Sale la domanda di titoli di Stato = diminuirne il rendimento

di Canio Trione

Ogni tanto ma -con insistenza degna di ben altri scopi e frequentemente- lo stato emette titoli di debito, vere e proprie cambiali, che i risparmiatori e le banche e le istituzioni finanziarie sono invitate, discretamente, a sottoscrivere cioè a comperare pagandoli con soldi veri.
L’Italia, si sa, è oberata da centinaia di miliardi di euro di debiti e quindi dipende dal flusso di danari forniti dai risparmiatori e dai finanzieri per pagare stipendi e pensioni; e se la domanda di titoli non è alta sale l’interesse che si deve promettere di pagare per convincere l’investitore a dare i suoi soldi.
Accade (come appunto in questi giorni) che quasi sempre la richiesta di questi titoli è molto più elevata dell’offerta. Come mai il Ministero non ne aumenta la quantità offerta? Come mai se l’offerta non cresce non cresce il prezzo e non si riduce il rendimento (l’interesse) offerto? Nessuno lo sa; sono gli arcana imperii dei giorni nostri. Certo, se il prezzo di emissione dei titoli dovesse crescere a seconda della domanda e secondo la legge della domanda e dell’offerta il Ministero potrebbe lucrare un bel guadagno a beneficio di tutti gli italiani; ancora meglio: siccome i titoli non sono come le cicorie che si devono seminare e coltivare per poterle poi raccogliere, ma si creano con un clik, si potrebbero moltiplicare facilmente e quindi così rastrellare più risparmio che serve per la salute dei nostri conti; ancora di più: si potrebbe diminuire l’interesse promesso per selezionare solo i risparmiatori che si accontentano di minor rendimento; si potrebbe inoltre allungare la vita dei titoli per non dover ogni quindici giorni emetterne di nuovi…tutte cose logiche e semplici che sfuggono ai super tecnici del Ministero e delle banche. Come mai? Queste cose si potrebbero fare con grande beneficio dei nostri conti pubblici e senza costi… pure, da sempre, non solo non lo si è fatto ma si è perfezionato questo sistema che oggi si usa nel quale una sola cosa è certa: il beneficio per la/le banche che intervengono nell’asta di vendita di quei titoli.
La vulgata è spietata nel dire la verità: errare può accadere, è umano, ma insistere nell’errore – sapendolo (come nel nostro caso)- nasconde un interesse, è cioè diabolico.
Non vogliamo entrare nel merito dei dettagli tecnici ma conviene dire ai politici preposti a questo settore e che non sembrano molto pratici di questi temi: è tempo di cambiare tutto!

FOTO: Autostrade, Enzo Varricchio, 2024

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