di Canio Trione

Il nuovo Vangelo
È particolarmente significativo che la dottrina del “nucleare è buono” è propinata spesso da esponenti della destra come della sinistra anche adesso che ri-sorge la questione delle scorie.
È la sindrome della “efficienza” che fa rima con “tecnologia”.
Quando si hanno ambizioni troppo grandi per le proprie forze e per quelle della natura è forte la tentazione di forzare le leggi naturali usando la tecnologia.
È più di un secolo che questa moda si è imposta e abbiamo raggiunto vette impensabili nei secoli precedenti, ma i dubbi sulla sua validità crescono in tutti, specie in quelli che maggiormente ne godono i vantaggi: gli svantaggi, a cominciare da quelli ambientali che tutti subiscono, appaiono spesso di gran lunga maggiori dei vantaggi ottenuti dai pochi.
La politica è chiamata a dire la sua sul nostro futuro ed è in grandi ambasce nel dilemma se continuare a coltivare nuove tecnologie oppure cosa? Per esempio il caso dell’automotive in caduta libera è proprio il simbolo di questa crisi: un settore fatto di tecnologia -che ne è il suo punto forte- che inciampa proprio sul fallimento macroscopico della nuova tecnologia elettrica.
Ma la questione più grave delle alte tecnologie è che presentano il difetto -tra gli altri numerosi- che è lo stesso del loro punto di forza: producono disoccupati perché vogliono produrre disoccupati, Intelligenza Artificiale in testa.
E, nella nostra società già piena di esclusi ed emarginati, non è esecrabile questo obiettivo; ma è comunemente accettato e desiderato; anche dal sindacato. Idea suicida. Così il futuro della società ed economia reale tende a spostarsi sulle imprese artigiane e manifatturiere e in genere ad alta intensità di lavoro; cioè le PMI e l’autoimpiego; mentre la finanza e la tecnologia stanno da un’altra parte.
Così si introduce la questione della tecnologia nucleare dominata dalla grande impresa. “Il nucleare ormai è sicuro e pulito e non produce scorie; sono sicure” dicono i tecnici! come peraltro dicevano ai tempi della edificazione di Fukushima e di Cernobyl.
Ma ormai nessun sano di mente crede più a questi nuovi profeti. Altri allettano l’opinione pubblica dicendo che serve energia “pulita” a poco prezzo e che il nucleare può farlo; ma, ammesso che questa cosa sia vera -e non lo è-, il buon senso antico della gente comune si chiede cosa accadrebbe se l’energia costasse pochissimo cioè se la sua produzione fosse molto più efficiente e permettesse di comperarla a pochissimi soldi: avremmo consumismo sfrenato, sprechi di ogni genere, assalto alle risorse naturali miniere in testa, prosciugamento di laghi e sorgenti per fornire maggiori quantità di acqua alle persone e alle imprese, robotizzazione delle imprese a scapito della occupazione, rifiuti e consumismo a gogo a spese dell’ambiente con conseguenze non valutabili.
Come mai i grandi pensatori della politica odierna non si accorgono della fesseria macroscopica rappresentata dall’efficientismo portato alla esasperazione?
Come mai l’efficientismo è divenuta una parola incontestabile e incontestata come una volta lo erano i Vangeli?
Nessuno si è accorto che la crescita quantitativa delle produzioni e dei consumi così necessaria all’epoca della società del bisogno ormai si è rivelata insostenibile? Efficientismo è o no una faccia di quella medaglia fatta anche di competizione e accentramento del potere e della ricchezza? Una ubriacatura generale che porta qualcuno a fantasticare percorsi intesi a creare un mondo dove pochissimi lavorano e la maggioranza consuma a crepapelle alle spalle di quei pochi lavoratori.
Il tutto naturalmente senza considerazione dei tanti Sud del mondo che rimangono fuori dal banchetto riservato ai possessori delle tecnologie.
Ecco perché la questione del nucleare -che è talmente fuori da ogni ragionevolezza che non andrebbe neanche commentata- è centrale nel dibattito politico e culturale sul nostro comune futuro.
Ecco perché il pensiero umanistico è chiamato a creare dal nulla e contro ogni apparente evidenza un modello di vita e società ed economia che è quello di sempre e che è quello che ci può salvare come può salvare la democrazia e l’ambiente, ma che oggi non ha nessun vessillo che lo rappresenta.
Ecco perché è grande la pericolosità -per il futuro di tutti noi- delle grandi imprese che spingono -come sempre hanno fatto- influenzando il pensiero delle masse per una maggiore efficienza dei loro sistemi e dell’intera società, e quindi verso una economia insostenibile facendoci credere che sono loro le uniche che possono renderla sostenibile…con nuova tecnologia che è quella che ha saccheggiato l’ambiente.
Un ginepraio ed un imbroglio non da poco!
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FOTO: di vectorjuice su Freepik

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