualcosa.

Il Diritto Internazionale va rispettato non per timore di una improbabile pena stabilita da un giudice internazionale super partes da eseguire da parte di una ancora più improbabile autorità mondiale, anch’essa super partes, …ma per interesse preciso di tutti, inclusi i belligeranti. È questo il Diritto Internazionale! quello che a differenza del diritto interno civile e penale non ha una Istituzione sovraordinata che mette le cose a posto ma è il “Diritto di Eguali” e quindi altra cosa!! È interesse di tutti e di ognuno che il diritto umanitario come quello diplomatico come quello pattizio o consuetudinario vengano rispettati puntualmente perché l’alternativa è scegliere la mutua estinzione delle parti. Credere, al contrario, che il proprio interesse possa prevalere sul Diritto Internazionale, è barbarie e fa retrocedere i rapporti internazionali a livelli animaleschi. Il mondo civile -ove possibile- deve prendere le distanze da tali comportamenti e cercare di non farsi invischiare e contaminare da essi. Certe pulsioni belliciste (che emergono anche nel mondo occidentale) che non condannano totalmente questi fatti favoriscono il perpetuarsi di questa barbarie.

Questo punto è essenziale molto più di quanto non sembri: il confronto continuo ormai da decenni di interessi e non di idee all’interno delle Istituzioni che si dicono democratiche, porta allo scontro aperto anche armato, mentre se il confronto fosse di idee l’approccio sarebbe il dialogo e si potrebbero così comporre anche i differenti interessi nascosti dalle diversità di idee. La politica come mediazione tra interessi in competizione tra loro non può non portare prima o poi allo scontro aperto e, se i centri finanziari privati divengono più forti delle Istituzioni, saranno loro a costringere le Istituzioni a scendere in guerra per sostenere i loro interessi. Invece le Istituzioni e più ampiamente la politica deve essere luogo di mediazione collaborativa e non competitiva e quindi la prevalenza di uno non deve comportare la soccombenza di un altro!!!! Quindi non c’è più spazio per tergiversare: la elefantiasi economica va dritto allo scontro bellico anche all’interno dei singoli stati ove necessario anche al fine di ridurre la forza delle Istituzioni prima che queste fermino le mega imprese.

Quindi il ricorso alla guerra (che una volta faceva parte del Diritto Internazionale perchè non se ne sapeva fare a meno ma era regolata da ferree regole) è non solo la sconfitta della diplomazia ma anche del Diritto per aprire la porta alla signoria della forza brutale; cosa ovviamente superata in tutte le culture del mondo.

Il vincitore poi -anche se avrà usato la atomica su popolazioni civili- sarà giustificato dai media con la inevitabilità di tali decisioni! ma non è così. Il confronto armato è mezzo superato di componimento delle controversie e questo è ormai riconosciuto in tutto il mondo civile. I signori della guerra utilizzano popolazioni culturalmente coinvolgibili ed ignare delle conseguenze della guerra per continuare con questa barbarie ma vanno fermati diffondendo la cultura della neutralità bellica fatta di protagonismo dialettico ed ideale che non è vile pacifismo ma coraggio di affrontare anche periodi molto duri per instaurare una più degna convivenza civile ancora lontana dall’essere raggiunta.

lo vogliamo sottolineare con tutta l’enfasi possibile perchè sembra che la opzione bellica su larga scala sia alle porte anche perchè la posta in gioco è la signoria su tutto il Pianeta o la subalternità perenne.

 


FOTO: Shamsia Hassani, street artist afhana

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