di Tommaso Adriano  Galiani

 

Ancora una volta la città di Conversano dimostra d’essere un centro propulsore d’energia culturale, inaugurando una mostra dedicata a Maurits Cornelis Escher
(1898 – 1972), maestro olandese della tecnica incisoria.

Dal 28 marzo le sale del Polo Museale – Castello Conti Acquaviva D’Aragona sono, infatti, divenute spazio espositivo di una scelta coraggiosa perché, di là dai molteplici rimandi iconografici, ampiamente utilizzati negli anni da cinematografia, discografia e pubblicità, capire davvero a fondo un così articolato creatore, non è facile.

 

M. C. Escher. Incontro, 1944.

Utilizzando principalmente la xilografia e la litografia, egli ha dato origine a lavori che si distinguono per rigore tecnico, dettagli minuziosi, per l’uso sapiente del bianco e nero, ma anche per un impiego davvero ardito di teorie matematiche e prospettiche.
Di fatto, Escher può essere considerato, a tutti gli effetti, l’erede di una tradizione che va dal Rinascimento al XX secolo, un genio in grado di unire la prospettiva
rinascimentale, l’illusionismo di Piranesi e le distorsioni spaziali di de Chirico e Dalí.
La sua unicità sta nella capacità di fondere abilmente arte, matematica e percezione, rendendo le sue stampe un vero e proprio ponte tra discipline solo apparentemente distanti nel mondo idealizzato di una creatività priva di regole.
Affascinato da concetti matematici come la tassellatura del piano, i solidi platonici e le imprevedibili superfici non euclidee, Escher è stato in grado di creare illusioni ottiche e trasformazioni sorprendenti. Le sue incisioni illustrano principi di topologia, geometria iperbolica e teoria dei gruppi. Attraverso l’uso di prospettive distorte e di figure paradossali ha anticipato concetti matematici come i grafi impossibili. L’uso della prospettiva centrale e dell’anamorfosi gli ha permesso di sfidare la percezione visiva, generando spazi in cui le regole della fisica sembrano infrante.

No, non serve essere dei geni per poterlo apprezzare, così come non è necessario approfondire gli studi sulla prospettiva aerea e sulla sezione aurea per ammirare
davvero un’opera di Leonardo da Vinci. Non serve essere dei tecnici, degli scienziati perché nei suoi quadri ritroviamo anche l’uomo appassionato di viaggio, l’osservatore attento, il ragazzo che con la famiglia prima e con gli amici in un secondo momento, come un aristocratico dei tempi passati, ha affrontato il suo grand tour fisico ma anche emotivo. Viaggiatore curioso, aperto agli stimoli, il giovane Escher tornerà a casa e userà non solo le pianure della sua Olanda come orizzonte ideale ma ci costruirà sopra geometrici e arroccati paesaggi mediterranei. Osserverà la natura ma,non fermandosi al reale, tramite tassellature e particolari simmetrie sperimenterà la suddivisione regolare di un piano, ispirandosi agli ornamenti islamici dell’Alhambra.
All’interno della narrazione espositiva ne rintracciamo anche il credo religioso, così come il pensiero politico. Egli immagina figure di uomini nudi, bianchi e neri,
emergere dallo stesso intarsio umano, perché destinati a un percorso comune, seppur in un periodo storico in cui si parlava di razza ariana.

“Nulla è come sembra” è il sottotitolo del film The Father, che racconta di un uomo affetto da demenza senile, in cui realtà e abbagli si confondono. La mostra conversanese potrebbe avere la medesima didascalia perché, sebbene Escher non risulti essere esplicitamente influenzato dalla psicoanalisi freudiana, le sue opere evocano tematiche legate anche all’inconscio oltre che alla percezione della realtà. Le costruzioni impossibili e le metamorfosi continue richiamano un mondo onirico e il concetto di paradosso mentale. Rappresentazioni dell’infinito e del ciclo eterno possono suggerire, allo sguardo più colto, un’indagine sull’identità e sulla creazione artistica.

                                                                                    II-48

Tutto ciò non deve spaventare, perché anche per dei bambini la sequenza con cui sono presentate le opere può diventare semplicemente un meraviglioso gioco
visivo capace di stimolare la curiosità, l’immaginazione e il pensiero logico. Nel corso della visita le immagini possono essere esplorate attraverso esperienze ludiche e interattive, tanto che Escher, genio artistico dall’incredibile intuito matematico, può trasformarsi in un “mago” capace di cambiare l’apparente banalità in qualcosa d’incredibile.

Le sue scale infinite possono divenire quelle di Harry Potter e la Pietra Filosofale (2001) ma anche un gioco di percorsi impossibili da seguire con gli occhi
o con un dito; Belvedere può suscitare meraviglia, sfidando le leggi dell’ovvietà.

Relatività (1953)

In fondo, quest’esposizione, organizzata da Arthemisia, in collaborazione con la M.C. Escher Foundation, fino al 28 settembre 2025 ci regala l’occasione d’accettare la limitatezza di un giudizio univoco su ciò che abbiamo innanzi. Costringe un po’ tutti i visitatori a tornare piccoli, inducendoli a ricercare dettagli nascosti e illusioni; persuadendoli ad acquisire come plausibili forme “dell’assurdo”, regalandogli la possibilità di vivere per un po’ al di fuori dell’insipidezza del quotidiano.

 

PH: Polo Museale – Castello Conti Acquaviva D’Aragona, inizio del percorso espositivo

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