Come funziona davvero un’intelligenza artificiale? (E perché non è come nei film)

di Ermes Strippoli
Quando sentiamo parlare di intelligenza artificiale, spesso pensiamo a robot umanoidi, coscienti e super intelligenti, come nei film di fantascienza. Ma la realtà è molto diversa. Oggi, l’AI è una tecnologia potente, ma non ha coscienza, non pensa come un essere umano e non ha emozioni. Allora, che cosa fa davvero?
Quando diciamo che un software è “intelligente”, intendiamo che riesce a svolgere compiti che prima richiedevano un cervello umano, come tradurre una frase, riconoscere un volto o suggerire una canzone. Ma lo fa senza capire davvero il mondo: esegue calcoli, riconosce schemi, impara da esempi.
Tutto parte dai dati. Tantissimi dati. Un’AI “impara” analizzando enormi quantità di informazioni. Per esempio, se le mostriamo milioni di immagini di cani e gatti con l’etichetta giusta, può imparare a distinguere tra i due.
Questa fase si chiama addestramento e avviene con l’aiuto di modelli matematici chiamati reti neurali, ispirati (in modo molto semplificato) al cervello umano. Le reti neurali trovano schemi ricorrenti e creano connessioni che le aiutano a fare previsioni. Ma attenzione: non capiscono perché un gatto è un gatto. Riconoscono solo schemi statistici.
Questa parte si chiama machine learning, cioè “apprendimento automatico”. È come dire: “Invece di spiegare tutto a mano, lascio che l’AI capisca da sola, imparando dai dati”. È per questo che più l’AI è esposta a dati, più diventa brava nel suo compito.
Esistono anche forme più avanzate, come il deep learning, usato ad esempio nei riconoscimenti vocali o nelle AI che scrivono testi (come me). Qui le reti neurali hanno molti strati di calcolo, che permettono di cogliere sfumature più complesse.
Un’intelligenza artificiale non ha intuito, emozioni, buon senso o consapevolezza. Non sa cosa significa “essere felici” o “avere fame”. Se scrive un testo o compone una melodia, lo fa imitando schemi, non perché prova ispirazione. È molto brava a simulare, ma non a capire.
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