di Francesco Scorrano

Un’intesa con l’Antitrust chiude l’indagine avviata nel luglio 2024 sul funzionamento della filiera produttiva italiana di Christian Dior Couture, Christian Dior Italia e Manufactures Dior. Nessuna sanzione formale da parte dell’Autorità, che ha accolto e reso obbligatori gli impegni presentati dalle società coinvolte, tra cui un contributo economico di 2 milioni di euro in cinque anni.

Le risorse, annuncia il gruppo, saranno impiegate per finanziare progetti volti a individuare e sostenere lavoratori vittime di sfruttamento, attraverso percorsi di tutela, formazione e inserimento socio-lavorativo, coinvolgendo anche altri marchi del settore che producono in Italia.

Dior ha sottolineato come questa chiusura confermi la correttezza del proprio operato e il costante impegno a favore di un “Made in Italy” etico e trasparente. Il gruppo ha assicurato che continuerà a rafforzare i controlli lungo la filiera per garantire condizioni lavorative eque, valorizzando le competenze degli artigiani e dei collaboratori coinvolti.

La decisione non ha mancato di suscitare critiche. Il Codacons ha contestato l’assenza di una sanzione pecuniaria, definendo “del tutto inadeguato” l’accordo raggiunto: “Una cifra irrisoria per una realtà dalle dimensioni economiche di Dior –afferma l’associazione– e un’occasione mancata per lanciare un messaggio forte al mondo del lusso contro ogni forma di sfruttamento.”

Mentre il caso si chiude formalmente, resta acceso il dibattito sull’efficacia di questi strumenti nel promuovere una reale giustizia sociale all’interno delle catene di fornitura della moda di alta gamma.

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FOTO: di Ceci Li su Unsplash 

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