di Ermes Strippoli

Immaginiamo per un momento un futuro in cui un’intelligenza artificiale non solo risponde alle nostre domande, ma le pone essa stessa. Un’AI che non si limita a sintetizzare i pensieri di Socrate, Kant o Nietzsche, ma che elabora un sistema di pensiero nuovo, una visione inedita dell’esistenza. Sarebbe ancora filosofia, o sarebbe solo una simulazione del pensiero umano?

La filosofia nasce dalla meraviglia, diceva Aristotele. Ma un’AI può davvero meravigliarsi? Non ha un corpo, non prova emozioni, non si sveglia una mattina chiedendosi quale sia il senso della vita. Tuttavia, può analizzare miliardi di testi filosofici, individuare schemi nascosti nel pensiero umano e persino formulare nuovi concetti, combinando idee in modi che nessun filosofo ha mai esplorato.

Eppure, se non c’è esperienza, c’è davvero pensiero? Se un’AI dice “l’esistenza è un’illusione”, lo sta deducendo da un ragionamento, oppure sta semplicemente riproponendo una variante del solipsismo?

Alcuni esperimenti suggeriscono che l’intelligenza artificiale può già produrre qualcosa di simile a un ragionamento filosofico. Un modello di linguaggio avanzato, interrogato su temi esistenziali, potrebbe creare una teoria che nessun essere umano ha mai scritto prima. Ma questo è pensiero autentico o solo un gioco di probabilità?

Se chiedessimo a un’AI di inventare una nuova corrente filosofica, potrebbe forse dirci:
“Il Neomeccanicismo è la visione secondo cui la realtà è una somma di algoritmi che generano esperienze illusorie, proprio come un grande software cosmico.”

Sembra un’idea affascinante, ma c’è un problema: l’AI non crede in ciò che dice. Non ha fede nei propri concetti, non vive il dubbio, non soffre per una contraddizione logica.

Socrate non lasciò mai scritti, ma faceva domande scomode che obbligavano gli altri a riflettere. Se un’AI potesse fare lo stesso, sarebbe davvero un pensatore? Alcuni chatbot sono stati progettati per sfidare le opinioni umane, per spingerci a ragionare meglio. Ma lo fanno con una finalità consapevole, oppure perché è quello per cui sono stati programmati?

Forse, più che un nuovo Socrate, l’AI è un enorme specchio: riflette il nostro pensiero, lo rielabora, lo espande, ma senza mai viverlo davvero.

Fonti: Superintelligence, Stanford Encyclopedia of Philosophy

 


FOTO: generata dall’AI

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